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Carlo A. Pelanda
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Il%20Foglio

2000-8-12

12/8/2000

I computer non hanno efficaci misure protettive, colpa di un mercato monopolizzato

Mercato della cibersicurezza. Nonostante la quantita’ crescente di dati carichi di valore economico e strategico che vengono archiviati entro computer e trasferiti in rete non si nota una corrispondente effervescenza dell’offerta di misure protettive. E’ un mistero, cerchiamo di svelarlo. Va detto che il cibersistema globale e’ ben difeso contro intrusori di medio livello. Ma non reggerebbe la penetrazione di ciberspie dotate delle tecnologie piu’ avanzate. Per esempio, pochissimi soggetti al mondo sono protetti contro invasioni attuate intercettando a distanza cio’ che appare sul monitor di un computer. Ogni strumento elettronico emana un alone. E’ possibile rilevarlo con sensori direzionali remoti. Eppure il mercato dei sistemi "Tempest" e loro successori, cioe’ delle schermature di tali aloni, e’ molto ristretto: organismi militari o governativi, per lo piu’ statunitensi, e una manciata di altre entita’ in qualche modo collegate. Cio’ significa che tutti gli altri sono totalmente vulnerabili di fronte a tale tecnologia. Si consideri, poi, che ci sono metodi ancor piu’ raffinati di cyberintelligence per intercettare le trasmissioni. Quelli piu’ evoluti sono detenuti in regime di monopolio dal governo americano. Analizziamo i comportamenti recenti di quest’ultimo. Si e’ opposto all’uso diffuso nelle comunicazioni civili di codici crittografici impenetrabili. Il motivo dichiarato e’ quello di rendere possibile ad un organo di polizia antiterrorista la lettura – a costi contenuti - di qualsiasi messaggio circoli sulla rete globale. Ha vincolato le aziende produttrici di cibertecnologie intrusive e di difesa imponendo limiti di esportazione e di vendita. Le sovvenziona, ma le tiene piccole e controllate. Questo getta una prima luce sul mistero. Il mercato civile della cibersicurezza di alto livello tecnico non decolla perche’, probabilmente, il governo statunitense e’ interessato a mantenerne il monopolio, cioe’ a non permettere che un qualsiasi soggetto possa schermare i propri affari al suo occhio indagatore. O alzargli i costi di penetrazione. Ma tale strategia, se vera, e’ certamente perdente. Prima o poi le tecnologie si diffondono comunque (il Wall Street Journal ha recentemente registrato una preoccupazione del Pentagono al riguardo). Per esempio, nel 1995 una piccola azienda italiana ha prodotto un sistema avanzatissimo di intercettazione degli aloni elettronici.. C’e’ il rischio che i criminali, stimolando un mercato parallelo vitale riescano a diventare tecnologicamente piu’ avanzati dei poliziotti bloccati in un mercato congelato. Per evitare tale scenario sarebbe necessario abbandonare il tentativo di monopolizzare la cibersicurezza e liberalizzare tale settore. Solo la concorrenza tra molti soggetti, infatti, permettera’ di trovare sempre nuovi scudi contro nuove ciberspade.

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