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Carlo A. Pelanda
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LaVerità

2017-10-30

30/10/2017

La politica usi meglio il regalo Bce all’Italia

Nella scelta da parte della Bce, la settimana scorsa, di prolungare l’acquisto di titoli di debito dell’Eurozona nel 2018, pur in quantità più ridotte, è stata salvifica per l’Italia la decisione di non fissare una scadenza per tale, e altre, politiche monetarie espansive. Il punto: quegli attori del mercato finanziario che si stavano preparando a speculare contro l’Italia, indebolita da un enorme debito pubblico non bilanciato da una sufficiente, pur in miglioramento, crescita del Pil, ora dovranno fare i conti con una Bce che mostra la volontà e ha i mezzi tecnici per contrastarli. Il mercato, infatti, stava considerando due eventi negativi per l’Italia: l’incertezza sulla governabilità dopo le elezioni combinata con la fine dell’ombrello Bce a protezione, di fatto, dei debiti in euro. L’evento speculativo si sarebbe realizzato come aumento del costo di rifinanziamento del debito (almeno 400 miliardi nel 2018) per incremento del rischio, e quindi dei rendimenti, con il pericolo di creare una situazione depressiva come nel 2011. Inoltre, la fragilità dell’Italia resta un’opportunità agli occhi del mercato speculativo per mettere in crisi l’Eurozona e costringere la Bce a salvarla con inondazioni di liquidità che poi per il mercato stesso è facile trasformare in megaprofitti. Lo è un po’ meno dopo il recente aumento del voto di affidabilità deciso dalle agenzie di rating. Ma il capitale internazionale che è affluito in Italia – Borsa in particolare – in notevoli quantità da fine 2015 in poi grazie alla garanzia della Bce e quello nazionale che si è aperto di più a nuovi investimenti, aiutando la ripresa, restano attenti al “rischio Italia”, pronti a fuggire dal rischio stesso. Se Draghi avesse fissato una scadenza per il cosiddetto “allentamento quantitativo” o annunciato una riduzione più forte della politica espansiva (“tapering”, in gergo) il capitale estero e d’investimento avrebbero già cominciato a prendere posizioni prudenziali perché l’Italia è ancora un malato grave, pur non più in coma. L’economia, infatti, cresce meno di quanto potrebbe in un momento in cui nel globo è boom: ciò mostra che la politica economica non riesce a cogliere pienamente l’opportunità di questo forte traino esterno perché imprigionata in criteri politici che non mettono il risanamento dei conti pubblici e il rilancio dell’economia privata nella giusta priorità. Ora la speranza è che la politica italiana usi bene la protezione della Bce invece di prenderla come scusa per continuare nelle sue prassi disordinate e vaghe.

(c) 2017 Carlo Pelanda
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