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Carlo A. Pelanda
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Libero

2011-10-25

25/10/2011

Idioten!

La dottrina di idealismo-nazionalismo economico della Germania è la causa principale dell’effetto contagio che ha messo in difficoltà gli europei, tra cui l’Italia in modo grave. In questi giorni Merkel insiste nell’imporla in sede di negoziato per la stabilizzazione dell’Eurozona e ciò impedisce di trovare soluzioni semplici, chiare ed efficaci. Bisogna mettere Berlino di fronte alle sue responsabilità ed errori. Ma Sarkozy, alla fine, si è dimostrato nei fatti un ascaro dei tedeschi pur petit Napoleon a parole. L’Italia è debole per il suo disordine politico. Ma non può evitare di alzare la voce sia per propria tutela sia per salvare l’Eurozona minata dalla dominanza di Berlino e dei suoi criteri sbagliati. Merkel ci dirà, sprezzante, spaghetten? Risponderemo: idioten! Spiego.           

Nei confronti della Grecia la Germania ha tenuto una posizione “prima punisci e poi salva”, idealistica e non realistica, poi diventata “un po’ ti punisco e un po’ ti salvo”, monumentale idiozia perché induce incertezza nel mercato invece di produrre fiducia. Infatti il mercato teme l’insolvenza dell’Italia nonostante la sua  capacità di reggere il debito perché ha visto il trattamento imposto dall’Eurozona germanizzata alla Grecia combinato con l’ambiguità delle garanzie. Prove? I dubbi sul debito italiano, ed altri, cominciarono quando la Germania segnalò che rifiutava il salvataggio totale della Grecia, cioè che il suo debito non sarebbe stato ripagato al 100%. E diventarono più marcati quando venne imposta all’Italia un’agenda di rigore (pareggio di bilancio entro il 2013) con tempi tali da comprometterne la crescita del Pil per deflazione eccessiva dell’economia interna. L’Italia ha le sue colpe, gravi, in particolare la lentezza del governo nell’avviare politiche forti di riduzione del debito e di rilancio della crescita. Ma bisogna mettere in luce anche l’altro lato: la Germania ha messo nei guai l’Italia creando l’effetto contagio ed imponendo la soluzione sbagliata di un rigore eccessivo. Non vedo, infatti, perché l’Italia non potrebbe raggiungere il pareggio di bilancio nel 2016, come la Germania, prendendo il tempo giusto per bilanciare rigore e sviluppo. La risposta è che senza pressione l’Italia non si riordina. Forse, ma  con questa pressione l’Italia dovrà certamente impoverire la propria gente, senza necessità. In sintesi, la Germania applica l’idealismo economico che comporta eccesso di rigore e deflazione nonché uno stile punitivo di eurogovernance mentre la soluzione del problema dovrebbe essere realistica: garantire la totalità del debito greco e portoghese, attorno ai 500 miliardi teorici. Tale garanzia ridurrebbe il contagio di sfiducia sui debiti italiano spagnolo e francese, ma anche tedesco, riducendone il costo di rifinanziamento. I titoli manterrebbero il loro valore e le banche che li hanno in pancia non sarebbero costrette a ricapitalizzare. La volontà tedesca di combinare salvataggio e punizione della Grecia, cioè di portare il suo debito ad un’insolvenza parziale, rende necessari: (a) un fondo salvastati, disegnato a cavolo tra l’altro, di 440 miliardi; (b) 110 miliardi, in realtà 250, di ricapitalizzazione delle banche con titoli di debito sifolini in pancia. Cioè quasi 700 miliardi reali e non teorici. A cui va aggiunto che l’insolvenza parziale di un debito in euro comunque manterrà l’incertezza sul sistema, quindi il contagio, creando un costo potenziale enorme. La Germania rifiuta la soluzione più semplice e realistica perché non vuole che i tedeschi paghino un euro in più per il disordine altrui. Ma in questa scelta di idealismo economico i tedeschi pagheranno molti euro in più e gli europei diventeranno più poveri. Idioten, appunto. Bisogna cominciare a dirlo con durezza non solo a Merkel, ma anche alla politica tedesca ancorata ad una visione corta, al provincialismo, all’idealismo ottuso che maschera un inaccettabile nazionalismo. E che torni Helmut Kohl. 

(c) 2011 Carlo Pelanda
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