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Carlo Pelanda: 2025-3-9La Verità

2025-3-9

9/3/2025

Avvio di un’analisi realistica per la pace

Con i miei ricercatori ho iniziato una simulazione del come far finire la guerra cinetica in Ucraina, pregandoli di non cedere ad emozioni – tra loro prevale la simpatia per il David ucraino contro il Golia russo – e di basarsi sul criterio di utilità geoeconomica, selezionato a favore dell’alleanza delle democrazie. Tale iniziativa è parte del progetto Nova Pax, attivo dal 2013. Il suo scopo generale fu ed è disegnare il successore della Pax Americana, perché gli Stati Uniti sono ormai piccoli – controprova ne è lo slogan “fare l’America di nuovo grande” - e se soli sfidabili da potenze emergenti, mentre se integrati con le altre democrazie, per esempio un G7 ampliato, manterrebbero il loro primato condiviso con le altre democrazie stesse e nazioni compatibili. Qui un’iniziale valutazione probabilistica, poi da rifinire.

I miei ricercatori hanno disegnato tre aree/passi con l’ausilio di una intelligenza artificiale da noi costruita (Enoch): a) fine delle ostilità sul fronte ucraino; b) convergenza eurorussa sotto ombrello statunitense; c) re-inclusione in qualche modo di Mosca nel sistema di sicurezza G7 +, come fu fino al 2014, con obiettivo primario il distacco di Mosca da Pechino. Il terzo obiettivo perseguito, al momento in solitario, da Donald Trump sta trainando il primo.

Passo A. La Russia non ha la forza di invadere l’Ucraina oltre Crimea e Donbas. In teoria ce l’avrebbe, ma in pratica lo sforzo bellico e di presidio della zona occupata sarebbe enorme: Mosca, che è in implosione economica a causa del modello di “economia di guerra” nonché supersanzionata, non se lo può permettere. L’Ucraina non ha la forza di riconquistare Donbass e Crimea. Va apprezzata la mossa – simile a quella israeliana nella guerra del Yom Kippur (1973, penetrazione fino quasi a Il Cairo sorprendendo gli egiziani arroccati sulle sponde di Suez, lato Sinai) – di invadere il Kursk russo. Va anche guardata con rispetto tecnologico la distruzione del potenziale navale russo nel Mar Nero. Ma Kiev non ha la forza sufficiente per resistere in modo simmetrico all’offensiva russa, pur capace di far pagare un costo altissimo alle forze di Mosca. Pertanto una tregua di reciproca utilità ha una probabilità elevata. Come? Vladimir Putin dichiara la vittoria dell’operazione speciale e, simmetricamente, l’Ucraina celebra la sua capacità di resistenza contro l’invasione di una nazione enormemente più grande ed armata. Pace non giusta? Tale criterio non esiste nella storia. Il criterio realistico, pur con limiti, è la “pace duratura”. Per trovare un succedaneo di pace giusta che non sia umiliante per l’Ucraina va costruita una pace duratura che permetta investimenti di ricostruzione, se no il capitale non viene lì, e l’inclusione di Kiev nella Ue con un trattato, per intanto, non completo, ma sufficiente per dare garanzie.   

Passo B. La garanzia militare di ultima istanza (nucleare) all’Ucraina potrà essere data solo dall’America in combinazione con la rassicurazione delle nazioni Nato dell’Europa orientale. Una garanzia nucleare solo francese e/o britannica non sarebbe credibile o comunque manterrebbe un confine duro tra Russia ed europei occidentali mentre i secondi e la prima avrebbero enormi vantaggi se tale confine, gradualmente, diventasse più morbido sul piano degli scambi economici. E tali vantaggi servono agli europei che dovranno pagare gran parte della ricostruzione dell’Ucraina. Quindi, sotto ombrello statunitense, andrebbe avviato un negoziato euro-russo di garanzie reciproche. Probabilità? Al momento bassa, ma sarà possibile alzarla di molto.

Passo C. Il come alzare la probabilità detta dipende dall’estensione del bilaterale Russia/America. Verso dove? Un iniziale distacco – anche non totale, ma militare – tra Russia e Cina che permetterebbe l’inclusione come osservatore di Mosca nel G7 + (Mosca fu sospesa dal G8 nel 2014 e lo abbandonò nel 2017). Poi un negoziato per l’abolizione condizionata delle sanzioni. E nel tempo prove di convergenza tra America, europei e Russia, includendo il Giappone, secondo un metodo “funzionalista” (piccoli passi progressivi basati su una comune volontà di raggiungere una convergenza equilibrata). Per il “demonio” Putin sarebbe la salvezza? Sì, ma rendiamoci conto che la sua sostituzione non è ben controllabile dalle democrazie e per esse ci sarebbe il rischio di un caso ben peggiore. Per esempio, la Cina avrebbe interesse ad investire enormi risorse per condizionare la transizione del potere in Russia.  Ma la Russia a conduzione Putin chiederà troppo per accettare il distacco dalla Cina? In realtà le élite russe soffrono enormemente la dipendenza dalla Cina. Quindi, al momento, la probabilità di questa tendenza graduale di convergenza, pur ancora non prevalente, non è piccola e potrebbe aumentare. Ma potrà l’America abbandonare la russofobia? Dovrà se vorrà concentrare risorse sufficienti per contenere la Cina con deterrenza superiore: via aggancio della Russia, anche in caso sia passiva, la Cina sarebbe circondata e forzata a diventare potenza solo regionale da globale. Questo ora pare l’obiettivo di Washington.

Realistico? Non sappiamo ancora quanto, ma non è irrealistico e mostra utilità. Servirà deterrenza militare contro sia Russia, poi man mano da ridurre, sia Cina? Ovviamente. Ma ciò apre un nuovo problema: l’evoluzione della guerra verso nuove tecnologie come robotica, spazio eso e cyber, ecc. Quindi l’Ue dovrebbe fare molta attenzione a quale tipo di riarmo finanziare. L’Italia? Nello scenario detto l’economia italiana e la posizione di Roma di duplice lealtà con America ed Ue, pur non facile, le fornirebbero un massimo vantaggio. Da capire la posizione della Germania, da calmare l’ambizione eccessiva della Francia. Aggiornamenti a seguire.

(c) 2025 Carlo Pelanda
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