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Carlo A. Pelanda
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2011-11-7

7/11/2011

L’Italia deve cambiare, ma la Germania di più

Da un lato, i governi italiani di destra e sinistra negli ultimi 15 anni hanno responsabilità pesantissime per non aver cambiato una situazione di debito troppo elevato combinato con crescita troppo bassa dell’economia nazionale. Dall’altro, il fatto che il mercato finanziario abbia dubbi sulla capacità prospettica dell’Italia di ripagare il proprio debito pubblico dipende più dal fatto che l’eurosistema dominato dalla cultura economica tedesca non voglia creare garanzie “di ultima istanza” e soluzioni positive ai problemi delle sue nazioni, mentre lo potrebbe.

Sarebbe bastato creare una eurogaranzia di 360 miliardi di euro, un’inezia per l’eurosistema,  sulla totalità del debito greco per evitare il contagio di sfiducia su altri eurodebiti. Il come è importante. Non un fondo salvastati, ma un cambio dello statuto della Bce per darle il permesso di operare come prestatore di ultima istanza. Il mercato avrebbe fatto il seguente calcolo: la capacità della Bce di fare interventi di emergenza, quali comprare o garantire titoli di debito, è stimabile in circa 6 trilioni di euro. I debiti dei Paesi più a rischio o perché ad economia debole (Grecia, Portogallo e Spagna) o perché di volume troppo elevato pur avendo un’economia forte (Italia) sono complessivamente inferiori a tale cifra. Quindi un Bce con piena capacità di agire nel ruolo di prestatore/garante di ultima istanza, come la Riserva federale statunitense, sarebbe stato un segnale al mercato che era inutile speculare al ribasso sugli eurodebiti o non necessario fuggire da essi. Infatti il mercato non aggredisce o abbandona il debito statunitense nonostante abbia raggiunto il 120% del Pil (se inclusi i debiti degli Stati locali) ed il fatto che l’America sia in stagnazione. Ma la Germania si è opposta. Non solo. Al riguardo della Grecia ha voluto mescolare l’intervento di salvataggio con quello di punizione,  dando al mercato il messaggio devastante che il debito di una euro-nazione sarà lasciato andare in insolvenza per il 50-60%. Il mercato ha trasformato questo esempio in profezia negativa sull’Italia ed è fuggito dal suo debito nonostante la capacità tecnica di ripagarlo e di arrivare al pareggio di bilancio nel 2013 per non farne di più.  Ma perché Berlino fa questi errori madornali? Non li considera errori, ma buona condotta economica da tenere in qualsiasi situazione, indipendentemente dalla realtà: (a) evitare anche un minimo rischio di inflazione, cosa che in effetti ci sarebbe se la Bce avesse il permesso di stampare di fatto moneta comprando titoli di debito; (b) mantenere l’ordine economico (disciplina di bilancio) a qualsiasi costo, anche quello dell’impoverimento; (c) punire chi è disordinato per dissuasione futura. Tale dottrina viene definita “idealismo economico” ed ha il difetto di non adeguarsi alla realtà e, quindi, di creare disastri per irrealismo. Per esempio, la svalutazione dei titoli di debito costringe le banche che li posseggono a ricapitalizzarsi e quindi a ridurre gli impieghi, creando una crisi del credito che sarà concausa principale della recessione nel 2012 in Italia. Il caso peggiore si può ancora evitare mettendo la Germania di fronte alle sue responsabilità e dando all’euro un’architettura politica realistica: (a) modificare lo statuto della Bce aggiungendo alla missione di difesa dall’inflazione quelle di stimolazione dell’economia e di prestatore di ultima istanza; (b) creare un centro di governo unico dell’economia nell’Eurozona con propri bilancio e capacità fiscali con la missione di riequilibrare le condizioni economiche nell’area. O così o l’euro difficilmente potrà durare.   

(c) 2011 Carlo Pelanda
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