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Carlo A. Pelanda
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Lettere a CP del 2001

28/2/2001


Alla cortese attenzione del Prof. Carlo Pelanda

Egregio Professore,

sono un sessantenne preoccupato per le conseguenze del ben noto divario fra "ricchi" e "poveri".

Dal 1996 seguo con una certa attenzione i Suoi articoli su Il Giornale, dei quali apprezzo il tenore ed il carattere utilmente divulgativo.

In Italia voto per il Polo (sono un doppio cittadino CH/I), non sono quindi un criptocomunista. Mi rendo conto che il binomio "democrazia/liberalismo economico" è condizione indispensabile per un maggior equilibrio sociale. Mi chiedo però se sia anche condizione sufficiente...

Mi permetto rivolgerLe una domanda in merito ad una situazione specifica, quella del Sud Italia, Sicilia in particolare. Supponiamo che, dall'oggi al domani, con un colpo di bacchetta magica, vi si verificassero tutti i presupposti per lo sviluppo: infrastrutture adeguate a tutti i livelli, ordine pubblico (niente mafia!), totale flessibilità dei salari, onere tributario/ previdenziale minimo, presenza capillare del cosiddetto "indotto" ai fini dell'outsourcing.

In tale contesto, i tanto elogiati industriali del Nord Est italiano andrebbero finalmente ad investire in gran numero in Sicilia, anziché puntare sulla Romania come fanno adesso?

Sapendo che in Romania la gente si accontenta di stipendi mensili dalle 200 alle 300 mila lire, la risposta mi sembra scontata: continuerebbero a preferire la Romania, e i lavoratori siciliani a rifiutare un tale salario per il semplice fatto che una casa in affitto a Trapani, Messina o Catania costa sicuramente molto di più.

Mi pare inoltre semplicistico rifarsi solo alla scelta dei settori industriali da promuovere, cioè tessile/metalmeccanica in Romania, "alta tecnologia" in Sicilia. A meno di pensare che l'esperienza India (con i suoi specialisti in informatica) sia ripetibile all'infinito.

Probabilmente, anche se tutti gli ostacoli che intralciano lo sviluppo del Sud Italia fossero rimossi (il che è comunque problematico), non si arriverebbe ugualmente ad una soluzione dell'arretratezza meridionale, se non giocando la carta vincente: trovare cioè il modo di attivare gli scambi utili innanzitutto fra gli stessi componenti della popolazione locale... affinché al limite ogni singolo individuo diventi un operatore economico, con un suo reddito di lavoro dipendente o autonomo.

Spero di avere il privilegio di un Suo parere in merito, di cui La ringrazio anticipatamente.

Distinti saluti

Max Ramstein, viale Villa Foresta 7, CH-6850 Mendrisio/ Svizzera

25/2/2001

Per mettere le questioni sul tavolo ricominciamo dall'inizio:

1. il Clima cambia per suo conto da sempre e sempre cambierà

2. possiamo (noi l'umanità) aiutare il Clima a cambiare? Bo? No! Non possiamo influire sull'andamento delle macchie solari ecc.

3. possiamo invece incidere sulle condizioni ambientali, gassificandoci col benzene, aumentando la radioattività artificialmente, bruciando, devastando le foreste pluviali, oppure spargendo DDT (come che ga fatto quei mone de russi sul lago d'Aral).

Ecco quindi che si entra nella questione economica e si gioca la partita tra le visioni del mondo umano per distinguerlo da quello siderale.

I fatti sono:

- dal 1720 nel comasco s'inizia a censire il territorio al fine di far pagare le tasse su quello che si produce.

- la produzione cartografica mostra un territorio utilizzato (sfruttato) al 94%.

Oggi 2001, rimangono le tracce di un territorio lavorato con terrazzamenti, torrenti inalveati con regimazione delle acque ecc.

Poi non è che dal 1720 non si sia verificata nessuna catastrofe ambientale. E' successo e sempre la gente si è rimboccata le maniche ed ha tirato su quello che era crollato.

Oggi però assistiamo al totale abbandono di qualsiasi attività agricola. Oggi nessuno raccoglie le foglie che ieri servivano e addirittura venivano conservate in un locale apposito. Oggi il bosco è aumentato a dismisura ed ha invaso tanto i prati quanto i pascoli. Bisogna capire che un terreno esposto al sole ieri veniva utilizzato per magnar e coltivavano al minimo patate oppure, segale o anche per produrre vino. Gli alberi invece andavano a piantarli nelle aree più disgraziate e per tante ragioni compresa le necessità d'uso (non mi dilungo).

Oggi invece gli alberi crescono da tutte le parti a dismisura e spesso sono la causa dell'inizio dei franamenti.

Per concludere il disuso del territorio è causato dalla mancanza di redditività dei prodotti e di conseguenza quella parte di territorio che ieri era in grado di sopportare gli insulti del clima, oggi non lo è più.

Non si può generalizzare accusando il clima di misfatti particolari che peraltro ha sempre commesso. Si deve invece accusare la mancanza di organizzazione sociale che non usa il territorio come potrebbe.

E qui rincomincia la partita caro Professor ! De chi se la colpa clima o economia? Per mi dell'economia! Per ti del clima. Ti prevengo non sono comunista!

Saluti

Walter Trinaistich Trentini

 

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Caro Walter, non è problema di "colpe", ma di quanto un mutamento ecceda la capacità di una società-territorio di adeguarsi alle nuove condizioni senza costi o problemi eccessivi. L'attuale cambiamento climatico, semplicemente, "eccede" e per questo è un "problema". Comunque il punto che lei pone è buono. C'è qualche lettore che ha qualcosa da dire al riguardo?

20/2/2001

ho letto il suo articolo Il Polo e il Sud su Il Giornale del 19/2 e, in tutta franchezza, devo dirle che mi ha ben poco convinto in almeno tre punti:

 

1) Lei parla di "iniziative che abbiano comunicato al mercato" le grandi opportunità di un investimento nel sud dell'Italia,

da un convinto liberista come lei sono parole che mi suonano oltremodo strane; ma come, il mercato, i capitali, vanno, per definizione, dove esistono le opportunità. E', al contrario, prerogativa di un dirigismo statalista l'indirizzare opportunamente gli investimenti. Crede forse che la Nike o la Adidas siano andate a fare le scarpette in Indonesia grazie al Marketing dei Suharto di turno?

 

2) Lei sostiene che il Polo ha una visione "competitiva" del recupero del sud. Ne è proprio convinto? Il Polo, e Forza Italia in particolare, ha gonfiato le proprie file riciclando un numero esorbitante di esponenti del pentapartito, cioè di quel gruppo di potere che ha basato sul voto di scambio (cioè ti voto purchè tu continui a favorire il mio mantenimento improduttivo) gran parte del suo peso elettorale, non pensa che queste clientele faranno pesare il proprio volere al momento di prendere decisioni diciamo impopolari? Non è forse vero che i primi provvedimenti del Governo Berlusconi verso il sud furono di puro carattere assistenzialista (sussidi ai pescatori pugliesi ad esempio).

 

3) E' davvero convinto che la base umana al sud abbia un' "alta propensione al lavoro"? Forse se avesse anche lei avuto dei genitori operai nelle fabbriche dell'area milanese tra gli anni '60 e '70 avrebbe un' opinione diversa.

Ma vediamo alcuni esempi:

-per un bergamasco (o un milanese) "lazzarone" è una delle peggiori offese, non mi risulta lo stesso per un napoletano.

-i lavoratori del sud sono in percentuale straordinaria impiegati presso la pubblica amministrazione (scuola, Inps, uffici postali ecc...) posti dove la "propensione al lavoro" non è tra le doti più richieste.

-cambiando contesto, e attraversando l'oceano, mi pare che l'immigrazione dal sud Italia negli Stati Uniti sia nota per "propensioni" diverse.

