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Carlo A. Pelanda
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2008-12-22

22/12/2008

La crisi è grave ma ne usciremo

Molti lettori vorrebbero trovare sotto l’albero il dono di una chiara precisazione sul quando la crisi recessiva finirà. Tento. 

La recessione, violentissima da settembre, è causata dalla caduta repentina della domanda globale a causa del cedimento del mercato interno statunitense che la reggeva. I Paesi esportatori sono tutti in crisi grave. Per uscirne ci sono due modi: (a) Asia ed Europa compensano con più crescita interna la mancanza di quella trainata dalla locomotiva americana ora ferma; (b) L’America ritorna a crescere velocemente e ricomincia a tirare il resto del mondo come negli ultimi 60 anni. Qualche giorno fa Cina, Corea del Sud e Giappone hanno siglato un accordo di triplice cooperazione per stimolare l’economia dell’area. Qualcosa faranno, ma è probabile che non riescano a sostituire con crescita propria quella venuta a mancare. Il Pil di tutti e tre i Paesi dipende per quasi il 40% dall’export in generale e per il 30% da quello verso la sola America. Difficile che in poco tempo riescano a cambiare modello economico. L’eurozona è in una condizione simile. Quindi è più realistico valutare la seconda opzione. Per fortuna l’America sta facendo di tutto e di più, e ancor di più quando Obama si insedierà alla Casa Bianca il 20 gennaio, per rimettere in crescita l’economia. L’autorità monetaria ha portato il costo del denaro a zero, il governo sta salvando banche ed industrie, Obama ha promesso ulteriori stimoli fiscali e megaprogrammi di investimenti pubblici. Una tale dose di reflazione avrà certamente effetti sulla crescita, pur gravissima e strutturale la crisi interna ancora in fase di sfogo. Pertanto possiamo segnare sul calendario 2009 che entro l’anno l’America uscirà dalla crisi e tornerà a crescere. Il primo appuntamento con la ripresa è il secondo trimestre del 2009, con chiari segni a giugno o ad ottobre. Se ciò avverrà sentiremo gli effetti benefici in Europa verso la fine dell’anno o all’inizio del 2010. Ma chi darà i soldi all’America in forma di acquisto dei suoi titoli di debito pubblico? L’Asia, Cina in particolare, sarà costretta volente o nolente a farlo per finanziare l’importatore delle sue esportazioni. Pertanto l’America finanzierà con debito sostenuto, principalmente, dal capitale asiatico  la riparazione e ripartenza della locomotiva. E’ credibile tale scenario? Da un lato ci sono parecchie perplessità, in particolare asiatiche, proprio sul finanziamento dell’enorme indebitamento stimolativo americano e sulla tenuta del dollaro, quindi sulla attrattività dei titoli di Stato denominati in questa valuta. La politica monetaria ed economica americana adottata per l’emergenza promette di creare future bolle ed inflazione. Ma il punto è che non c’è altra alternativa che quella di far ripartire la locomotiva americana per rigonfiare la domanda globale e la crescita degli esportatori. Per questo il sistema verrà ricostruito come era prima e noi usciremo dalla recessione alla fine del 2009 o ai primi del 2010. Resistere fino ad allora e poi sollievo. Ma l’America non necessariamente riuscirà a tirare nuovamente tanto e tutta l’economia mondiale perché ha bisogno di riparazioni strutturali che ne limiteranno le capacità di importazione. Pertanto la vera uscita duratura della crisi avverrà quando Asia ed Europa riusciranno a fare più crescita interna e così contribuire di più al volume dell’economia globale. Ma questo è uno scenario per dopodomani, ora accontentiamoci della buona probabilità che domani usciremo dalla crisi, cosa che permette la ripresa dell’ottimismo già oggi.

(c) 2008 Carlo Pelanda
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