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Carlo A. Pelanda
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Libero

2014-1-12

12/1/2014

Stiamo male per colpa nostra

Come mai tutto il mondo è in piena ripresa mentre l’Eurozona resta in crisi, come segnalato in modo raggelante da Draghi? Gli euro governi stanno facendo gli stessi errori compiuti da quello statunitense nel 1929/30 quando reagì ad una crisi finanziaria in modi che poi la trasformarono in depressione: l’autorità monetaria alzò il costo del denaro ed il governo le tasse, così drenando liquidità proprio nel momento in cui ne serviva di più. Tale politica distrusse l’economia, il lavoro. Vi ricorda qualcosa? L’America ha imparato la lezione e non ha esitato a mollare tutti i cordoni della Borsa per evitare che la crisi finanziaria 2007/08 si tramutasse in depressione: spesa pubblica in deficit temporaneo massivo, costo del denaro a zero e stampa di dollari in forma di acquisto dei titoli di debito emessi dal governo. In sintesi, ha inondato di liquidità il sistema per reflazionare il sistema a rischio di deflazione, riuscendoci: la ripresa accelera. Alcune fesserie di sinistra dell’Amministrazione Obama la hanno rallentata, ma nemmeno un socialistoide è riuscito ad intaccare il pragmatismo prevalente nella cultura economica americana: alla fine sono state fatte le cose giuste. La politica espansiva ha scassato il bilancio pubblico? Per niente, il gettito fiscale dovuto al ritorno della crescita sta riequilibrando i conti, riducendo il deficit. Mancava quest’ultimo dato per poter affermare che il metodo americano di contrasto della crisi non solo ha funzionato, ma anche che non ha destabilizzato la finanza pubblica. Ciò permette di poter sbattere in faccia ai promotori dell’austerità un esempio fattuale dove i requisiti di ordine economico e quelli di reflazione di un sistema non sono in contraddizione: destabilizzo l’ordine, via squilibri di bilancio e monetari, per rendere più rapida la ripresa e poi gradualmente ripristino l’ordine economico stesso con i soldi “sani” che mi arrivano dalla crescita. Per stabilizzare devo destabilizzare temporaneamente. Resta ovviamente il rischio di non riuscire a ri-stabilizzare. Ma senza la destabilizzazione terapeutica c’è la certezza della morte economica: tra rischio di un nuovo incidente e morta sicura appare preferibile il primo. Il punto: i governi dell’Eurozona, invece, hanno scelto la morte certa. Nonostante la crisi di deflazione hanno voluto mantenere la stabilità, così preferendo la disoccupazione crescente ad un rischio pur minimo di inflazione. L’errore è stato il medesimo del ’29: drenare liquidità invece di fornirla. Ma quali i motivi di un tale errore su cui si scrive e ragiona da decenni? Rigidità per tre vincoli: (a) modelli nazionali socialisti o comunque anti-mercato con forte inerzia e pesanti costi fiscali; (b) divieto delle regole europee di accendere deficit oltre limite anche temporanei; (c) impossibilità statutaria della Bce di prendere rischi sul lato dell’inflazione, quindi di stimolare l’economia, nonché divieto di comprare direttamente debito delle euronazioni, con la conseguenza di tenere il valore di cambio troppo elevato sul dollaro ed aumentare anche la crisi competitiva. Con una complicazione. Quando gli eurogoverni si sono accorti che l’Eurozona era un moltiplicatore di catastrofe ed hanno cercato di flessibizzarla, la Germania ha imposto il principio stabilista e questi non si sono ribellati. Perché? La Francia per dimostrare di essere con la Germania la co-leader europea, cosa ridicola sul piano del realismo, ma priorità per Parigi. La Spagna ha preferito trattare sottobanco condizioni di favore da Berlino in cambio di sudditanza. La Grecia si è semplicemente arresa, anche perché sola. L’Italia, per difetto di consistenza delle élite politiche, è stata spazzata via come entità sovrana. In conclusione, la ripetizione dell’errore del ’29 da parte degli europei non è un fatto tecnico, ma (geo)politico: nazioni internamente con modello socialista anti-mercato, quindi poco reattive, ed incapaci di bilanciare il potere della Germania non hanno trovato strumenti per evitare e/o contrastare l’impoverimento di massa. In molti c’è l’idea che stiamo male per le conseguenze della crisi finanziaria del 2008. In realtà quella è finita da tempo e stiamo vivendo una crisi autogenerata da un modello nazionale ed europeo che non funziona. Ma è più colpa della Germania o della nostra incapacità nazionale di desocialistizzare il modello e creare uno Stato che funzioni? Vorrei si aprisse un dibattito tra i lettori, io penso sia colpa nostra.

(c) 2014 Carlo Pelanda
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