-i nostri vecchi solevano in certi casi dire: "è un meridionale, però è un gran lavoratore". "Però", appunto.

 

Con i migliori saluti

 

Loris Cereda

 

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 Gentile Signor Cereda,

lei è un esempio di come la questione del Sud sia ancora percepita attraverso stereotipi non realistici e pregiudizi etnici francamente irritanti.

Il "marketing territoriale" non è una politica assistenziale, ma un'azione competitiva. Per esempio, usata dal Cantone Ticino: se lei impianta una nuova impresa lì, il fisco locale negozia uno sconto di incentivo.

20/2/2001

Sono un laureando del Sud che sta combattendo con le ultime baronie
universitarie per arrivare al tanto agognato "Pezzo di carta" (oggi non è
più Pergamena), leggo spesso "il Giornale" e nell'edizione del 19 febbraio

01 il suo articolo "IL POLO E IL SUD" . Le faccio innanzitutto i miei
migliori complimenti, ma ci tenevo a farLe sapere che mi sono ritrovato
appieno nella visione ottimistica del "BICCHIERE MEZZO PIENO" che Lei e la
Casa delle Libertà avete per la mia terra. Pienamente d'accordo su tutta
l' argomentazione trattata e posso dirLe che come me ci sono molti altri
giovani che la pensano allo stesso modo e sperano nell' "Avvento" di un
nuovo modo di governare, con idee concrete e non con le chiacchiere che ci
hanno propinato questi comunisti papponi che ora ci governano.
Se mi permette, però vorrei sottolineare un punto molto importante, che è
quello della giustizia, in particolare la civile; in questi ultimi anni la
giustizia Italiana è stata colpita da una malattia che definisco
Protagonismo acuto" . Mi domando come può un Magistrato lasciare inevase
centinaia o migliaia cause civili per correre dietro le attività di
questo quel Politico! (guarda caso il più delle volte è di centro - destra!) ;
molti imprenditori chiudono le loro attività per colpa delle lungaggini
della giustizia o addirittura della sua assenza. Voglio fare un esempio
dove fu coinvolta la mia famiglia: circa 10 anni fa un vicino di casa ,
mercante di auto, ci ha venduto un'auto poi risultata rubata, che fu
sequestrata dagli inquirenti così come molte altre auto nel circondario.
Il processo penale che si è svolto ha condannato il mio vicino e tutta la
banda di furto e ricettazione di auto , ma il processo civile? Non se ne sa più
niente ci sono stati tanti rinvii perché il magistrato non c'era o per
altri banali motivi. Morale della favola una famiglia che vive di uno stipendio
di un operaio si è vista farsi rubare £ 8.000.000 dei propri stentati
risparmi , si conosce il colpevole ma non si può fare nulla perché i magistrati
non ci sono. Questo si che induce al pessimismo più nero! Se fossi stato amico
del boss della zona giustizia era già stata fatta!
Sperando che queste righe possano esserLe ispiratrici di un nuovo ottimo
articolo, cordialmente La saluto.

LOCASCIO GIACOMO
Via VENEZIA 34
84092 - BELLIZZI
SALERNO
e-mail : GIAC.LOCASCIO@TISCALINET.IT

8/2/2001

IGNORANZA FINANZIARIA PREORDINATA

Berlinguer ha scritto al Corriere lamentando l’assenza della musica tra le materie più formative del ciclo di base unico che coprirà i primi sette anni dell’istruzione. L’ex.ministro ha perfettamente ragione. Ma mancano altre materie nel ciclo di De Mauro, materie forse più immediatamente utili. Mancano i primi rudimenti di finanza famigliare il cui insegnamento – così come in tutti i paesi ex-socialisti è totalmente assente. Come si va in rosso, come evitare le fregature in borsa, come ottenere sconti dalle banche, come sfuggire agli usurai, le insidie dei depositi gestiti, come far senza errori la dichiarazione dei redditi, come cambiare al meglio dollari ed euro, come si opera on line su Internet, conviene la partita IVA? ecc. ecc. Cose elementari, dirà un lettore adulto autodidatta che le ha apprese a fatica chiedendo lumi in banca e agli amici. Al tempo del dominio democristiano questa assenza si spiegava sia per la totale ignoranza della materia degli stessi ministri, sia per il tradizionale rifiuto del Dio Mammona. L’avvento dei compagni Berlinguer e Di Mauro non ha certo portato al vertice del ministero persone più versate in materia finanziaria, ma in più, come in tutti i paesi ex-socialisti, c’è dietro un rifiuto a diffondere le conoscenze di base necessarie al progresso del capitalismo che è rimasta la bestia nera anche di chi dice di aver buttato alle ortiche il verbo del socialimo reale. Forse si vuole che i poveri restino poveri e che coloro che faranno solo la scuola d’obbligo debbano restare al tutto ignoranti su quanto concerne il danaro e la sua amministrazione. Probabilmente è vero quello che scrive Carlo Pelanda ossia che, per l’alleanza del gattopardo con l’asino, i cambiamenti vengono usati dai riformisti dell’istruzione nazionale solo come linguaggio cosmetico per preservare il vecchio sistema di statalismo burocratico. Quale sorpresa, quindi, che un De Mauro si preoccupi più del nominalismo dell’istruzione (corpo e movimento in luogo di ginnastica) che di materie con contenuti concreti (il risparmio, la pensione, i mutui casa, le tasse)? Un recentissimo sondaggio ci ha appreso che la grande maggioranza degli insegnanti vota per i partiti di sinistra. Niente di male. Ma ciò significa anche che la grande maggioranza insegna ai nostri figli ad essere anticapitalisti, a individuare nei ricchi gli sfruttatori del popolo ed a mantenerli ignoranti in economia e finanza onde non siano tentati – come i maledetti americani – ad esaltare il profitto quale metro del successo. La conseguenza del disegno preordinato dell’ignoranza dei giovani in tema di finanza famigliare sarà per l’economia italiana un ritardo ulteriore sulla via del benessere.

Livio Magnani

5/2/2001

Il problema della casa

(Perché affittare un trilocale in periferia di Milano costa ormai il 100% dello stipendio netto di un operaio?)
L’aliquota fiscale/contributiva sui redditi da lavoro dipendente è arrivata oggi in Italia al 64-67%. Un lavoratore dipendente che costa al suo datore di lavoro 100 lire, pagati i vari contributi INPS (40%), l'IRPEF, l'IVA, l'ICI, le varie-auto, etc., riesce a consumare beni e servizi per un valore effettivo di sole 35 lire. Un prelievo fiscale e contributivo così elevato costituisce di per sè un "problema" assai grave. Ciascun bene o servizio è infatti prezzato sulla base di un costo del lavoro pari a 100, e se incorpora un’ora di lavoro altrui costa, appunto, 100. Un ora del proprio lavoro rende invece 35. Da ciò una situazione di disagio grave, diffuso, e generalizzato, per tutti gli Italiani, ai quali il prezzo di molti beni apparirà sproporzionatamente elevato rispetto alle proprie disponibilità.

Si può parlare, a tutti gli effetti, di una nuova quanto subdola forma di miseria. Una miseria che riguarda in qualche modo tutti noi. La miseria di un italiano che ha un lavoro normale, uno stipendio normale, e fa fatica a vivere. Ma io, direte voi, non avverto affatto questa nuova situazione di disagio di cui qui leggo. Fatto stà che le aliquote fiscali e contributive sono state portate verso l'alto assai lentamente nell'arco degli ultimi trent'anni. E che in questi trent'anni si sono avuti, in molti settori produttivi dell'economia, cospicui incrementi di produttività.

