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Carlo A. Pelanda
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2019-11-11

11/11/2019

La razionalità economica dell’ecoadattamento

Cosa succederebbe se le nazioni che pur hanno siglato il trattato di Parigi (2015) sulla riduzione delle emissioni che creano un effetto serra, cioè di riscaldamento, nel pianeta non riuscissero a farlo in quantità e/o tempi utili per evitare l’innalzamento del livello del mare causato dallo scioglimento dei ghiacci con conseguenze di impraticabilità dei territori per circa il 70% della popolazione mondiale che vive in zone costiere? Chi scrive sta lavorando con altri ricercatori su uno scenario economico nel caso si realizzasse questa eventualità: sarebbe una catastrofe. Il nordest italiano sarebbe tra le aree più devastate del pianeta. Lo studio è stato attivato perché i dati più recenti mostrano una decrescente probabilità che si riesca a ridurre le emissioni entro il 2030-50 allo scopo di contenere l’aumento della temperatura media del pianeta entro un grado e mezzo, nel 2100, il cui impatto fisico sarebbe gestibile. Solo l’Ue sta cercando di rispettare gli accordi anti gas serra, ma con difficoltà per la frizione tra ecostandard e attività produttive, il resto del mondo più lento o indifferente. Pertanto è crescente il rischio che la temperatura aumenti tra i 2 e 4 gradi in un secolo, ma con fenomeni visibili molto prima, tra cui l’incremento di intensità dei fenomeni atmosferici vista la maggior quantità di vapore acqueo nell’atmosfera. Per questo stanno aumentando i casi dove amministrazioni regionali e comunali di tante nazioni, e nazioni stesse in consorzio come i Paesi nordici, predispongono piani di “ecoadattamento” alla (possibile) nuova situazione climatica e territoriale futura non credendo, o non del tutto, all’efficacia del taglio delle emissioni e prendendo precauzioni. Tale scelta – continuare nei tagli delle emissioni, ma preparare grandi opere che riducano gli impatti nel caso peggiore – appare quella più razionale. Infatti, se si inserisce nelle simulazioni una difesa del territorio dalla penetrazione del mare, considerando che il problema si sviluppa in decenni e che la soluzione può essere calibrata in base a dati evolutivi, è molto elevata la probabilità di evitare disastri. I costi per le difese territoriali sono spalmabili nel tempo e trasformabili in investimenti per una modernizzazione infrastrutturale. In conclusione l’ecoproblema economico è enorme se ci si affida alla sola strategia del taglio delle emissioni. E’risolvibile, invece, se questa viene integrata con quella di ecoadattamento.

(c) 2019 Carlo Pelanda
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