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Carlo Pelanda: 2023-4-6Milano Finanza e Italia Oggi

2023-4-6

6/4/2023

Il gap di fiducia tra Ue ed Usa rallenta la compattazione del G7 +

Nell’ambito del programma di scenaristica “deglobalizzazione conflittuale e riglobalizzazione selettiva”, avviato nel 2013 dal gruppo di ricerca euroamericano “Stratematica”, lo scrivente ha inserito nel 2022 una sezione dedicata a valutare quantità e qualità di tale fenomeno visibilmente in atto per la formazione di due blocchi contrapposti a consolidamento progressivo nel mercato internazionale, cioè Greater China e G7 +. I risultati sono molto preliminari, ma forniscono alcune indicazioni per interpretare ciò che avviene nelle contingenze, in particolare sul lato della riglobalizzazione selettiva: (a) difficoltà per le nazioni europee ad abbandonare la postura di mercantilismo e conseguentemente di neutralità geopolitica a causa della loro dipendenza rilevante dal mercato cinese; (b) accentuata dalla riluttanza degli Stati Uniti a siglare con l’Ue un trattato economico sistemico che poi favorirebbe la sintesi del reticolo di accordi bilaterali tra nazioni del G7 ed estensioni in un’unica architettura di mercato integrato (Free Community); (c) gap di fiducia politica tra Stati Uniti ed Ue per la non rinuncia sia della Francia all’ambizione dell’autonomia strategica europea post-Nato, pur essa disarmata, sia della Germania alla posizione di neutralità pur leale alla Nato reciprocata dagli europei nei confronti dell’America a causa del suo unilateralismo spesso non convergente con gli interessi degli alleati. Tale situazione sta ritardando la formazione di un mercato integrato a standard convergenti calibrati sul modello democratico di circa 1,2 miliardi di persone. Inoltre, la compattazione politica significativa, ma incompleta, di questa area rende lenta per mancata concentrazione delle risorse la penetrazione di influenza del G7 nell’area grigia composta da nazioni non allineate in uno dei due blocchi che vale circa 5 miliardi di persone (il blocco sinorusso ne ha circa 1,5miliardi) e che è oggetto contendibile da parte dei due blocchi stessi con la complicazione dell’emergere di un terzo blocco “Global South” con postura di equidistanza, ma con inclinazione tendenzialmente non favorevole al G7 a conduzione statunitense. 

In tale contesto non è infondata la speranza di Pechino di favorire un mondo multipolare dove sarebbe il polo più potente a condizione di staccare l’Ue dall’America. Parigi non sarebbe contraria ad un polo autonomo europeo. Berlino non riesce a staccarsi oltre misura dalla dipendenza dal mercato cinese. Ciò spiega in buona parte i viaggi in Cina dei premier tedesco e francese, separati, evidentemente incentivati da Pechino con la promessa di grandi vantaggi se la diarchia franco-tedesca (pur in relazione concorrenziale) tenesse aperte le relazioni economiche e se il “de-risking” inteso come riduzione della dipendenza europea dalla Cina, annunciato dalla Commissione, trovasse limiti, motivo della stranezza del viaggio in Cina di Macron accompagnato da von Der Leyen. In sintesi, l’Ue si sta mostrando il ventre molle del G7 per sua indecisione, frammentazione ed ambiguità. Per gli attori di mercato sarebbe più utile e sicuro un consolidamento forte e non ambiguo del G7 da cui poi instaurare sia relazioni economiche, pur residue, chiare con la Cina sia estendere l’area del “friendshoring” per gli operatori di un G7 ad influenza crescente.                 

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