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Carlo A. Pelanda
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2018-10-20

20/10/2018

Ora è il momento giusto per riconvergere con mercato ed Ue

Qualcuno sta aiutando l’Italia. Chi, perché e quale il segnale di cui tener conto?

 Le agenzie statunitensi che danno il voto di affidabilità al debito pubblico stanno, di fatto, comunicando agli attori di mercato che non c’è un rischio di insolvenza nel prevedibile futuro, pur dubitando dell’efficacia del progetto di bilancio 2019 – 21. Fitch ha rinviato la valutazione, Moody’s ha abbassato il voto, ma emettendo una previsione di non peggioramento e Standard & Poor’s ha mantenuto il voto precedente, “solo” facendo una previsione negativa, ma non troppo carica. Da un lato, la forza dell’economia italiana, in particolare il surplus commerciale e l’elevato risparmio, è un dato positivo di cui un’analisi seria deve tener conto. Dall’altro, cinque anni di precedente malgoverno senza riforme di efficienza e con aumento enorme del debito, combinati con un nuovo progetto di rilancio in deficit della crescita via tanto assistenzialismo e insufficiente detassazione stimolativa, senza un piano di taglio o riallocazione produttiva della spesa, giustificano seri dubbi.  Ma le agenzie – che, piaccia o non piaccia, hanno un’influenza reale sui flussi globali di capitale - li hanno attutiti per motivi geopolitici e tecnici. Una crisi italiana non contenuta innescherebbe un patatrac mondiale che farebbe perdere soldi a tutti. Inoltre, essendo l’industria italiana fortissima, ora si possono comprare gioielli con mediamente il 30% di sconto, ma facendo profitto solo se il sistema rimbalza, cosa che implica una crisi non troppo acuta né lunga. Il capitale di investimento statunitense è anche spinto dall’interesse geopolitico dell’America di avere un alleato nell’Eurozona, dopo l’uscita di Londra, per limitare la divergenza atlantica di Francia e Germania. Infatti la prima vuole pressare l’Italia, e comprarla, per impedirlo. Ma la seconda, invece, sembra, avvicinarsi. Vedremo, ma per il momento America e attori in dollari stanno aiutandoci.   

Anche la Bce sta dando un aiuto indiretto all’Italia, confermando il rinnovo dei circa 400 miliardi di titoli di debito italiani (e degli altri) che ha comprato nei due anni passati anche quando finirà tale programma speciale. Il numero complessivo di titoli flottanti sul mercato sarà minore e ciò favorirà il contenimento dello spread sotto i 400 punti, considerando che se va oltre il sistema bancario italiano, che ha in bilancio titoli valutati al valore di mercato corrente, dovrebbe ricapitalizzarsi e/o restringere il credito, mandando in recessione violenta il sistema economico.

Circa un terzo, io penso di più, dello spread dipende dalla percezione diffusa nel mercato che il governo voglia uscire dall’euro perché così sono interpretate le espressioni conflittuali tra politici italiani ed europei. Da qualche giorno all’interno della Ue ci sono pressioni – Merkel in particolare che punta ad evitare una crisi dell’Eurozona e predisporre un’alleanza postelettorale tra Partito popolare ed alcune forze nazionaliste nel prossimo Parlamento europeo - per limitare l’aggressività nei confronti dell’Italia. Poiché questo fatto, se confermato, aiuterà a modificare la percezione del mercato – e sta iniziando a farlo – sarebbe controproducente che i politici italiani continuassero l’aggressività non cogliendo l’aiuto indiretto portato da questa situazione che potrebbe posizionare lo spread più vicino ai 200 che ai 300, numero insoddisfacente, ma meglio sostenibile per lo Stato, le banche e l’economia italiana tutta. E se il governo riuscisse a limitare la parte dissipativa del suo progetto rendendo più credibile quella espansiva, allora questi aiutini esterni permetterebbero di minimizzare le correzioni al progetto stesso rendendo meno difficile ad una maggioranza di incompatibili, cioè sviluppisti e de-sviluppisti, restare coesa, almeno per il tempo in cui un governo stabile serve assolutamente per tenere l’Italia a galla. Dopo bisognerà riqualificare la maggioranza.

(c) 2018 Carlo Pelanda
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