Dobbiamo oggi lavorare per ben tre ore per poter acquistare un bene che incorpori una sola ora di lavoro altrui. Fatto stà che molti beni incorporano oggi moltissime meno ore di lavoro altrui di trent'anni fà. Così che il prezzo reale relativo di molti beni, espresso ad esempio quale frazione di uno stipendio mensile netto standard, è in effetti calato. Sono calati, ad esempio, negli ultimi trent'anni, i prezzi reali relativi di lavatrici, televisori, automobili, computer etc. Questi beni si sono diffusi in fasce via via più ampie della popolazione. Tutto questo è stato puntualmente registrato e misurato dalle statistiche nazionali, ed ha generato una sensazione di benessere almeno parzialmente falsa ed illusoria.

Sensazione illusoria, perchè è data dalla risultante netta di due opposte spinte. Una prima, potentissima e che spinge verso il benessere, dovuta all'incremento della produttività. Una seconda, nascosta, quasi altrettanto potente ma negativa, e che spinge verso la miseria, dovuta a prelievi fiscali/contributivi via via più elevati negli anni.

Sensazione falsa, perchè non tiene conto del fatto che esiste un bene importante, la casa, la cui produzione assorbiva ed assorbe ancora oggi una quantità enorme di ore lavoro altrui. Il prezzo reale relativo raggiunto oggi dal bene casa è lo specchietto tornasole che ci consente di renderci conto di quanto nefasti possano risultare gli effetti di un aumento della pressione fiscale/contributiva nel tempo, di per sè.

Ricordo come nel 1970 lo stipendio iniziale di un impiegato alle poste fosse di circa 180.000 lire di allora. E come l'affitto comprensivo di spese di un trilocale in periferia di Milano ammontasse a 55-60.000 lire. Prezzo reale relativo di quell'appartamento nel 1970: poco meno di un terzo dello stipendio. Oggi lo stipendio iniziale di un postale ha raggiunto, forse, i due milioni di lire, undici volte quanto nel 1970. Lo stesso appartamento non si può però oggi affittare per meno di 1.500.000 lire, venticinque volte tanto. Per un prezzo reale relativo che ha tragicamente raggiunto almeno i 3/4 dello stesso stipendio.

Ricordo come negli anni 60 i lavoratori si spostassero dal sud al nord in cerca di lavoro senza alcun problema. Oggi la stessa mobilità è frenata dal problema casa. Problema casa che abbiamo visto in realtà non essere altro che un problema dovuto alle differenze fra redditi lordi e redditi netti, ovvero un problema di prelievo fiscale/contributivo eccessivo.

Samuel Magiar

5/2/2001

Stimatissimo Prof. Pelanda, le scrivo dall'Australia dove mi sto'
specializzando in E-Business Management.
Inutile esprimerle la mia stima e ammirazione per il lavoro che ha
svolto e che sta' svolgendo. In particolare per far sentire la voce di chi come
me e lei credono in una societa' basata sul rispetto di se stessi, del
prossimo, delle regole del vivere civile e sulla liberta'.
Vorrei agganciarmi alla sua spiegazione di qualche tempo fa
relativa alla caduta, ormai verticale, dell'EURO.
E cioe' all'impossibilita' dei governi di sinistra di seguire una
politica di sviluppo e di attrazione degli investimenti forte ed adeguata. In
poche parole la sfiducia di noi tutti nella sinistrorsa e forsennata condotta
politica Europea e nello specifico Italiana. Certo, come ha detto piu' volte il Senatore
Andreotti , storica frase: " Prima o poi tutto si aggiusta" !
Verissimo.
Anche il cataclisma che sviluppo' lo scoppio della Supernova prima o poi
si e' aggiustato e adesso l'Universo e la terra in particolare si sono piu'
o meno assestati. Ma ci sono voluti miliardi di anni! Vede! Noi su questa
terra ci siamo per un lasso di tempo limitato. Il " prima o poi tutto si
aggiusta" in Italia avra' piu' o meno lo stesso responso che si e' avuto
nella ex URSS. E cioe' che adesso i risultati della politica comunista
portata avanti dai dirigenti Sovietici grava sulla attuale generazione e gravera' su quelle future. Certo,
anche qui prima o poi tutto si aggiustera'!
Capisce cosa voglio dire ?
Ecco! Noi vorremmo vedere qualcosa adesso e non poi !
Tutte le volte che sono stato in paesi civili, rispettosi
e di concezione liberale e liberista come appunto ritengo siano piu' o
meno tutti quelli di cultura anglosassone, mi
sono chiesto! Ma i nostri "sinistri" politici viaggiano ?
Hanno mai vissuto in paesi realmente liberali ?
Prendiamo ad. esempio il fenomeno immigrazione che in Italia e' un
problema molto sentito e di scottante attualita'! In Australia, come lei
sapra' vi e' una ferrea legge sull'immigrazione che tende a mantenere il
piu' possibile integra la struttura sociale e l'inserimento in essa del
futuro cittadino australiano. E, a questo, non si sgarra!
E i risultati si vedono, eccome ! Metropoli di 4 milioni di abitanti come
Sydney diventano piu' vivibili e sicure di alcuni nostri piccoli paesini di
provincia.
Esattamente l'opposto di quello che sta' accadendo
in Italia dove la forsennata politica buonista di politici
cresciuti sul mito, (lontano e distante concezionalmente,
culturalmente e geograficamente) di Guevara, sta' portando migliaia di persone sulle
coste del bel paese senza nessunissima regolazione. Andando in questo modo,
contro anche l'interesse della stragrande maggioranza di questa,
giustificabile, povera gente (mi riferisco agli immigrati stessi). Io stesso mi sento a
volte un po' emigrante. Sono inoltre figlio e nipote di emigranti. Mia madre
fra l'altro non e' neanche Italiana quindi, pochi come me sanno cosa
significhi veramente emigrare in un'altro paese. Un paese civile e libero
come vorrei che fosse l'Italia dovrebbe assolutamente dare la possibilita' a
tanta povera gente come e' stato mio padre, di emigrare, di avere una
speranza, ma questo all'interno di una regolamentazione che consenta alla
societa' accogliente da una parte ed all'accolto dall'altra di avere un
reciproco beneficio. Il rispetto delle regole e delle leggi oltre all'apporto di
capitale umano da una parte e la garanzia di un posto di lavoro e di una
qualita' di vita migliore dall'altra.
E in Italia ? La politica di sinistra ha perseguito ideali deliranti. Ha
fallito su questo e su molti altri importantissimi temi! Non si puo'
ignorare infatti che l'Italia si colloca a livello mondiale fra i Paesi a
Tecnologia avanzata. Questo tipo di paesi hanno bisogno si di manodopera, ma
di manodopera soprattutto qualificata specializzata. Assumere un immigrato
con degli skills generici e magari senza la conoscenza corretta della lingua
comporta per l'azienda un costo educativo e professionalizzante che non
tutte le aziende si possono permettere. E' necessario, infatti, ricordare
che la struttura economica del nostro paese e' basata sulla piccola azienda.
Il 92% delle imprese italiane ha meno di 10 addetti e solo il 4,6%, ne ha
piu di 100. Il 97% ha diffusione regionale e l'80% è monosede (fonte ISTAT).
I costi di formazione
di un operaio specializzato sono onerosi e spesso lunghi. In una piccola
azienda inoltre, l'assenza forzata di un operaio, tolto alla catena
produttiva della quale fa parte come ingranaggio vitale, per seguire un
corso di formazione, diventano un problema enorme. (Questo lo dico alla luce
di esperienza vissuta in prima persona come dirigente in una media azienda).
Poi ci si meraviglia se, nonostante la forte richiesta di manodopera
(specializzata) da parte di tante aziende Italiane, ci siano tanti immigrati
a spasso a cercarsi, giustamente, il cibo.
Tutte queste semplici cose i nostri attuali governanti sembrano ignorarle
o non capirle.
Eppure se parli con la gente per strada, molti, nonostante la
consapevolezza del fallimento continuano ad avere fiducia a sinistra e
dicono:"forse domani sara' migliore".

" Chi di speranza vive, di speranza muore".

