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Carlo A. Pelanda
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2016-2-12

12/2/2016

Euroamerica contro l’incertezza

Gli analisti tendono a spiegare le recenti oscillazioni dei mercati facendo lista dei singoli fattori tecnici destabilizzanti o regressivi o causa di volatilità. Ma l’incertezza e i picchi di pessimismo oltre misura non sembrano spiegabili solo con motivazioni ordinarie. C’è un nuovo fattore sistemico che sta amplificando l’incertezza, come mai visto finora. Per me tale fattore è evidente: da un mondo dove l’impero americano operava come garante di ultima istanza con risorse sufficienti e la volontà per riparare guai globali, nonché come locomotiva, si è passati ad un altro dove tale figura non c’è. Gli attori di mercato non stanno ancora scontando completamente questo fatto, ma stanno sempre di più percependolo come motivo di un’incertezza “sottostante” che amplifica quella generata da singoli trend o eventi settoriali. Tale tipo d’incertezza sistemica tende a essere limitata dall’osservazione che America e dollaro sono ancora pilastri. Ma il fatto che non siano più così solidi comincia a generare un’inquietudine di fondo. Questa aumenterà con l’evidenza crescente di un’America ormai troppo piccola per essere da sola il centro ordinatore del pianeta. Ed è già evidente che il ruolo ordinatore non potrà essere svolto dal G20 per l’eccesso di divergenza tra le nazioni partecipanti. Se si prova a simulare i possibili andamenti di un mercato finanziario globale senza una forte governance politica e monetaria, certamente si troverà come esito di lungo termine il caos e, nel medio, quello di una ripresa che non riuscirà a consolidarsi. Pertanto appare razionale chiedersi quale nuovo soggetto potrà riprodurre l’effetto dell’impero americano del passato (1945 – 2008), cioè essere pilastro e locomotore di un mercato globale sufficientemente omogeneo per rendere mondiale e fluido il ciclo del capitale finanziario. La risposta, per motivi tecnici e geopolitici, è una sola: la costruzione progressiva di un mercato euroamericano integrato e la convergenza di dollaro ed euro. L’Euroamerica avrebbe, in teoria, la scala economica e militare per tirare, regolare e garantire il mercato globale e agire come magnete per altre convergenze di nazioni compatibili, per esempio il Giappone, ecc. Una mezza idea del genere sta alimentando i trattati TPP e TTIP. Ma per ridare fiducia al mercato globale bisognerebbe esplicitare in modo più determinato, soprattutto in Europa, il progetto di costruire un nuovo centro del mondo. Se così, sarebbe possibile generare una profezia ottimista capace di trasferire questa certezza futura nel presente, priorità per evitare l’apocalisse.

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