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Carlo A. Pelanda
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2019-9-2

2/9/2019

Governo ombra del centrodestra per ridurre i danni di quello rossogiallo

Il centrodestra dovrebbe formare un “governo ombra” sufficientemente organizzato sia per contrastare proposte normative pericolose sia per controproporre soluzioni nonché addestrarsi a governare. Questi governo e maggioranza, infatti, sono sospettabili di poter causare danni gravissimi alla nazione. Mostrano insufficiente esperienza, con il rischio che le burocrazie ministeriali – spesso inerti oppure condizionate da soggetti esteri o di business privato – li manovrino come marionette, più del solito. Nell’esecutivo “rossogialloviola” c’è un eccesso di influenza comunista in snodi critici dell’economia, peggiorata dalla riesumazione di un meridionalismo assistenziale distruttivo dei potenziali del Sud oltre che del Nord e da un ambientalismo non calibrato con i requisiti dello sviluppo. Il tutto poi è aggravato da un personale parlamentare che è in ansia per il futuro lavorativo e incline a scambiare favori, producendo un disordine che poi aumenta la dissipazione della spesa pubblica, già troppa. In sintesi, ci vuole un presidio più forte della normale opposizione e più compatto e coordinato tra i partiti del centrodestra.

Prima di segnalare i temi più critici va detto che il nuovo governo, con mia sorpresa e sollievo, ha iniziato bene nel settore dell’industria militare che ha un valore centrale nello sviluppo della competitività dell’industria tecnologica residente: ha dato il via libera alla partecipazione dell’Italia al progetto britannico Tempest, cioè di un cacciabombardiere di sesta generazione in contrapposizione al programma franco-tedesco dove l’Italia sarebbe rimasta non invitata o comunque inclusa in ruoli solo marginali, perdendo profilo in almeno 70 tecnologie critiche. Ovviamente il settore va monitorato attentamente perché c’è il rischio che tale ottima scelta sia un caso unico e prevalga la pressione, in particolare, francese per conquistare o escludere da risorse europee anche stanziate dall’Italia l’industria tecnologica italiana, comprimendola.

Su tutto il resto il governo ha iniziato malissimo, in particolare in materia economica. Sono consapevole di rischiare il pregiudizio ideologico nei confronti di un ministro dell’Economia comunista. Ma quando fa intendere, in estrema sintesi, che toglierà circa l’1% del Pil italiano al mercato in forma di più tasse e/o meno sconti fiscali in un momento dove il Pil stesso avrà crescita zero nel 2019 e al massimo dello 0,4% - stime OCSE recenti – nel 2020, ma è probabile una revisione al ribasso, devo segnalare, sperando di essere smentito, il sospetto di poca consuetudine con la politica economica stimolativa, tipica dell’impostazione comunistoide e/o burocraticista. Per esempio l’idea di togliere gli sgravi fiscali ai carburanti per usi agricoli e di autotrasporto, che implica la messa in crisi del settore, è assolutamente da contrastare. Non porto critica alla priorità di mantenere il deficit entro soglie eurocompatibili perché il livello del debito italiano è tale da non lasciare altra via per mantenere la fiducia dei mercati che è correlata alla percezione di tutela/garanzia dell’Italia da parte di Ue e Bce. Capisco anche l’euroscambio: la Bce compra eurodebiti, tra cui quello italiano, di fatto garantendolo e riducendone conseguentemente il costo per il bilancio statale, e in cambio l’Italia mostra piena euroconfomità. Ma critico la mancanza di proposte stimolative. Per esempio, quella di un fondo per investimenti pubblici in deficit fuori bilancio per strade, prevenzione idrogeologica e sismica, ecc. Se non si trova un modo per capitalizzare investimenti come si può pensare di far crescere il Pil? Bastano i risparmi sul costo del debito? Non bastano. Fino che l’Italia non ridurrà il debito sia con operazioni di valorizzazione e cessione graduale del patrimonio (che non sono recessive) sia trovando più spazio di bilancio per finanziare la crescita via più detassazione e investimenti, la sua economia e forza negoziale resteranno compressi con esiti di declino nazionale. Se un governo non dice questa verità e non cerca soluzioni è criticabile o di incompetenza o di visione corta.  La soluzione di ridurre i costi del debito attuata dalla Bce è in realtà un veleno: distrugge il risparmio in Germania e Paesi nordici con tassi negativi spaccando l’Ue tra ordinati e disordinati, destabilizzando l’euro. Sarebbe una soluzione vantaggiosa per Germania e Italia, invece, chiedere all’Ue un contratto speciale temporaneo, espansivo, per l’Italia stessa affinché possa derogare dai limiti di deficit per 5 o 7 anni, in combinazione con valorizzazioni anti-debito del patrimonio, in modi concordati e garantiti da un eurobollino blu. Ovviamente non mi aspetto da questo governo la capacità di concepire tale o simili soluzioni differenziali che combinano gli interessi di de-debitazione e sviluppo dell’Italia con quelli di stabilità del sistema europeo. Ma me lo aspetto da un futuro governo di centrodestra perché si è addestrato a farlo durante il periodo di opposizione, armonizzando le diversità dei partiti componenti e così replicando a livello nazionale la convergenza di buongoverno che si vede nelle Regioni.

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