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Carlo A. Pelanda
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2007-12-31

31/12/2007

Economia 2008: non migliora, ma nemmeno peggiora.

Chi scrive fa per mestiere scenari previsivi. Sfera magica? No, l’arte è quella di  rilevare le tendenze in atto nella realtà e proiettarle. Si tratta più un’analisi dinamica del presente che di una vera e propria previsione del futuro. Infatti questa tipologia di scenari ancorati ai fatti correnti implica il loro aggiornamento continuo su base, per lo più, semestrale. Con questa premessa vediamo lo scenario economico per il 2008.

Ai lettori, immagino, interessa sapere se ci sono macrocrisi in arrivo, se aumenteranno i costi (tasse, mutui, inflazione, tariffe, ecc.) e se ci sono pericoli sul lato dell’occupazione. Il 2007 si chiude con una serie di fatti che fanno temere gravi crisi nel 2008. In realtà la loro probabilità non è elevata, al momento. Lo scoppio di una guerra con l’Iran per annichilirne il potenziale nucleare, con conseguente alto rischio di una crisi petrolifera e recessiva globali, è un’eventualità che, pur non escludibile, appare oggi più remota di qualche mese fa. Gli Stati Uniti stanno faticosamente iniziando a “vincere” in Irak avendo calmato, con l’aiuto determinante dei sauditi, la guerriglia islamica-sunnita. La minaccia di attacco all’Iran è uno strumento di pressione per ridurne il supporto alle milizie sciite in Irak che, infatti, sono al momento meno aggressive sia nella guerra civile contro i sunniti sia contro le truppe americane. Tale tendenza rende razionale pensare che l’Amministrazione Bush, con l’interesse primario a finire il mandato (nel gennaio 2009) potendo dichiarare “vittoria” in Irak, non voglia scatenare altre crisi e che, anzi, tenti di chiudere quella percepita più rilevante. Inoltre il rischio di destabilizzazione del Pakistan è crescente e ciò consiglia di congelare il teatro più che di scaldarlo. Altre fonti possibili di crisi sono l’implosione economica della Cina e l’ipotesi di recessione negli Stati Uniti. Ma la prima è rinviata, eventualmente, al 2009/10 e la seconda appare non preoccupante. Anche la caduta del dollaro sembra vicina al punto di rimbalzo. Una fonte di possibile crisi globale nel breve termine potrebbe essere quella bancaria dovuta alla finanziarizzazione dei mutui americani insolventi. Molte banche (non italiane) potrebbero avere nei bilanci perdite enormi. Soprattutto, non è chiara l’entità del “buco” e nessuno presta più denaro. Per tale motivo è aumentato nei mesi scorsi il saggio di interesse delle operazioni interbancarie e, di conseguenza, il costo dei mutui a tasso variabile. Ma le Banche centrali stanno fornendo montagne di liquidità al sistema finanziario per evitare la crisi del credito, i “fondi  sovrani” sono entrati nelle proprietà delle banche più nei guai (anche se questo presenta un nuovo pericolo prospettico) ed i governi europei ed americano hanno varato misure di sostegno alle famiglie appesantite da mutui insostenibili. Pertanto è probabile che la rata del mutuo variabile scenda verso aprile. Al riguardo delle tasse dirette il governo Prodi ha raggiunto un massimo tollerabile che difficilmente potrà superare senza pregiudicare consumi e crescita. Quindi è probabile che non le alzerà più anche se non è in vista una loro riduzione. Per le tariffe e tasse indirette, invece, la tendenza è al rialzo, ma per piccole percentuali. In sostanza, non cambierà molto la condizione che già le persone conoscono. Il costo dell’energia non dovrebbe salire di molto, se non vi saranno crisi geopolitiche. Forse scenderà di un po’. Date queste condizioni, a parte una contrazione nel settore immobiliare, la disoccupazione non aumenterà. Il mondo non migliora, ma nemmeno peggiora. Riuscirete a sopravvivere anche nel 2008, restate sereni.

(c) 2007 Carlo Pelanda
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