Cordiali saluti
Mario Albano
panama@freemail.it

2/2/2001

Egregio Prof.Pelanda,
leggo sempre con interesse i suoi articoli su"IL GIORNALE" e li condivido,
anche quello di oggi: Ma l'ossigeno è dietro l'angolo.
Nel 2001 la riforma DINI dovrà essere sottoposta a verifica e certamente
anche a delle modifiche da parte del nuovo governo che sarà retto ,con
buona probabilità, dal POLO.
In qualità di esperto di economia, mi permetto di porle alcuni quesiti.
Sono un medico ospedaliero a tempo pieno con 42 anni di contributi e 63 di
età; vorrei e ,posso su richiesta, rimanere in servizio fino a 67 anni.
Poichè si parla ,tra i pilastri della riforma, di passare tutti al sistema
contributivo,nella mia posizione, a che cosa posso andare incontro? Cosa
vuol dire sistema contributivo "pro rata" ?
Mi rendo conto che il mio problema è piccolo rispetto a tutti gli altri
problemi del paese, che attendono risposte adeguate.
Se vorrà gentilmente darmi una risposta, le sarò grato.
Mi augoro inoltre che venga liberalizzato il mercato del lavoro; la norma
della " formazione lavoro" probabilmente facilita i giovani sino ai 29
anni,ma uno, come mio figlio che ha 33 anni e che vule cambiare lavoro ,
si sente dire che è troppo vecchio.
Rimango in attesa e la ringrazio.

Saluto distintamente Flavio Bonadimani

2/2/2001

Il giuramento di fedeltà all’Italia (di Gian Carlo Colombo)

I nostri Governi chiedono, e lo fece anche il Presidente Pertini, non una sottomissione ma una prova di fedeltà ai Savoia, i quali, per altro verso, hanno diritto a rientrare, perché una democrazia non si può permettere liste di proscrizione di stile dittatoriale, ed anche perché il Trattato di Schengen, concede a tutti i cittadini europei, nessuno escluso, il diritto alla libera e piena circolazione nel territorio dell’UE.
Inoltre Vittorio Emanuele non aveva al momento dell’esilio l’età della ragione, avendo solo 9 anni e tantomeno il figlio che è nato in esilio, e quindi non sono responsabili del passato della loro famiglia.
Quello che i Savoia non riescono fare proprio è la faccenda del giuramento e del valore estremamente importante, simbolico e onorifico di questo atto.
E’ un grande onore giurare fedeltà all’Italia, sia come soldato semplice o come ufficiale, e la Costituzione art.1, su cui dovrebbero giurare i Savoia, comincia con una parola seria e sacra: ITALIA.
Giurare fedeltà al Paese Italia è un onore per tutti, quale che sia la forma giuridica, se repubblica o se monarchia. Per l’Italia hanno giurato tanti martiri, avendo indossato la nostra divisa, per liberare regioni italiane sotto dominio dell’aquila austriaca: Cesare Battisti, Fabio Filzi, Nazario Sauro, Guglielmo Oberdan, ad esempio, della prima guerra mondiale.
Per l’Italia sono morti, in quella guerra, 600.000 soldati e ufficiali; sono stati decorati al V.M. tanti cittadini italiani fra cui in gran numero quelli di religione ebraica, quelli stessi a cui le malfamate leggi razziali e fasciste del 1938 tolsero il diritto di portare il segno del loro valore.
Quanti, avendo giurato fedeltà alla Patria nella seconda guerra mondiale, sono morti o in battaglia o in prigionia? Ne ricordo uno per tutti: Olimpionico di spada a Berlino, il Capitano Silvano Abba cadde alla testa del suo reparto del Savoia Cavalleria nella vittoriosa carica italiana ad Isbuschenskij, contro le preponderanti difese sovietiche.
Quanti non hanno voluto tradire il loro giuramento di fedeltà al Paese, dopo l’otto settembre sono rimasti prigionieri nelle prigioni tedesche? Quanti sono morti a Cefalonia, in mare, in Africa del Nord, quanti combattendo nel ricostituito esercito italiano?
Ebbene tutti questi italiani, decorati o meno, conosciuti o dimenticati, un valore avevano in comune:
il giuramento alla Patria chiesto da Casa Savoia.
L’Italia di oggi, chiedendo un giuramento, chiede ai discendenti Savoia quello che i loro avi hanno chiesto ed avuto dal nostro Paese: non vedo quale difficoltà ci sia per persone che dicono di amare il Paese di origine.
Io, al posto loro ringrazierei dell’onore che mi viene concesso, il resto sono pruderies o infantilismi che non hanno ragione di esistere.
Otto d’Asburgo, eurodeputato per la CSU bavarese, è stato il miglior difensore dei diritti austriaci ad entrare in Europa e addirittura la sua popolarità è tale che a precedenti elezioni per la presidenza austriaca venne “pregato” di non presentarsi, perché …. sarebbe stato sicuramente eletto e l’Austria ci avrebbe potuto fare una bruttissima figura, dimostrando di dover persino ricorrere al nipote del Kaiser cacciato alla fine della prima guerra mondiale per avere un presidente della repubblica.
Dimostri Casa Savoia di amare l’Italia e giuri come tanti ragazzi e ragazze oggi giurano fedeltà: avere nel portatile di Vittorio Emanuele la musica di Fratelli d’Italia dovrebbe ricordare a lui la prima parola: Fratelli, appunto.

Jean Valjean giurò a suo tempo come aviere e come ufficiale…. e come fratello.

2/2/2001

mi spiace di averla irritata, può darsi che alcune delle mie argomentazioni suonino a pregiudizio, ma alcuni fatti sono incontrovertibili:

- I lavoratori del sud sono in percentuale ostentatamente elevata inseriti nel settore pubblico dove, insisto, la propensione al lavoro non è tra le caratteristiche peculiari.
- Continuiamo ad importare immigrati perchè i lavoratori del sud nonostante l'alto tasso di disoccupazione rifiutano tutti i lavori per cui è richiesta un' "alta propensione al lavoro".
-Forza Italia è un bellissimo crogiolo di riciclati dell'ex-pentapartito.
-Un ultimo esempio, un fatto, non un pregiudizio, in molte fabbriche del sud negli anni ottanta, le politiche di incentivazione fiscale (che non sono certo una novità) si trasformarono in un livello di retribuzioni mediamente più alto per i lavoratori che reclamarono a gran voce il concetto di "pari costo per l'impresa". Senza contare l'immenso numero di truffe che tali politiche generarono a danno della parte più produttiva del paese.

Mi scusi, non voglio avere l'ultima parola, ma mi è parso che la sua risposta abbia, diciamo leninisticamente, preso gli accenni provocatori del mio intervento per stigmatizzarli schermendosi dall' entrare nel merito delle mie, perdoni l'immodestia, concrete obiezioni.

