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Carlo Pelanda: 2023-8-6La Verità

2023-8-6

6/8/2023

Il caso del Niger è un’opportunità di apprendimento strategico per Roma

La crisi del Niger – dove il generale Tchiani ha deposto il presidente eletto Mohamed Bazhoum – va vista come occasione per rifinire il progetto geopolitico e geoeconomico “Italia globale” (denominazione generata dallo scrivente) che parte dalla volontà del nuovo governo italiano di prendere centralità nel Mediterraneo per poi aprire canali di espansione nel “Mediterraneo profondo” diretti sia ad una presenza nell’Indo-Pacifico, via Golfo, sia nell’Africa, via Mar Rosso, come impostato in un recente evento a Roma partecipato dalle nazioni rilevanti dell’area.  Per inciso, il partenariato strategico tra Roma e Tokyo (qualificato dal programma militare trilaterale anglo-italo-nipponico per la costruzione di una piattaforma aerea a raggio globale di sesta generazione) fornisce già un punto d’appoggio collaborativo nel Pacifico, con anche attenzione all’India. La linea verso l’Africa deve essere ancora specificata. Tale progetto espansivo italiano ha ottenuto la convergenza (preliminare) degli Stati Uniti nel recente incontro a Washington tra Georgia Meloni e Joe Biden. La Russia – via mercenari della Wagner, ma anche operatori segreti diretti - da tempo sta cercando di prendere il controllo negli Stati dell’area africana che possa diventare un argine all’espansione dell’influenza verso Sud dell’Ue connessa all’ombrello Nato ed al tentativo da parte americana di recuperare l’influenza stessa su circa una decina di nazioni africane agganciate a Cina e Russia, motivo di un recente viaggio del Segretario del Tesoro statunitense Janet Yellen. Non è chiaro se Mosca sia in competizione con la Cina per rendersi necessaria a Pechino e così migliorare un’alleanza dove è distante secondo partner o se vi sia una collaborazione nascosta. Ma è chiaro che la Russia stia facendo uno sforzo per conquistare un’area di influenza, avendo già preso il controllo del Mali e del Burkina Faso e una certa convergenza (da capire meglio) con la Guinea ed altri: sembra un tentativo di creare un’area filorussa che attraversi l’Africa orizzontalmente dal Mar Rosso all’Atlantico appena sotto le nazioni del Mediterraneo, per poi proiettarsi a Nord ed evitare il controllo della costa Sud del Mediterraneo stesso da parte della Nato. Pur non chiara la collaborazione sino-russa, va notato che questo è un obiettivo anche di Pechino segnalato dalla costruzione del più alto grattacielo nella nuova capitale dell’Egitto vicina al Cairo. Il Niger – Niamey la capitale - era finora considerato la frontiera meridionale (dell’influenza diretta) dell’Ue in Africa, con il presidio di truppe francesi. Parigi, che si è ritirata dal Mali dove aveva anche il sostegno militare italiano, al momento ha rinunciato ad impiegare i suoi militari per ripristinare la presidenza legittima e sconfiggere il generale golpista. Parigi ha preso una decisione saggia: evitare che un intervento militare percepibile come neocoloniale susciti una mobilitazione interna della numerosa comunità islamica in Francia, pur non ritirando i suoi 1,500 miliari circa nel Niger. Ma ha aperto un problema: chi fermerà militarmente le truppe del generale Tchiani sostenute dalla Wagner – e forse da Jihadisti tali per convenienza corsara, tra l’altro veicolatori delle migrazioni subshariane che approdano in Italia – se Parigi non volesse farlo?

La risposta è arrivata dall’Ecowas, una delle tre comunità economiche africane guidata dalla Nigeria: lo facciamo noi. E ha dato un ultimatum ai golpisti che scade oggi. Non è ancora chiaro come andrà a finire, ma è emersa una posizione di estremo interesse: aiutare gli Stati africani che vogliono convergere verso la modernità dando loro un forte sostegno, pur indiretto, per ripristinare l’ordine istituzionale nella loro area di interesse. Per Roma questo è un dato importante: la vocazione globale dell’Italia a partire dalla presa di centralità nel Mediterraneo profondo eccede le capacità nazionali militari e finanziarie. Potrebbero essere sostenute dall’America e dalla Francia? Direttamente no perché sia questi Stati sia l’Italia non vogliono prendere un profilo accusabile di neocolonialismo né dissipare troppe risorse per un presidio contrastato. Possono invece fornire un ombrello a soluzioni militari gestite dalle nazioni vicine al caso che così otterrebbero una maggiore probabilità di vittoria e un riconoscimento di maggiore rilevanza internazionale. Sarebbe il piano Mattei impostato da Roma, cioè collaborazioni alla pari senza pretese neocoloniali? Ne sarebbe un’evoluzione: appoggio a coalizioni locali/regionali che vogliano creare ordine. Tale missione sarebbe fattibile per le risorse italiane integrate con quelle statunitensi. E quelle francesi? Parigi non gradisce l’espansione dell’influenza italiana nel Mediterraneo e dintorni. Ma dovrebbe rendersi conto che ha perso l’Africa francesizzata e che è troppo debole per produrre influenza da sola. Quindi le sarebbe conveniente convergere con l’Italia sotto l’ombrello americano. E per Roma sarebbe conveniente eliminare almeno per il Mediterraneo profondo la divergenza con Parigi. Ma ci sono problemi di posizione ambigua della Francia a conduzione Macron: flirta con la Cina e con l’Arabia saudita ed è allineata solo marginalmente alla convergenza euroamericana. La diplomazia italiana dovrà appurarlo e cercare un punto di verità con Parigi anche utile per il sostegno dell’Ue alla strategia dell’Italia (che è conveniente per tutti gli europei). E se Parigi non volesse convergere? Roma vada avanti con l’America, cercando una maggiore convergenza con la Germania per strutturare il sostegno dell’Ue alle organizzazioni degli Stati africani che vogliono liberare l’area dal disordine.

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