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Carlo A. Pelanda
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Libero

2012-5-8

8/5/2012

Hollande è sia un problema sia un’opportunità per l’Italia

Il governo Monti si è preparata da tempo alla vittoria di Hollande intepretandola come opportunità di fare asse con la Germania, cercando un vantaggio da cui trarre anche benefici economici, in una situazione in cui quello con la Francia potrebbe indebolirsi per le posizioni anti-rigore ed anti-tedesche annunciate dal socialista neo-eletto. Valutiamo.

La priorità di Hollande sarà quella di aggirare il trattato “Fiscal Compact” che obbliga le euronazioni al pareggio di bilancio ed a ridurre il debito per un ventesimo ogni anno fino a raggiungere il 60% del Pil. Ora il debito è circa dello 86%. Ed il deficit annuo sta viaggiando attorno allo 4,5% del Pil, questo stagnante. Tutte le promesse elettorali fatte da Hollande sono in contraddizione con questo trattato. Nella tradizione francese c’è l’abitudine ad usare la relazione privilegiata con la Germania per coprire violazioni delle euroregole. Per esempio, se uno analizza a fondo il debito pubblico francese troverà che questo è ben oltre il 100% del Pil, qualcuno stima sia perfino al 146%, per il modo con cui vengono organizzate le voci di bilancio e di posizione debitoria ammessa. Se l’Italia facesse la stessa cosa sarebbe eurobombardata. Ma Parigi può contare, appunto, su una specie di diritto di eurosignoraggio. E secondo me Hollande continuerà questa tradizione di truccare i conti e di contare sull’appoggio di Berlino per oscurare la cosa. Ma qualcuno potrebbe far notare a ragione che il neo-presidente è stato molto insistente nel volere che la Bce abbia il permesso di comprare debito degli Stati, cosa ora vietata dai trattati, e che la Germania sia più disponibile a conferire risorse per programmi di sviluppo europeo, da intendersi principalmente collocati in Francia. Probabilmente farà una forte pressione a porte aperte, ma per costringere la Germania, a porte chiuse, a dare alla Francia un salvacondotto speciale in cambio della rinuncia francese a pressarla. In questo scenario la Francia farebbe finta di avviare un riequilibrio dei suoi conti, con qualche aumento selettivo e simbolico di tassazione, ma lasciando inalterato l’alto deficit con il quale finanziare le tutele, già per altro elevate. Ma i mercati lascerebbero mantenere ad una Francia già minacciata di declassamento della qualità del suo debito un deficit annuo elevato? Difficile, ecco perché Hollande dovrà aggiungere qualcosa di veramente stimolativo nell’accordo con la Germania. La possibilità di Hollande di fare questo gioco con Berlino dipende parecchio da Roma. Se questa farà asse con Berlino, Parigi avrà molti problemi a spuntarla e dovrà fare un po’ più di rigore, rischiando una rivolta sociale. Ma difficilmente Berlino rinuncerà all’asse con la Francia. Se questa prendesse un atteggiamento di contenimento del potere tedesco, infatti, troverebbe subito Londra (e l’America) schierate al suo fianco e Berlino si troverebbe isolata ed in difficoltà. L’alleanza con Roma, tra l’altro su un progetto di rigore depressivo che tutto il mercato globale sta contrastando, non bilancerebbe questo problema. E Roma sarebbe penalizzata. Se, d’altra parte, facesse asse con Parigi questa certamente la tradirebbe usandola per rinforzare l’accordo con Berlino. Quindi non prevedo cambiamenti di assetto geopolitico. Inoltre temo un peggioramento della situazione europea a causa di una Francia socialista che certo non farà crescita né ordine, con danno per l’Italia. Tuttavia c’è una speranza. Hollande, come detto sopra, dovrà trovare un modo per fare più crescita e l’unico sarà quello di permettere alla Bce di comprare i debiti degli Stati e, conseguentemente, svalutare l’euro, così chiudendo la crisi del debito, nonché quella bancaria collegata, e inducendo più crescita via flessibilità del cambio. Un accordo a tre su questo punto salverebbe tutti. Roma dovrebbe puntare su questa soluzione e non ad assi con l’uno o l’altro.

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