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Carlo A. Pelanda
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Il%20Foglio

2007-4-24

24/4/2007

Bentornato metodo funzionalista per un’integrazione europea sufficiente ad avviare quella atlantica

Dopo la bocciatura referendaria in Francia ed Olanda della Costituzione gli eurogoverni decisero una pausa. Scelta saggia: se non se ne parla il problema non c’è. Ma che non può durare a lungo. Infatti le diplomazie si sono messe al lavoro per riproporre una pur minima governance del sistema europeo. Quale? Una il più possibile essenziale e che possa essere approvata solo dai Parlamenti in quei paesi dove l’approvazione referendaria sarebbe a rischio. Questa rubrica è del tutto favorevole a tale strategia pragmatica perché è l’unica che può funzionare. In particolare, saluta il ritorno al “metodo funzionalista”, che costruì una robusta Comunità europea dal 1957 al 1989,  poi abbandonato. Tale metodo prescrive di formalizzare i singoli passi integrativi solo dopo che tutte le nazioni si siano convinte della loro evidente utilità senza contraccolpi eccessivi. Quello di Maastricht, invece, si è basato sulla strategia di forzare l’integrazione producendone una solo parziale (monetaria) ed incompleta (politica). Ma se la strategia verticale si è dimostrata controproducente, quella orizzontale promette un’integrazione molto lenta. Pertanto lo scenario deve individuare quale tipo di passo integrativo sia assolutamente necessario, il resto rimandabile. Questa rubrica raccomanda a chi sta studiando la materia la seguente priorità: un potere europeo sopranazionale che permetta di negoziare credibilmente con gli Stati Uniti la formazione di un mercato unico euroamericano sul piano delle regole finanziarie. Tale negoziato è iniziato a gennaio, è stato messo nell’agenda della presidenza tedesca della Ue ed europeizzato ingaggiando la Commissione. Alla fine di aprile vi sarà a Washington un primo summit euroamericano su questa materia. Perché l’enfasi su questo punto? L’integrazione delle regole finanziarie è il collante più forte in assoluto tra sistemi. Ed è anche quello che politici, giornalisti ed elettorati capiscono meno per la sua complessità tecnica, cosa che rende possibile creare il nucleo dell’Euroamerica senza dissensi eccessivi. Tale definizione di priorità dipende da un sovrastante piano strategico: l’Europa ha bisogno di una integrazione solo sufficiente per produrre ulteriore integrazione con l’America in modo da costruire un occidente più forte. Europa per cosa, quindi? Per integrare l’occidente in un impero che mantenga il comando del pianeta compromesso dall’emergere di nuovi giganti globali. Questa generosa rubrica avverte le èlite italiane che l’accesso o permanenza al potere dipenderanno dalla loro collocazione entro tale strategia. La Francia? Sarkozy lo sa già.    

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