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Carlo A. Pelanda
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Carlo Pelanda: 2005-9-12L' Arena,
Giornale di Vicenza,
Brescia Oggi

2005-9-12

12/9/2005

La priorità di nuove scelte per l’energia

Proporre scenari futuri è sempre un azzardo perché la complessità del mondo è superiore a quella che si riesce a chiudere ed inquadrare entro una matrice di analisi. Ma, nonostante questa avvertenza, si può affermare che il costo dell’energia prodotta attraverso petrolio e metano tenderà ad aumentare in modo costante perché il suo prezzo sarà determinato da una domanda globale che crescerà tanto quanto i limiti massimi di offerta e, senza nuove fonti, di più. Il calcolo di quante riserve esistano nel pianeta dipende anche dal prezzo. Per esempio, a 10 dollari al barile di petrolio ce ne sono un tot, ma a 60 o 100 ve ne sono molte di più perché scatta l’incentivo ad estrazioni che richiedono investimenti maggiori. Tuttavia, prima (40 anni) o poi (120) i carburanti fossili si esauriranno se la domanda globale continuerà a crescere ai ritmi attuali. Spinti verso l’alto dallo sviluppo di Cina ed India che si aggiunge a quello delle nazioni già industrializzate. Più precisamente, due miliardi e mezzo di persone che fino a poco fa non consumavano tanta energia d’ora in poi lo faranno sempre di più. Tale tendenza, appunto, farà restare mediamente in rialzo costante il prezzo di petrolio e gas anche considerando recessioni che ne riducano temporaneamente la domanda. Ed implica una svolta epocale: dalla società con energia a basso costo ed abbondante stiamo passando a quella dove l’energia stessa rischia di diventare scarsa e con prezzi destabilizzanti. Scenario anticipato decenni fa, ma mai preso veramente sul serio per il fatto che la fine del petrolio appariva remota. Lo è ancora, ma il limite futuro comincia ad influire sui prezzi del presente e ciò genera la priorità della politica energetica.  

Una priorità vincolata dal fatto che le nuove fonti energetiche alternative non potranno sostituire il sistema basato sul petrolio in poco tempo. Quindi, mentre si predispongono, bisognerà gestire per 20 – 30 anni l’impatto dei prezzi energetici in rialzo ed i problemi geopolitici connessi. Gli Stati Uniti hanno varato una politica di maggiore autonomia energetica accrescendo la ricerca di petrolio e gas entro il loro territorio e dintorni controllabili. Ma non basterà. La Cina, con poche risorse interne, sta attuando una politica estera più aggressiva per assicurarsi le forniture di idrocarburi. I Paesi europei stanno tentando di ridurre la dipendenza dal petrolio islamico, ma aumentando quella dal gas russo. In sintesi, la questione energetica influenzerà sempre di più le relazioni internazionali, quanta pace o guerra ancora non si sa. Ma al lettore interessa anche capire se in questa complessità politica e tecnica, peggiorata dalla totale finanziarizzazione del mercato petrolifero che causa rialzi speculativi di picco sulla base dell’aumento costante dei prezzi in prospettiva, ci sarà una possibilità di contenere, in Italia ed eurozona, l’inflazione energetica. In teoria sì potrà, con la seguente formula: più energia nucleare nei prossimi 30 anni, abolizione progressiva delle tasse sui carburanti – che pesano per 2/3 circa sul prezzo al consumo - nei prossimi venti anni, ricerca di nuove tecnologie sia per il risparmio di energia sia per la sua generazione in tutti i modi possibili. Ma si è visto nel recente eurosummit di Manchester che i ministri economici non pensano di poter fare a meno del gettito fornito dalle tasse sui carburanti. In Europa, poi, perdura l’assurda demonizzazione dell’energia nucleare e non si notano programmi consistenti per la nuova efficienza energetica. In conclusione, il mix di politiche energetiche che potrà salvarci è già individuabile, ma la sua priorità non è ancora riconosciuta.       

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