Con stima
Loris Cereda

1/2/2001

Carissimo Profesore
aprofitto di questo spazio per pubblicare una mia protesta.
Sono molto arrabbiato con la classe dirigente che ci governa. La ritengo la negazione dell'uguaglianza tra cittadini.
Non è tollerabile che al popolo dei centri sociali sia permesso tutto!!
Essi possono protestare, picchiare, rompere vetrine, fare danne alle cose altrui e rimanre completamente impuniti.
Non è tollerabile che un partito politico (Rifondazione Comunista) li difenda e li istighi a continuare.
è bastata l'appartenenza di un pazzo (non ricordo il nome ma si tratta del "personaggio" che si è fatto esplodere la bomba in mano davanti alla sede del Manifesto) per far scattare indagini a tappeto sul movimento Forza Nuova. Non so se Forza Nuova sia eversiva e spetta alle autorità appurarlo ma Perchè non andiamo ad indagare nei centri sociali?
Sappiamo che Lì gira ogni forma di droga, sappiamo che Lì la legalità dello stato viene Irrisa e violata. Sono stupidi, forse, tutti quei cittadini che la rispettano?
recentemente a Rovigo (la settimana scorsa), si sono esibiti i "99Posse". Sono diventati famosi grazie ad un videoclip nel quale si evidenziava una banda che picchiava e urlava contro la polizia; famosi percheè durante i loro concerti istigano il popolo dei loro seguaci col "Dagli al poliziotto!" la polizia o i carabinieri, e lo stato in genere, quando ti infligge infligge una sanzione, non è simpatico a nessuno ma, LE LEGGI VANNO RISPETTATE!.
Gli squatter che costringono a Blindare un incontro al vertice tra Italia e Francia sono da reprimere. è giusto manifestare le proprie idee e, la possibilità per tutti di farlo, è indice di libertà ma VA MANIFESTATA CIVILMENTE E COL RISPETTO DEGLI ALTRI!. che fa lo Stato Italiano? minimizza e .... scorda.
protestano contro la Torino-Lione? MA COSA VOGLIONO? Non vogliono gli aeroprti, non vogliono le ferrovie, non vogliono le autostrade. Qualcuno ha il coraggio di spiegargli che il medioevo è finito da tempo?
La rivoluzione liberale alla quale vogliamo arrivare deve portare anche al RISPETTO DEI DIRITTI DI TUTTI SENZA LEDERE QUELLO DEGLI ALTRI.

saluti
Antonio Monesi

28/1/2001

Vengo a conoscenza solo in questo momento della morte di S.A.R.
Maria Josè di Savoia. Prego il Signore che la accolga nel Suo Regno, con
la speranza che almeno lassù non si siano dati una costituzione
repubblicana.

Matteo F. M. Sommaruga

28/1/2001

Egr.Sig. Carlo Pelanda
a proposito dell'articolo su"l`ossigeno dietro l`angolo" devo dire che
condivido pienamente la sua analisi.Siccome si parla di propensioni che
si stanno creando, ho quasi paura a parlarne ed a sentirne
parlare.L'entelechiano Berlusconi dell'Italia del 94 potrebbe
effettivamente diventare un fattore entelechiano dell`Europa nel
2002.L`operazione e` molto complessa e notera` come io consideri questo
movimento politico ancora come un fattore accidentale, una spora o un
enzima che possa far arretrare il popolo degli statalini, la piu`
grossa e potente organizzazione territoriale in Europa. Far fare un
passo indietro agli statalini in Italia, dove addirittura sono
organizzati a bande, é terribilmente difficile.
Gli statalini hanno operato indisturbati per anni ed anni, concedendo il
potere politico a chi garantiva il successo delle loro teorie deliranti
sull`economia di stato. Riuscire a distoglierli dal tentativo di
redistribuzione forzosa della ricchezza, smontare le macellerie
fiscali, togliere dalle loro mani energia, strade, case,t elevisone,
telefoni e citta` e` un operazione quasi impossibile. Sursum corda !
Pietro Boselli

27/1/2001

Anche oggi sono del suo avviso, anzi mi conceda una piccola presunzione, era da tempo che notavo e pensavo le stesse cose, naturalmente io non essendo giornalista altra alternativa non ho se non quella di martellare le menti di amici parenti colleghi e conoscenti nel corso di accese discussioni di politica e di economia politica.

Quindi , le dicevo, anche oggi la sua tesi mi trova pienamente concorde. In Italia si è creata e monta ogni giorno di più una speranza che è anche aspettativa di cambiamento, e si guarda ad un possibile mutamento dell'orientamento economico e fiscale di un prossimo governo di centrodestra come ad una sorta di "ultima spiaggia". Veramente tutti noi piccoli e medi imprenditori speriamo in un'altra legge Tremonti e soprattutto è assolutamente vero che così compressi come siamo da uno stato ingordo di tasse e burocraticamente imprigionante, se solo ci fosse un accenno ad un reale cambiamento ci trasformeremmo tutti quanti da spaventati topolini in tigri affamate di mercato e competizione. Pensi quanta energia, bravura, creatività e inventiva dobbiamo ogni giorno sprecare unicamente per tenerci sulla difensiva a non perdere fette di mercato interno e estero. Anch'io con la mia piccola attività mordo il freno, tengo duro,soffro e Dio sa quanta potenzialità avrei da porre all'atto. Quindi che dirle? Speriamo che il vento cambi e vedrà che , in poco tempo, liberi da gioghi di ogni sorta spazzeremo via la concorrenza in men che non si dica.

Spero di non averla annoiata, scusi l'intromissione nel suo sito. Con affetto e stima

Marco Ciavaglia contitolare dell'Agrifoglio commercio e produzione di prodotti erboristici.

Fano, 27/1/01.

27/1/2001

Caro Carlo,
ti ringrazio tantissimo di aver dato voce a chi non ce l'ha; forse
nessuno lo ascolta, ma almeno può parlare. E se
qualcuno legge. Ho sempre desiderato urlare contro i mali di questo
paese in cancrena che è l'Italia, o che
era, infatti adesso non so più come chiamare questo territorio dalle
Alpi a Pantelleria, ma non ho mai saputo a
chi gridarlo. Ora mi hai dato un buco deve strillare, e, se ce la
faccio, ogni tanto getterò un urlo nel pozzo. Negli
anni ho accumulato tanto di quel rancore, che mi sono preso una vera e
propria intossicazione, e la sto curando
con gli omeopatici.

Ti invio un altro scritto, mi farà piacere se lo troverai di tuo gusto
e lo monterai sul sito, nel frattempo ti ringrazio
e ti saluto, tuo Augusto Mennella (la voce della pazzia)

P.S.: fammi sapere se ti posso mandare altre voci.

22/1/2001

Su Repubblica di oggi un articolo di Giorgio Bocca sulla faccenda della
mucca pazza si conclude con queste parole:"Negli anni della utopia marxista
tutto veniva risolto dalla ideologia. La società senza classi, senza
sfruttamento dell'uomo sull'uomo, dell'accesso di tutti alla cultura, dei
dogmi e dei conformismi indiscutibili, ha ceduto il campo alla grande
menzogna del mercato deus ex machina, che tutto condiziona e risolve.
Sostenuto da una propaganda e da una serva scienza economica la cui
stupidità ha pochi riscontri nella storia umana".
Lei è certamente in disaccordo con queste opinioni, che però andrebbero
contrastate con argomenti validi. Specialmente mi ha colpito l'ultima frase.
L'attuale scienza economica, con la sbrigativa formuletta del libero
mercato non appare effettivamente un po' troppo disimpegnata? Grazie.
Michele

21/1/2001

Subject: Il più presto possibile

Mi chiamo Daniele Brandani e ho una figlia di 2 anni di età che
si chiama Lucia. Nell' Ottobre del 1999 abbiamo scoperto che Lucia
ha un cancro, si tratta più precisamente di un "endocarcinoma
surrenalico secernente", una forma molto rara nei bambini.
Purtroppo dopo due operazioni e la chemioterapia fatta (si
tratta di un ciclo con Mitotane associato a Etoposide, Doxorubicin e
Cisplatino) non abbiamo avuto il minimo risultato ed il tumore
continua a crescere ad una velocità spaventosa. Forse tu conosci
qualcuno che potrebbe darci aiuto per affrontare questo tumore,
forse tu conosci un amico che ha già avuto questa esperienza.
Se lo conosci digli di contattarmi al più presto, non ci
rimangono che poche settimane! Se non lo conosci tu lo potrebbero
conoscere i tuoi amici. Per favore fai circolare questa lettera.Grazie
Daniele Brandani c/o Edizioni Bora snc
Via Jacopo di Paolo 4240128 Bologna Bo Italy
Fax: 051-374.394 specificare per LUCIA BRANDANI
E-Mail: per_lucia_brandani@libero.it

19/1/2001

Ill.mo Professore,
ritengo che le idee e opinioni esposte nel mio sito http://www.ferrucciosangiacomo.it/ siano nella loro modestia perfettamente compatibili con la Sua eccellente, coerente e originale visione socio-economica. La prego perciò di smentirmi, se non vi riscontra tale sintonia.

