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Carlo Pelanda: 2023-9-10La Verità

2023-9-10

10/9/2023

L’Italia più attiva nel mondo è un’ottima strategia

La maggiore novità del governo Meloni è la proiezione globale dell’Italia. Che va associata alla scoperta che la nostra struttura di politica estera è capace di reggere progetti molto più ambiziosi di quanto finora pensato. Va data più attenzione a questo potenziale estroverso dell’Italia perché, pensando in termini di geopolitica economica, è una soluzione per l’inversione del lento declino economico della nazione: più traino esterno per l’economia interna. Scenario strategico, per inciso, presentato dallo scrivente nel libro “Italia globale” (Rubbettino) in uscita ad ottobre.

In cronaca ci sono i lavori del G20 dove la nazione ospitante, l’India, sta prendendo una posizione come leader del “Sud globale” e attore geopolitico nel Pacifico di scala superiore, in prospettiva, alla Cina. In tale scenario è evidente l’interesse delle nazioni del G7 (che l’Italia presiederà nel 2024) a convergere il più possibile con l’India per contenere la pretesa di dominio da parte di Pechino e per includere l’India stessa nel ciclo del capitale dell’alleanza tra democrazie. Non è, ne sarà, una convergenza facile perché New Delhi ha una conduzione nazionalista/induista – sostenuta da ampio consenso interno in una nazione con destino demografico verso il miliardo e mezzo di residenti – che punta ad una posizione autonoma tra il blocco sinocentrico e quello americocentrico. Ma è una democrazia in competizione irriducibile con la Cina comunista. Forse nel futuro remoto diventerà un problema per il G7, ma in quello prossimo – in uno scenario di 15 anni – è il fattore di potenza mancante al G7 stesso per mantenere e rinnovare il suo status di primo potere mondiale. Infatti l’India è parte dell’alleanza regionale “Quad” con Giappone, Australia e Stati Uniti. Roma si è mossa molto bene con il Giappone attivando la collaborazione insieme al Regno Unito per il programma militare Gcap, cioè un caccia di superiorità aerea di sesta generazione. E lo ha fatto anche con l’India offrendo programmi industriali militari congiunti. In sintesi, Roma sta tentando di “infilarsi” nel Pacifico, anche anticipando un’evoluzione globale della Nato precorsa dall’azione svolta da Washington per far convergere Giappone e Corea del Sud, tradizionalmente in difficili rapporti tra loro. La spinta dell’India per includere l’organizzazione unitaria degli Stati africani nel G20 con status simile all’Ue – di osservatore – è certamente una mossa che aiuta gli interessi italiani nel Mediterraneo profondo. Ed ha rilievo l’orientamento di connettere con vie commerciali l’India e la penisola arabica e questa con le sponde del Mediterraneo. Bene, c’è un sentiero tracciato di livello globale dove Roma sta prendendo posizione.

Ma andiamo oltre ed ai lati dell’evento G20. Nell’incontro bilaterale con il primo ministro cinese – che ha sostituito Xi Jinping – il premier italiano ha sfoderato un linguaggio diplomatico che rispetta il criterio principale delle culture asiatiche: non perdere la faccia. Roma non rinnoverà la partecipazione alla Via della Seta, progetto cinese di superiorità a cui ha aderito con eccesso di dilettantismo (o via reclutamento) un governo Conte precedente, ma sta cercando di attutire il massimo possibile l’impatto economico di questo atto sostituendo l’accordo con un “partenariato (fintamente) strategico” Italia – Cina, probabilmente concordato a Washington nell’incontro tra Giorgia Meloni e Jo Biden. Il volume del commercio Italia – Cina non è grande, ma va salvaguardato e Roma cerca di farlo. Probabilmente riuscirà solo a ridurre le perdite perché Pechino non potrà non reagire malamente all’interruzione di una relazione con l’unico Paese del G7 che la ha firmata. Ma tenere “freddo” il caso è comunque una priorità dell’interesse nazionale. Avrebbe l’Italia un deterrente per dissuadere la Cina al sabotaggio di merci italiane? Lo avrebbe in sede di Ue, ma entrando in frizione oltre che con la Francia anche con la Germania che è dipendente dal mercato cinese ed in guai competitivi grossi in esso. Appunto: meglio raffreddare. Ma anche sostituire in prospettiva il business con la Cina aumentando quello con altre aree asiatiche, tra cui l’India, e con l’America. Sembra rilevante in questa ottica l’accordo tra Italia e Kazakistan, il secondo denso di terre rare ed altri minerali strategici nonché con un destino di ricchezza crescente e con l’interesse a non farsi conquistare dalla Cina e a rendere più labile la relazione con la Russia.

L’Italia è una potenza medio-piccola, ma con interessi economici globali. Per spingerli sta aumentando la convergenza/co-interessenza con America, Regno Unito e Giappone. Nell’ambiente mediterraneo viciniore sta proiettandosi verso i Balcani occidentali, infilando un piede anche in quelli orientali, sta rafforzando le relazioni con Algeria, Tunisia, Egitto ed Israele, sondando l’Arabia che è chiave in questo teatro regionale e dando segni collaborativi alla Turchia, ecc. Ha ottenuto un sostegno forte dall’America, ma non dalla Ue dove la Francia soffre l’attivismo italiano pur non contrastandolo in questo momento dove è debole, ma preparando ostacoli appena potrà. Pertanto a Roma serve una relazione migliore con la Germania per non avere ostacoli in sede Ue per l’espansione della sua politica estera. La recente notizia che Berlino abbia deciso di costruire con l’Italia più altre piccole nazioni europee un carro armato di nuova generazione, smontando il precedente accordo con la Francia in materia (da confermare) è un ottimo segnale che potrebbe generarne altri.

www.carlopelanda.com              

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