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Carlo Pelanda: 2023-7-2La Verità

2023-7-2

2/7/2023

La missione di Zuppi a Mosca è stata molto importante

Nel mondo esistono tre imperi maggiori: America, Cina e Vaticano. Il terzo esercita influenze e proiezioni di potenza in modo totalmente diverso dai primi due, ma le esercita. Nel caso del conflitto in Ucraina il Papa ha voluto mostrare un ingaggio primario, attivo e diretto e la Chiesa cattolica si è organizzata per eseguirlo, “a modo suo”. Chi scrive ritiene che l’incontro a Mosca tra il cardinale Zuppi e Kirill, capo della Chiesa ortodossa russa, sia stato un passo rilevante e di successo preliminare della strategia “a modo suo” mentre il più dei commentatori ed analisti ha enfatizzato il fatto che Wladimir Putin abbia rigettato la mediazione vaticana, trattandola come un fatto minore: a questi va segnalato che Kirill è molto più importante di Putin, perché il primo rappresenta la continuità e l’identità della Santa Madre Russia con capacità condizionante sul secondo. Gli analisti, poi, non hanno ben interpretato il formato dell’incontro: la forma era istituzionale, carica di segnali di riconoscimento reciproco pur nelle differenze. Quindi l’analisi corretta è che la Chiesa cattolica abbia avviato un negoziato con la Chiesa ortodossa russa, che lo ha accettato, potendo questa influenzare lo Zar.

La Chiesa cattolica mantiene sempre il segreto sulle sue mosse geopolitiche ed è pertanto molto difficile tentare di scenarizzarle. Ma – se i lettori accettano inferenze puramente ipotetiche – qualcosa si può tentare. Un segnale è venuto da Sergej Lavrov, ministro degli Esteri della Federazione russa: se i genitori ucraini chiederanno il ritorno dei figli trasferiti in Russia, Mosca lo concederà. Appare un segno di rispetto verso la missione di Zuppi che aveva chiesto proprio questo atto. Rispetto autonomo da parte del regime o anche spinto da Kirill? Il Cremlino certamente vuole rispettare il Vaticano, ma l’aver cambiato idea sul processo di russificazione etnica degli ucraini deportati è un passo nuovo che fa ipotizzare una pressione ecclesiale interna. Se così, il passo è particolarmente importante: all’Ucraina viene riconosciuto un diritto. Se poi si considera che il Patriarcato di Kiev ha divorziato (malamente) da quello di Mosca e venisse confermata una pressione del Patriarcato moscovita, allora l’atto è molto più importante. Quale collaborazione vi potrà essere tra volontà di mediazione della Chiesa cattolica e quella ortodossa? Probabilmente Kirill vuole preservare il potere di Putin e si rende conto che se la guerra con l’Ucraina non finisce, e l’isolamento internazionale non si riduce almeno un po’, ciò sarà difficile e il problema coinvolgerà anche la chiesa nazionale russa. La ribellione della Wagner è rimasta molto al di sotto della soglia di destabilizzazione del regime e questo è forte. Ma la sua forza – prendendo con granu salis l’analogia - è assimilabile a quella del regime nazista nella seconda metà del 1944 quando represse con successo la rivolta dei generali che nel luglio dello stesso anno tentarono di uccidere il Fuhrer, non riuscendoci. Dopo pochi mesi il regime fu abbattuto da pressione esterna nonostante la compattezza interna. Appare improbabile che Kirill non valuti un tale scenario potendo conoscere meglio di altri la debolezza della Russia che, pur avendo resistito finora alle sanzioni economiche, ha un destino di impoverimento. Inizialmente Kirill ha sostenuto l’offensiva russa per riprendere lo spazio ad ovest ritenendo Putin un instrumentum ecclesiae (e Putin pensando la Chiesa ortodossa come instrumentum regni) per riconquistare gli ortodossi ucraini e nei dintorni, ma ora il Cremlino non ha più i mezzi per tale disegno. Poi appare improbabile che Kirill accetti l’idea di una maggiore dipendenza della Russia dalla Cina, ovviamente scenario di minore influenza del Patriarcato russo nel lungo termine. Pertanto, l’ipotesi è che anche Kirill abbia interesse a trovare nel Vaticano una convergenza per salvare Putin e la possibilità che nella futura transizione del potere politico russo il Patriarcato resti influente. Un ipotetico scenario di convergenza tra cattolici e ortodossi russi inizia con una piccola mossa umanitaria, potrebbe continuare con un congelamento del conflitto in Ucraina, pur restando le tensioni che sono utili per il consolidamento di ambedue i fronti interni, per poi arrivare ad un lento disgelo, seguito da un ripristino delle relazioni russe con l’Occidente e una riduzione di quelle con la Cina, per lo meno sul piano strategico.

Le chiese operano tipicamente sul lungo termine e via influenze indirette sulla politica, non esercitando deterrenza diretta, ma indiretta via capacità di orientare il consenso e la legittimità morale. Potrà la Chiesa cattolica, crescente nel Sud globale, ma decrescente in Europa e stagnante in America poter scambiare un’influenza sull’Occidente con una analoga del Patriarcato sulla politica russa? Al momento sembra di no. Ma sarebbe strano che gli strateghi vaticani – esistono – non ci abbiano pensato prima di avviare un negoziato con il Patriarcato russo. Il come è imperscrutabile: un prossimo Papa nordamericano? Un tavolo comune tra cattolici, ortodossi e protestanti? Un’azione sull’impero americano per staccare la Russia dalla Cina in cambio del riconoscimento della Russia stessa come potenza mondiale autonoma? Al momento cercare risposte porta ad eccessi di fantapolitica, quindi fermiamoci qui. Ma c’è spazio per un pensierino nazionale. Il Vaticano è la prima Roma; Bisanzio migrata a Mosca, via Kiev, è la seconda; Aquisgrana migrata a Washington (anche seconda Gerusalemme) la terza. La prima Roma è protetta dall’Italia. Ci può essere un progetto comune Per crucem ad lucem fra le tre Rome? San Giovanni Paolo 2° lo abbozzò. 

(c) 2023 Carlo Pelanda
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