Suo attento lettore e convinto ammiratore.

18/1/2001

Per cortesia, almeno leggete la mia lettera allegata, per quanto essa
sia dispersiva, ma l'unica cosa che posso fare; è come un grido nel
vuoto, ma almeno qualcuno saprà quello che io sento.

Grazie, scusate il doppione vuoto,

Augusto Mennella


Roma, lì 18.01.2001

Spettabile redattore,
ti invio la presente missiva, come a tutti i tuoi colleghi di cui "il Giornale" riporta gli indirizzi di posta elettronica, perché le mie lettere allo stesso non vengono mai pubblicate, non so se per mio difetto di forma o vostro disinteresse, ma mia intenzione è far risaltare il disagio cresente giorno dopo giorno, di fronte ad una serie di problemi di cui non mi si annuncia una soluzione futura, anzi si prefigura un peggioramento. Io non credo di essere in grado di resistere vita natural durante a tutte le mie insofferenze, anche se quelle che sopporto ora non credevo di esserne capace. Mi sento una specie di martire/eroe subumano, cattolico controcorrente/preconciliare/eucaristico, uomo educato/perbene quantomai fuori luogo e inadatto, ed altri aforismi simili.
Non sono in grado di parlare di politica, e non è mia intenzione denunciare le colpe sinistrorse, tanto nel paese la gente media non capisce un cazzo, e il resto nenmmeno; tutti parlano di sociale, di problemi, di questo e di quell'altro, ma la vera conoscenza di un problema si ha, io credo, quando lo si vive in prima persona. Punto.
Io sono un invalido, che opponendosi al suo destino e alla scienza medica, scende in strada ogni matina alle 5.50 per recarsi al lavoro a Roma, e vi fa ritorno di solito intorno alle 20.30, in tempo, forse per vedere l'unico telegiornale coerente: "Striscia la Notizia" e poi svenire.
Tutte le mattine incontro extracomunitari del Bangladesh puzzolenti, mangiatori di aglio fino allo spasimo delle budella (nostre); ogni giorno ce n'è uno in più, col suo bravo valigione immenso che occupa due posti; i controllori non fanno loro le multe per le valigione, perché nel vano bagagli sottostante, la legge vieta il trasporto di bagagli (che senso ha?). Il loro fetore di prima mattina è quanto di meglio io possa augurare a chi ne parla favorevolmente.
Saltiamo al mio ritorno con l'autobus delle 19.00 non diretto: alla partenza ci sono fissi sei-sette di questi individui, e mano mano che la corriera prosegue la sua corsa, ne salgono sempre altri, finchè a Latina, dove io Deo Gratias scendo, sono una ventina (cioè la maggioranza) e ne salgono altri cinque-sei. Ti avrei inviato anche una foto, se il cattivo odore fosse oggettivabile. Potrei fotografare le pulci che questi amici portano con sé, e che abitano ormai sui sedili e sui vetri, ma non sono in possesso di un obiettivo per la macrofotografia. Però vi potrei mandare una foto del vomito che spesso questi pirati della Malesia rovesciano sui sedili e per terra, capirai, aglio e birra che consumano nel baretto della stazione ad Eur Fermi. Porci. Ma ieri non avevo la macchina fotografica. Poi volete sentire il comportamento cafone, volgare, prepotente, indisponente, etc. che hanno costoro, quando sono un po' brilli, e cioé tutte le sere? Si schierano sparsi nella corriera, per stare comodi, tanto nessuno si siede accanto a questi arbre-magique alla cipolla; figuratevi la scena: gente in piedi e questi individui con la pelle unta e maleodorante. Tra loro, e nei cellulari (ognuno ne è in possesso, e regola la suoneria al massimo volume), parlano (se così si può definire il suono che sembra quello ripetuto di una molla che scatta) ad
altissimo volume, e nessuno osa dire loro nulla. A Latina, salgono anche cinque-sei ragazzi, che però restano indifferenti (io credo che quando una persona ancora non lavora, può sopportare bene anche molte altre cose). Poi in preda ai fumi della birra si mettono a cantare, si baciano, ridono, schiamazzano.
Se un controllore chiede loro il biglietto, i più non lo hanno, e presentano fotocopie di documenti dai caratteri in chissà che 'font'; e ridono.
Io il biglietto lo devo pagare, anche se esiste una normativa europea che racconta (siamo nel mito) che gli invalidi sugli autobus godono della tessera ad usufrutto gratuito; così come esiste un'altra legge(nda) che salmòdia che gli autobus regionali non possono traspostare viaggiatori in piedi. Ha, ha, ha.
I carri bestiame in cui noi laziali siamo ammucchiati sono dello zio Giovannino Battilamiera (come dice un compagno di sventura), che minacciava lo Stato Italiano di cassintegrare ...ntamila operai.
Minchia, chi parla e legifera, come i politici, dovrebbe essere costretto costituzionalmente all'uso del mezzo pubblico durante la durata del suo mandato; sai che risate, un pirata di questi che molla una loffa all'aglio vicino al ministro dei trasporti, o che gli vomita la birra sulle scarpe e sui calzoni, ha, ha, ha.
Il cittadino medio, appena può, compra un'auto dal Giovannino di cui sopra, e ci va in macchina a lavorare. Vorrei che chi cazzo parla di politiche sociali, fabbisogno di braccia, finanziamenti agli ospiti, regolarizzazione, et caeterat, dotasse me di e gli altri disadattati (cioè fuori dai piani del governo) di pullmann a parte.
Dice 'Ma perché non ci vieni in treno a lavorare a Roma?', ha, ha, ha: ieri ci ho provato, ed ho accumulato un ritardo di 40' sulla tratta Cisterna-Roma all'andata (quanti chilometri sono? 53? La media oraria di queste carrette qual'é?), mentre al ritorno, arrivato alla Stazione Termini, c'erano i fichissimi nuovi cartelloni luminosi tutti con segnalazioni nulle sulle partenze, né binari, né orari, solo le ore di probabile ritardo; e io che faccio? aspetto un'ora e mezza per sapere quale sarà il prossimo ritardo previsto? No, no, via ad EurFermi per il mio caro carro bestiame.
Che schifo.
E gli immigrati me li trovo pure all'ufficio Categorie Protette, in fila e competizione con me.
Mia madre e mio padre mi insegnarono l'educazione, il rispetto, la religione, tutti beni preziosi ed inutili in questo sistema di merda. Chi prega più al mattino e alla sera prima di chiudere gli occhi e ringraziare Dio di averci salvato il culo quest'oggi e pregarlo di non infartuarsi nella notte e non schiacciarci domani con il suo possente piede? Chi mangia più con il tovagliolo di stoffa sulle gambe, col bicchiere davanti al piatto, le posate ortogonali su di esso, beve senza risucchio e mastica a bocca chiusa? Chi proprio rispetta le più elementari norme di comportamento civile sulla strada?
Nessuno, ce l'ho con voi, gente non meticcia, che calpestate il sacro suolo italiano senza pudore.
Per questo gli emigranti del Bangladesh si trovano bene, perché noi siamo come loro, terzo mondo prossimo venturo.
E, per democrazia, estendo il discorso a tutti gli immigrati.
Ma i politici italiani, hanno studiato geografia? Sano qual'è la capitale del Bangladesh? Quanti abitanti ha? Hanno un'idea approssimativa di quante sono un miliardo di persone? Idioti.
Io una serie di idee precise sui mali del paese e delle possibili soluzioni applicabili alla demografia, al lavoro, alla sanità, alla cultura, all'educazione, alla libertà, alla giustizia, ce l'ho, ma sono personali, e che io considero assulute, vedo però intorno a me gente a cui non si possono applicare per la loro capoccia; figurati se sono poi laureati, immagina parlare del sociale ad un laureato in sociologia, che 'sa'. Fanculo, andassero a lavorare la terra. Chi cazzo fa le leggi sull'economia legata all'agricoltura, provasse prima a tenere in piedi un'azienza agricola e a salvarsi il culo; lo stesso vale per l'allevamento, le mucche pazze, il latte. Tu lavori e io mangio, e se posso mangiare di più, non ti faccio nemmeno lavorare, tanto sono cazzi tuoi.
Adesso sembra che per avere buone idee, tu debba essere: laureato con 110/110 e lode, esperto in qualità e vincitore di un concorso pubblico. Io purtroppo sono sono dotato di buon senso, ma senza attestato di frequenza.
La vita mi è faticosissima, ma vado avanti; sono sposato ed aspetto un bambino, per dimostrare che il mio spirito ottimista, ma ottimista non vuol dire farsi cacare in testa, o almeno non starsi zitto.

