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Carlo A. Pelanda
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2018-1-2

2/1/2018

L’Ue dovrebbe agire per evitare il suicidio geopolitico dell’America

La difesa del primato globale dell’America elaborata dall’Amministrazione Trump appare inadeguata. In realtà non è una strategia organizzata come lo fu quella imposta a Obama, nel secondo mandato, da una burocrazia imperiale competente: creare due mercati americocentrici, uno nel Pacifico (Tpp) e l’altro nell’Atlantico (Ttip), per dominare il più grande blocco economico e commerciale del pianeta e grazie a questo esercitare un signoraggio sugli standard e sulla finanza mondiali. In particolare, c’erano nel piano di inizio 2013 tre idee forti. Configurare il trattato economico con l’Ue per creare un mercato unico con standard comuni, consolidando per effetto scala il loro potere condizionante sul resto del mondo. Costruire un mercato internazionale con standard di commercio simmetrico talmente grande da costringere la Cina a piegarsi ad essi. Rendere sostenibile la centralità globale americana imponendo il riequilibrio commerciale agli alleati. Paradossalmente, il piano Obama fu molto più consistente del non-piano Trump, che finora ha solo smontato quello di Obama stesso, per rendere l’America di nuovo grande. Il non-piano Trump, infatti, si limita a regolare gli accessi al mercato interno senza chiare idee di influenza geoeconomica, lasciando così uno spazio vuoto nel globo. Alla richiesta di spiegazioni per questo suicidio geopolitico, che mette nei guai l’Europa, il Giappone ed anche la Russia assediata e sempre più dipendente dalla Cina, le risposte sono state o che l’America adesso pensa agli affari suoi oppure che saprà contrastare l’espansione cinese a beneficio degli alleati, portando ad esempio il blocco della sua penetrazione nel mercato statunitense e altrove. Tali risposte hanno spaventato molti alleati per l’esibizione di una incapacità totale di pensiero strategico. Ed hanno alimentato uno scenario di medio termine, e non di lungo, in cui le nazioni del “capitalismo democratico” perderanno il dominio degli standard globali tecnologici, industriali, finanziari, ecc., lasciandolo nelle mani di quelle del “capitalismo autoritario”, per difetto di scala causato dalla non volontà statunitense di integrarsi con le altre democrazie. Tale scenario dovrebbe mettere in moto un piano strategico europeo e G7 per riprendere i negoziati bilaterali di mercato integrato euroamericano, poi estendibile ad altre democrazie, trovando un modo per portare Trump al tavolo, perché sarebbero Ue e Giappone a pagare il prezzo più alto della temporanea imbecillità strategica dell’America. Mosca, questa volta, non saboterebbe e Londra convergerebbe

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