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Carlo Pelanda: 2023-6-22Milano Finanza e Italia Oggi

2023-6-22

22/6/2023

Manca un passo per il congelamento del fronte ucraino

La minaccia nucleare russa non può essere ignorata da chi fa scenari di geopolitica economica. Si tratta infatti di un “rischio assoluto” di depressione per il mercato, in particolare europeo, che eccede le capacità di mitigazione da parte del mercato stesso. Tocca, ovviamente, alla politica annullare tale rischio. Come?

La minaccia di Mosca ha l’evidente scopo di impedire alla “reconquista” ucraina il superamento dei confini dei territori annessi unilateralmente (Crimea e Donbass) più un’area “cuscinetto” nei loro dintorni. La collocazione di vettori nucleari in Bielorussia ha un duplice scopo: a) evitare che l’eventuale risposta distruttiva dell’alleanza contro i siti di lancio – non necessariamente nucleare, ma equivalente – tocchi il territorio della Federazione russa; b) rinforzare il controllo diretto russo su Minsk il cui regime mostra instabilità. In sintesi, Mosca sta consolidando, via utilizzo della Bielorussia, un’area territoriale cuscinetto per esercitare una deterrenza “proxy” contro Ucraina e nazioni baltiche della Nato. Tale mossa appare difensiva perché fissa una “linea rossa”: se la si passa, la risposta sarà nucleare pur in area circoscritta. La natura “Maginot” di questa postura di deterrenza è credibile: Mosca non ha mezzi convenzionali sufficienti per offensive – pur tentando di ricostruirli, ma ci vorranno anni - e quindi ricorre alla deterrenza nucleare di “penultima istanza”, cioè il nucleare tattico collocato fuori dalla propria giurisdizione. Le risposte possibili della Nato, semplificando, sono due: 1) attuare una deterrenza nucleare simmetrica; 2) prendere atto della linea rossa fissata da Mosca e congelare il conflitto. Nel primo caso la deterrenza, per essere efficace, dovrebbe essere orientata direttamente contro Mosca e non certo contro la Bielorussia. Ma ciò porterebbe ad un’escalation del confronto diretto la cui evidenza potrebbe avere effetti depressivi sul mercato. Resta la seconda opzione: porre limiti all’offensiva ucraina bilanciati dalla promessa di inclusione futura nell’Ue e nella Nato e dal rafforzamento delle sue capacità di difesa, in particolare aerea. Tale opzione sembra quella scelta attualmente, ma Kiev ha bisogno di un qualche successo militare in più prima di accettare il congelamento del conflitto. Cioè di poter dichiarare vittoria. Così come il generale israeliano Sharon condusse una colonna corazzata verso la periferia di Il Cairo nella guerra del 1973, dove l’Egitto riuscì a sbarcare nel Sinai, per evitare uno svantaggio nel “congelamento” del fronte, gli ucraini spingono dissidenti russi armati e droni entro la Russia. Pertanto il congelamento del fronte, e il de-risking nucleare, dovrebbe essere precorso dalla cessazione dei bombardamenti russi dell’Ucraina in cambio della fine delle penetrazioni pro-ucraine nel territorio russo. E’ un minimo terreno negoziale alla portata delle diplomazie e forse di quella segreta vaticana.                   

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