Dal manicomio a cielo aperto, tuo fiducioso Augusto

18/1/2001

Egregio professore, sono un suo estimatore e la seguo da tempo sulle pagine del Giornale, trovo che le sue analisi sul modo di ridurre il peso dello Stato siano decisamente condivisibili da tutti anche se gli attuali governanti probabilmente non ne hanno la facoltà inpastoiati come sono nella macchina burocratica che è parte della loro stessa natura.

Da un certo periodo mi sono avvicinato alle teorie del liberalismo e anche del libertarismo con letture interessanti fra le pubblicazioni di Leonardo Facco e della Liberilibri, a tal proposito vorrei manifestarle la mia vicinanza ideale al concetto di miniarchia vista da me come sistema non dico perfetto ma forse più attuabile nel breve periodo a confronto con soluzioni estreme come quelle degli anarco individualisti.

Come capirà sono un neofita e una sua eventuale riflessione ed opinione in merito mi farebbe molto piacere.

Con rinnovata stima le porgo i più cordiali saluti
Andrea Traversa.

P.S. Ho scritto stato con la esse maiuscola e un pò me ne vergogno.

18/1/2001

Il dissesto dell’ INPS
(Perché i sistemi pensionistici a ripartizione sono un disastro)

Prima dell’avvento dell’era dello Stato Accentratore, custode (benevolo?) di noi tutti, risparmiare per la propria vecchiaia non era obbligatorio. In famiglia ci si poteva comportare sostanzialmente in due modi. Risparmiare volontariamente investendo in attività reali o finanziarie dalle quali poi attingere nel periodo della vecchiaia. Confidare nel lavoro, nella buona sorte, nel buon cuore dei propri figli.<?xml:namespace prefix = o ns = "urn:schemas-microsoft-com:office:office" />

Gli stati moderni che negli ultimi decenni hanno voluto rendere obbligatorio per legge il comportamento ritenuto evidentemente più prudente e virtuoso, e cioè risparmiare per la propria pensione, hanno istituito sistemi pensionistici ad accumulazione di capitale di tipo contributivo. Risparmio forzoso per ciascun individuo, quindi, per evitare il modello di comportamento, socialmente irresponsabile e da “cicala”, visto sopra.

E in Italia? In Italia no. In Italia si è purtroppo scelta, in un passato non troppo lontano, una strada assai diversa. Risparmio privato forzoso, si, incanalato per legge verso l'INPS appositamente creato. Ma assolutamente nessun risparmio collettivo dell'INPS a livello nazionale. Nessun accantonamento di risorse. E prestazioni pensionistiche assolutamente non proporzionali ai "montanti" contributivi accumulati da ciascun lavoratore nel tempo. Ma come? L’INPS, nel nome di una maggiore responsabilità individuale e personale, si è comportato egli stesso da cicala? La risposta è si. I contributi versati dai nostri genitori e dai nostri nonni hanno fatto la fine di quella valigia affidata a Totò nel compartimento di un vagone letto di un treno in viaggio di notte: … se ne sono volati fuori dal finestrino in spese correnti.

Così facendo l'INPS ha ridotto oggi milioni di italiani a dipendere in maniera pesantissima dal lavoro, dalla buona sorte, e … dagli obblighi di legge … dei propri figli! Le pensioni dei nonni (e spesso anche quelle di genitori poco più che cinquantenni) sono pagate con i contributi dei lavoratori attivi di oggi. E questo è un fardello dal peso insopportabile per i lavoratori attivi, che vedono il loro reddito pesantemente decurtato da contributi che superano il 40% del loro "vero" reddito lordo. L’INPS ha clamorosamente mancato al suo più stretto compito istituzionale. Sotto questo punto di vista, oltre che dal punto di vista finanziario, ha fatto una totale e completa bancarotta.

Conseguenze? Un dilemma apparente, che dilania oggi le coscienze ed i portafogli. I “diritti acquisiti” di nonni (e molti genitori) da una parte. Il sudore, la fatica, ed il reddito pesantemente decurtato dei giovani italiani di oggi dall’altra. Che fare? Rifinanziare l’INPS agendo soprattutto sulla leva dei contributi facendo gravare gran parte del peso del dissesto sulle spalle dei contribuenti oggi più giovani, e sui lavoratori di domani? Ridurre per legge le prestazioni dell’INPS?

E' ancora da sottolineare come le prestazioni dell'INPS siano calcolate sulla base del “lordo in busta" di un lavoratore. Una figura questa, anomalia tutta italiana, che raggiunge appena i due terzi del "vero" reddito lordo da lavoro. E’ come se i pensionati continuassero a versare, ad vitam, e sempre di tasca loro, quella parte dei contributi INPS che sono stati eufemisticamente chiamati “a carico dell’impresa”. Questo aggrava la percezione delle dimensioni e della gravità del dissesto previdenziale in atto. Contributi già pesantissimi, prestazioni modeste per i veri pensionati di oggi (quelli con 40 anni di contributi), prestazioni attese future ancora più modeste a fronte di contribuzioni sempre più pesanti.

 

Ha ancora senso mantenere in piedi l'INPS in virtù di mere disposizioni di legge. Può una generazione costringere la successiva a sottoscrivere mensilmente un contratto di previdenza scopertamente non conveniente? Non è forse il caso di liberalizzare del tutto il settore della previdenza? Non è forse il caso di mettere in liquidazione definitivamente l'INPS rendendone FACOLTATIVA la contribuzione? E ripartire l'onere immenso della sua bancarotta sulle spalle di TUTTI i contribuenti.

Samuel Magiar

P.E.A.S. sta per: Pubblicazioni Economiche Amici Samuel

10/1/2001


Una nuova forma di povertà
(Perché tasse e contributi elevati sono un vero flagello)

Cosa significa essere di sinistra, piuttosto che di destra, oggi? Il vecchio stereotipo vuole sia di sinistra chi sta dalla parte dei lavoratori. La nuova sinistra democratica ritiene che un fattore genetico (ereditario o meno?) suddivida oggi la specie umana in due distinte categorie. Quella dei tendenzialmente egoisti (potenziali evasori fiscali), votanti a destra, e quella dei sociali e partecipativi, votanti a sinistra.

Io penso che destra e sinistra si distinguano oggi soprattutto per:
1.una diversa consapevolezza di quale sia il vero livello medio di prelievo fiscale e contributivo raggiunto oggi in Italia
2.una diversa consapevolezza del perché, e di quanto, tasse e contributi elevati siano “un male” di per sé grave.


Primo punto. Un lavoratore dipendente che costa al suo datore di lavoro 100 lire, pagati i vari contributi INPS (40%), IRPEF, IVA, ICI, varie-auto etc., riesce a consumare effettivamente beni e servizi per un valore di 35 lire. L’aliquota fiscale/contributiva complessiva per redditi medio bassi da lavoro dipendente è del 64-67%, e cioè di due terzi!

