IL PUNTO
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9/6/2024
L’Ue è importante oltre sé stessa
Il destino configurazionale dell’Ue e dell’Eurozona non è solo un interesse degli europei, ma anche (ovviamente) delle élite delle nazioni G7 e loro dintorni compatibili, soprattutto, in materia di “safe asset” finanziari globali futuri. In un recente seminario “largo” ho presentato il seguente (macro)scenario previsionale/strategico con orizzonte ventennale, dal 2025, e con una prima tappa verso il 2030.
Dopo le elezioni l’Ue resterà meno di un’unione, ma aumenterà il livello di alleanza su specifici programmi per l’interesse comune del più delle sue nazioni a collaborare per reggere le molteplici sfide geopolitiche, della rivoluzione tecnologica e di reindustrializzazione competitiva. Tale evoluzione colmerà una parte del gap confederale – l’unione monetaria ne implica una fiscale – configurando una Ue sufficiente per la sua compattezza interna, pur incompleta. Ma tale compattazione sufficiente porterà ad un’Europa più convergente, aperta, o divergente, chiusa, verso gli alleati esterni? Risposta: la probabilità maggiore è che l’Ue sarà più convergente perché se sola sarebbe troppo piccola per reggere alle nuove sfide, alla condizione però che l’America dimostri altrettanta convergenza. E ciò è probabile, pur con sussulti contrari temporanei, perché un’America senza Europa non potrebbe mantenere la propria centralità mondiale. Questa ipotesi positiva, tuttavia, non è sufficiente se alla convergenza euroamericana non corrispondessero sia un allargamento del G7, oltre che sua compattazione economica, sia l’inclusione preliminare di altre democrazie e nazioni compatibili. Semplificando, l’obiettivo di una “Grand Strategy” prospettica proposta dalle élite finanziarie ai governi dovrebbe essere: a) completare il reticolo di accordi di libero scambio tra tutte le nazioni G7 mancando quello tra Ue ed Usa e quello tra Ue e Regno Unito entro il 2030; b) includere nel perimetro indiretto del G7 via accordi selettivi di partenariato nazioni come India, Indonesia, Filippine, Brasile ed alcune africane, ecc.; c) includere nel G7 il prima possibile Australia – connessa con un accordo alla Nuova Zelanda – e Corea del Sud. Per inciso, in tale contesto l’Italia dovrebbe prendere un ruolo pilota verso l’Africa in collaborazione con America ed Ue mentre l’America dovrebbe agire con più convergenza bilaterale verso Arabia, Israele e Messico, ecc. La “Grand Strategy” dovrebbe prevedere l’aumento della deterrenza di tutto il blocco democratico, ma anche una capacità di salvazione economica nel caso di possibili implosioni economiche di Russia (possibile) e Cina (non escludibile). La concretizzazione di tale alleanza espansiva delle democrazie richiede la creazione di una metamoneta (credit) basata sulla convergenza di dollaro, euro, yen e sterlina a cui ancorare come “safe asset” sia altre monete sia azioni d’emergenza sia investimenti comuni futurizzanti nonché di contrasto alla povertà. Questa bozza di piano strategico ha il nome di Nova Pax.
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(c) Carlo Pelanda