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Carlo Pelanda: 2023-9-17La Verità

2023-9-17

17/9/2023

Europa oltre

C’è un cambio di mondo che implica una nuova strategia di geopolitica economica sia per l’Ue sia per l’Italia. Mario Draghi ha ricevuto dall’Ue il prestigioso incarico di individuare i modi per aumentare la competitività del sistema europeo. La persona ed il compito meritano stimoli di riflessione.

La competitività economica di un’architettura politica ha molti lati. Quello da analizzare in modo più urgente riguarda il fatto che le nazioni dell’Ue non possono più praticare il mercantilismo politicamente neutrale: il mercato internazionale è segnato da un confine geopolitico duro e che si sta indurendo a causa del conflitto tra il mondo delle autocrazie guidato dalla Cina e quello delle democrazie centrato sugli Stati Uniti. Tale nuova guerra fredda comporta un processo di “deglobalizzazione conflittuale” che colpisce pesantemente le nazioni europee con modello economico trainato dall’export, in particolare Germania ed Italia: il loro accesso al mercato internazionale viene condizionato da nuovi ostacoli geopolitici. La Germania sta soffrendo una recessione prolungata perché ha perso il mercato russo, in quello cinese sta perdendo posizioni anche per la concorrenza locale, soprattutto, nel settore della mobilità. Situazione complicata dall’interruzione dell’energia fossile a causa del conflitto tra Nato (di fatto) e Federazione russa in Ucraina. L’Italia sta soffrendo di meno per la dipendenza meno pesante dai mercati russo e cinese e per il fatto di aver sostituto gran parte dell’import energetico (gas) dalla Russia con esportatori alternativi. Ma sta soffrendo per la domanda di minori esportazioni di componenti e merci nella Germania in crisi con cui ha instaurato un sistema industriale integrato. Su questo piano la competitività – intesa come raggio di mercato per le aziende nazionali - dei due campioni esportatori e manifatturieri europei dipenderà dalla possibilità di trovare sbocchi alternativi all’export, considerando la difficoltà, o meglio impossibilità, di passare da un modello economico trainato dall’export ad uno spinto dai consumi interni. Inoltre, il cambio di mondo mostra che l’Ue è troppo piccola per essere mercato di sbocco sufficiente: sarà necessario trovare un modo per restare globali. Non continuando con il mercantilismo neutralista, ma partecipando ad un’architettura geopolitica capace di estendersi ulteriormente nel mondo ora frammentato. Il modo è una strategia di “riglobalizzazione selettiva” che implica il potenziamento del G7, la sua strutturazione come mercato integrato delle democrazie + nazioni compatibili e la sua estensione. Dove? Aggiungendo altre democrazie e nel Sud globale con trattati associativi di minore livello politico, ma di elevata sostanza geoeconomica. In sintesi, la costruzione di una nuova competitività europea implica un’Europa estroversa capace di partecipare come attore rilevante ad un nuovo mercato globale ad integrazione crescente tra nazioni compatibili.

Potrebbe l’Ue via trattati economici esterni costruire uno spazio di mercato da sola? Difficile perché è disarmata e, appunto, ormai piccola. Infatti Berlino spinge per ingrandirla a 35-36 nazioni, ma tale numero non cambierebbe la necessità di un’alleanza globale. Pertanto deve fare questa mossa in convergenza con gli Stati Uniti e gli altri partner del G7. Anche per motivi di scala. I blocchi sinocentrico e amerocentrico hanno congiuntamente circa 3 miliardi di abitanti circa con tendenza verso il declino demografico mentre il Sud globale, un’area grigia di nazioni non allineate con molte emergenti, contiene circa 5 miliardi di persone con tendenza demografica crescente. Infatti Cina e G7 sono in competizione per chi conquista più area grigia. Le nazioni di questa lo sanno e hanno una posizione mercantile tra i due poteri mondiali che li orienta a scegliere chi offre di più sul piano del vantaggio economico e della sicurezza. In questa competizione un G7+ con al centro una convergenza euroamericana forte ha più chance di vittoria per scala. Infatti la prossima convergenza interna al G7 riguarderà l’inclusione della Corea del Sud e dell’Australia, ma sarà fondamentale l’associazione con l’India come motore di penetrazione nel Sud Globale e ausilio per una convergenza con l’Africa. Ovviamente la Cina reagirà, ma il fattore di potenza di un G7 + sarà maggiore. L’America difficilmente potrà firmare un trattato economico con l’Ue prima delle elezioni del novembre 2024 a causa della prevalenza del protezionismo a destra e sinistra, ma poi dovrà farlo per avere più forza globale, essendo anch’essa ormai troppo piccola per essere un magnete mondiale. Ma l’Ue dovrebbe cambiare la modalità troppo complessa per siglare trattati economici esterni. Se lo farà, la convergenza euroamericana sarà più solida a favore della nuova competitività europea. Il profilo di Draghi appare ottimale per tale evoluzione della convergenza. E forse potrebbe creare i precursori per la mossa economica essenziale a livello G7: impostare la via, passo dopo passo, per creare una (meta)moneta virtuale comune tra dollaro, euro, yen e sterlina (tipo l’Ecu precursore dell’euro) che rafforzerebbe ciascuna e creerebbe una base più ampia per investimenti strategici ed inclusivi.

L’Italia a guida Meloni sta già prendendo una strategia globale con un certo livello di unilateralità e convergenza preferenziale con Washington, Tokyo e Londra necessaria per invertire la tendenza di lento declino. Ma la convergenza con Berlino e Parigi nel G7 potenzierebbe Roma e darebbe più forza agli europei. In conclusione: l’Europa deve andare oltre sé stessa.

(c) 2023 Carlo Pelanda
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