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Carlo A. Pelanda
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Libero

2014-8-31

31/8/2014

Una Yalta oggi per collaborare domani

L’interesse italiano primario, oggettivo, è quello di chiudere al più presto la questione russa per evitare danni economici. Quello secondario ed indiretto, ma cruciale, è che la questione si chiuda non solo con un congelamento della frizione tra Occidente e Russia, ma con una collaborazione di Mosca alla stabilizzazione del Mediterraneo. Quello di terzo livello è che le relazioni tra Russia, Ue ed America possano essere ripristinate, in prospettiva, al punto da poter prevedere una associazione della prima al mercato euroamericano ora in fase di negoziato (TTIP). Tali interessi coincidono con quelli della Germania al primo e terzo livello, considerando che Berlino è ricattata da Mosca, fatto non secondario nelle contingenze, e Pechino affinché non chiuda il TTIP. L’America ha interesse che la Ue rimanga separata ed in frizione con la Russia per evitare la formazione di un blocco euroasiatico, basato sull’alleanza tra Berlino e Mosca non in divergenza con la Cina. Londra segue Washington per lo stesso motivo. Questa breve ed incompleta carrellata degli interessi fa capire il più grave ostacolo per la soluzione del caso russo-ucraino: Berlino e Roma che hanno interesse a trovare un compromesso con la Russia non hanno né bastone né carota per portare Putin ad un tavolo di trattativa e, per avere più “bastone”, devono affidarsi all’America, ma questa ha interesse a mantenere il conflitto con Mosca per tenere sotto controllo gli europei. Io vedo più in questo problema che non in quello dell’aggressività di Mosca l’ostacolo per chiudere la questione. L’interesse di Putin, infatti, è quello di ricostruire l’impero includendo i territori russofoni per poter mostrare alla popolazione russa, umiliata dalla frammentazione, la rinascita dell’orgoglio nazionale che in quella cultura coincide con un’identità mistica. Ha anche interesse a bloccare l’espansione della Ue ad est, mettendo un confine netto, per evitare frammentazioni ulteriori della Federazione interna residua, e della Csi (Bielorussia, Kazakistan, ecc.) russocentrica. In particolare, ha bisogno di un successo nazionalista per rinforzare il ruolo di Zar a fronte del fallimento sul piano dell’economia. Putin, inoltre, cerca di costruire un blocco economico grande abbastanza per restare influente nel gioco globale tra blocchi regionali. Ma è evidente che Mosca, diversamente da Cina, America ed Europa, non ha la scala demografica e lo sviluppo per reggere con un potente mercato interno tale ambizione esterna. Ed è evidente, anche agli analisti russi, che la convergenza con la Cina diventerà pericolosa nel lungo termine. Solo l’alleanza con l’Occidente potrà garantire la salvezza della Russia in futuro (e viceversa). In sintesi, l’aggressività russa sembra più un atto di espansione difensiva, per disperazione, che non uno di espansione offensiva. E tale sensazione appare confermata dalla prudenza, pur alla brutale russa maniera, con la quale Mosca agisce. Secondo me Putin sarebbe pronto ad un accordo ampio con l’Occidente se questo riuscisse a formularne uno. Provo ad abbozzarlo. Accettiamo che la Russia includa l’area russofona dell’Ucraina, ma in cambio di un impegno credibile a finire lì l’espansione ad ovest. Nuovamente l’errore di Monaco 1938 quando fu concessa a Hitler l’occupazione dei Sudeti germanofoni? C’è il rischio, ma è riducibile includendo l’Ucraina residua nella Ue e nella Nato, dando anche a Kiev questo vantaggio in cambio della rinuncia territoriale. Un confine diretto tra Russia ed Occidente porterà ad un rischio di frizione costante? Più probabile che diventi ponte per future convergenze. Trattare con Putin? Gli americani hanno creato un tipo di sanzioni mirato a inabilitare il suo cerchio ristretto di collaboratori con un intento evidente: detronizzatelo e vi salverete individualmente. Ma, almeno nel breve, non c’è un successore altrettanto capace di tenere sotto controllo l’eccitazione della folla russa. Quindi potrebbe diventare materia di scambio garantire a Putin il trono, in effetti meno solido di quanto sembri, in cambio della disponibilità ad un accordo come sopra abbozzato. Su questa base, poi, potrebbe iniziare una convergenza, già in atto sporadicamente, nel teatro mediorientale. E poi nel tempo avviare gradualmente l’inclusione della Russia nel mercato euroamericano, condizione affinché Mosca, in quanto esclusa, smetta di ricattare Berlino per sabotare il TTIP. Ovviamente la matrice della soluzione è complessa, ma la propongo in prima bozza perché credo possa funzionare. Mosca dovrebbe dare in cambio molto all’America nell’area mediorientale e nelle relazioni con la Cina, ma l’America ha veramente bisogno di molto aiuto. Questo scenario sarebbe il più favorevole all’interesse nazionale italiano, nei tre livelli detti, e, soprattutto, sarebbe convergente con quello statunitense e tedesco. Per tale motivo, pur l’Italia con poco peso estero, suggerisco a Roma, e a Mogherini, di iniziare a sussurrarlo.

(c) 2014 Carlo Pelanda
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