Secondo, perché aliquote fiscali tanto elevate producono danni tanto devastanti? Risposta. Un dato livello di benessere materiale richiede la capacita di acquistare un determinato paniere di beni e servizi. Ciascun bene o servizio è prezzato sulla base di un costo del lavoro pari a 100, e se incorpora un’ora di lavoro altrui, costa appunto 100. Un ora del proprio lavoro rende invece 35! Da ciò, la nuova miseria! E da null’altro! Il paniere di fatto consumabile non può che essere minuscolo.

La povertà italiana di oggi è di un genere nuovo. Convive con livelli di produttività del settore privato assai elevati. Con un gigantesco apparato statale dispensatore e sperperatore. Con redditi nominali lordi decenti. Con prezzi proporzionati a questi ultimi, e quindi elevati, da paese “ricco”. E con redditi reali netti sempre meno distanti da quelli di un paese ex-comunista o del terzo mondo.

Perdonatemi la franchezza.

Samuel Magiar

P.E.A.S. sta per: Pubblicazioni Economiche Amici Samuel

7/1/2001

G.mo Dott. Pellanda,
il mio nome è Andrea Millacci. Le allego il mio curriculum in modo
che possa farsi un'idea di quello che sono. Le scrivo questa mail per
farle i complimenti. Ho avuto modo di seguirla in questi anni grazie
ai suoi pregevoli articoli su "Il Giornale" ed anche grazie al suo
Libro Bianco - Ticino 2015, che ho avuto modo di leggere con
attenzione durante la mia esperienza lavorativa presso la Banca
della Svizzera Italiana a Lugano.
Ad essere sincero spero che la mail possa avere un duplice scopo.
Sono convinto che, spesso, la fortuna professionale dipenda dalle
persone che incontri sul tuo cammino, i docenti, i colleghi, i capi
che la sorte ti assegna. Non ho avuto la fortuna di conoscerla
personalmente ma l'idea che mi sono fatto di lei è quella di una
persona per cui, nelle cose che fa e nelle cose che apprezza, i
concetti di Qualità e di Talento, di Merito e di Impegno sono assai
importanti. Queste doti io ritengo di averle. Il mio profilo è
essenzialmente Macroeconomico ma ritengo che quando si parla di
"capitale umano" (specialmente se di giovane età) cio' che piu'
conta sono le potenzialità, le capacità che si è in grado di sprigionare:
sarei onorato se avesse qualche consiglio da darmi o qualche opportunità
da segnalarmi .
Questo è il mio approccio alla vita: sempre pronto a dare una
possibilità al destino e a cogliere quelle che si presentano. Magari
anche questo messaggio potrà essere foriero di opportunità o novità
positive per me.
Le rinnovo i miei complimenti e la ringrazio del tempo che avrà
dedicato a questa mia e-mail.
Andrea Millacci.


Curriculum Vitae: Andrea Millacci

 

Name: Andrea

Surname: Millacci

Date of birth: March 24th, 1974

Place of birth: Grosseto

Nationality: Italian

Address: Via Marche 41 58100 Grosseto


Cell. Number: +(39) 347 500 32 58

 

Education

 

1993-98: Università Commerciale Luigi Bocconi, Milano, Italy

University degree in Political Economics

Specialisation: International Economics. Grade 110/110 with honour.

Thesis “Public and Private supply of Social Services: Qualitative Aspects (Mathematical Models)”

 

Sept1995-Dec1995 Queen Mary and Westfield College of London

Erasmus exchange student program

Econometric Theory, international Trade, Business Economy,

Economies of the less Developed Countries.

 

1988-93: Liceo Scientifico “Guglielmo Marconi”, Grosseto, Italy.

 

 

Career Summary

 

Dec2000-Current :BUC-Banca Unione di Credito, Lugano

Financial Analyst and Portfolio Manager

 

 

 

May1999-Dec2000 :BSI Banca della Svizzera Italiana, Montecarlo

Private Banking.

Private Banking department, working as a junior portfolio manager. Member of the investment committee of the Bank.

 

Jul998-May1999 : BSI Banca della Svizzera Italiana, Lugano

Private Banking.

Five months spent in the Private Banking department, working as a junior portfolio manager.

 

 

Mar1998-Jul1998: BSI Banca della Svizzera Italiana, Lugano

Junior Training, Private Banking.

Attending the Junior Training program.

In office training.

 

 

Personal Details

 

Language Knowledge:

Italian mothertongue

English advanced

French intermediate

 

 

Computer Knowledge:

 

Windows 98

Windows NT

Excel, Word

PowerPoint

Reuters

Bloomberg

 

Hobbies

Basket, Hockey and Soccer. Music, especially Rock.. Theatre and Cinema.Internet and Computer.

Further notes

Funder of an University Student Group “Università Liberale”.

Been elected student representative during University.

Strong interpersonal skills and team-working capabilities acquired.

Fast adaptability to strong pressure environment.

Socialismo, Mercato e Calcolo Economico

4/1/2001

Gentile Signor Pelanda,
da quando l'ho scoperto, ho letteralmente "saccheggiato" il
suo sito leggendomi tutti gli articoli di politica estera, della quale sono un grande
appassionato: molte delle sue riflessioni e delle sue conclusioni sono, da tempo, anche
le mie, ma alcune delle sue considerazioni non mi trovano completamente d'accordo.
Do per scontate varie premesse che comunque lei conosce bene
perchè sono le stesse dei suoi ragionamenti e salto al punto:
non credo al "ricatto tecnologico" USA verso l'Europa:
secondo me lo Scudo Antimissile (APMB) è una "carta truccata" come già le Guerre Stellari di
Reagan.

Si basa sull'ipotesi di minaccie in astratto possibili ma in
pratica assai difficilmente attuabili da qualsiasi Stato o Organizzazione: la Cina è "cattiva" ma saggia, gli arabi integralisti ma
succubi, le mafie se ne fregano, Bin Laden sa che è più efficacie il terrorismo a
"bassa intensità" senza follie da film hollywoodiano...
In sintesi, chi vorrebbe attaccare gli USA in grande stile
(senza essere prima bruciati
dal controspionaggio?) è troppo debole e/o stupido, chi
potrebbe/potrà è troppo saggio.

Questo per la parte "politica".
Credo poi che anche tecnicamente lo Scudo sia un buco
nell'acqua: ho seguito la vicenda su riviste specializzate lette in biblioteca d'Aeronautica a
Milano e pare che a tutt'oggi gli esperimenti siano sostanzialmente fallimentari
e con scarse possibilità di miglioramento (anche in 10 anni), vista l'estrema
complessità del problema di centrare un razzo con un'altro missile...

Di vero, in tutta questa storia, ci sono, ora, solo i milioni
di dollari elargiti a Boeing, Lockheed-Martin & co.: insomma, sussidi pubblici
surrettizi: e poi hanno il viso di metterci in croce perché l'A380 ha anche
finanziamenti statali!
Faccio notare che, nato da poco il progetto APMB, è stato
tagliato quello degli aerei ipersonici, finanziato per ben 10 anni e che voleva avere dei
diretti ritorni commerciali...dove sta il trucco?
Infine, di tutto questo gli americani sono ben consci, visto
che sulle "loro" riviste non perdono occasione di fare le buccie ad Airbus Industrie,
male organizzata, semi-statale, lanciata in progetti di inutile "grandeur" (A380)...è invece
essenziale realizzare quest'aereo, per poter domani costruire i grandi cargo
militari a lunghissimo raggio.

Insomma, io non credo che il divario tecnologico (militare)
sia così grande: manca invece la capacità (intellettuale) di organizzare e guidare
forze armate di raggio intercontinentale...speriamo che arrivi presto una guida
politica unitaria e che
basti a riparare a questa mancanza.

Lei cosa ne pensa?
Mi scusi per la lunghezza eccessiva e per la prova un po'
libera...ho cercato di sintetizzare;

cordialmente suo,
Giovanni Briganti

FB TW

(c) 1999 Carlo Pelanda
Contacts: letters@carlopelanda.com
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