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Carlo A. Pelanda
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Libero

2013-5-21

21/5/2013

Basta poco, presto e in silenzio

Molti scenari anticipano una ripresa dell’economia italiana nel secondo semestre del 2013 ed una crescita del Pil attorno allo 0,7% nel 2014. Possiamo crederci? Il mio gruppo di ricerca conferma tale possibilità, ma a certe condizioni. Da un lato, ciò che può fare il governo, vincolato ad un programma di convergenza tra opposti, per aiutare la crescita non è molto. Dall’altro, potrebbe fare tantissimo per interromperla e mandarci in depressione se sbagliasse o fosse destabilizzato. Quindi la prima raccomandazione a governo e politica è: fate quel poco che serve per tenere in equilibrio il sistema, possibilmente presto e bene, non fate altro e, per i politici di partito, non disturbate il governo almeno per un anno. Potrebbe sembrare strano che dopo aver invocato in decine di articoli un taglio di quasi 100 miliardi di spesa e tasse per dare uno scossone vitale al sistema ora io riduca le richieste al solo non alzare le tasse e fare qualche azione di emergenza. Ma è ciò che questo governo può realisticamente fare, la vera botta in su, o la morte economica della nazione, rimandata alle prossime elezioni. Quel poco: (a) non aumentare l’Iva né accendere nuove tasse, limando la spesa pubblica ed usando bene le risorse derivanti sia dalla riduzione dei costi di rifinanziamento del debito per il calo dello spread sia i circa 10 miliardi liberati grazie alla fine della procedura UE di infrazione per deficit eccessivo; (b) anticipare al massimo il pagamento dei crediti alle imprese; (c) togliere costi e barriere burocratiche al settore immobiliare e delle costruzioni per rimettere in moto questo settore portante dell’intera economia; (d) riportare gli indicatori di controllo fiscale entro il perimetro degli strumenti riservati di indagine di polizia, rinunciando ad usarli come parametro pubblico per evitare un effetto depressivo sui consumi (ricerche rilevano che la paura di sforare il redditometro e simili produce una riduzione moltiplicata degli acquisiti, cioè un effetto terroristico); (e) incentivare in ogni modo, anche in deroga temporanea alle norme vigenti, le assunzioni dei giovani; (f) se possibile, e ritengo Saccomanni capacissimo, ampliare le operazioni patrimonio contro debito per ridurre il secondo e così risparmiare sulla spesa annua per interessi; (g) accertare con un programma d’emergenza le situazioni di estremo bisogno allo scopo di coprirle con interventi assistenziali. Un liberista invoca assistenzialismi? Certo, il fattore più importante in un sistema economico è la fiducia. Vedere situazioni estreme non presidiate riduce la fiducia nel sistema e con questa la propensione a spendere anche in chi sta bene. Se il governo facesse queste cose la situazione non peggiorerebbe. E ciò basterebbe per lasciare che altri processi non-politici sviluppino il loro effetto. Infatti tutto il mondo, con eccezione dell’Eurozona, è in ripresa. L’effetto alone tirerà su anche l’Italia. A questo livello l’errore potrebbe essere quello di lasciare che il cambio dell’euro salga troppo e pregiudichi sia l’export sia l’afflusso di turismo. Ma la Bce sembra voler evitare un tale sbaglio. Basta un po’ di stabilità, poi, per rimettere a posto le banche ora devastate da crediti incagliati ed inesigibili e aumentare il credito dove sarà possibile, stabilito che la Bce non farà mancare liquidità. Tutto questo non porterà ad una grande ripresa, la disoccupazione non sarà riassorbita, ma almeno non vi sarà più recessione ed aumento dei senza lavoro. Il ritorno di un po’ di ottimismo poi farà da volano per miglioramenti spinti dal ritorno della propensione al consumo in chi ha ancora dei soldi. Questo è un obiettivo limitato, ma realistico. Appunto, la vera svolta risolutiva ce la giocheremo alle prossime elezioni. Nel frattempo i politici servano una volta tanto l’interesse della gente, facendo poco, stando zitti. Panebianco invoca una tregua fra loro, io che spariscano almeno per un anno.

(c) 2013 Carlo Pelanda
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