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Carlo Pelanda: 2022-1-2La Verità

2022-1-2

2/1/2022

E’ ora di parlare con il nuovo governo tedesco che sta preparando un nuovo progetto nazionale

Il nuovo governo di coalizione tedesco sta strutturando un nuovo “progetto nazionale” dopo l’esaurimento di quello dedicato alla riunificazione (1989), la stasi geopolitica (epoca di Helmut Kohl e Gerard Schroeder) per consolidare la riunificazione stessa ed il pragmatismo tattico di Angela Merkel (2005-2021). Due indizi pubblici: l’annuncio che la Germania spenderà 1.000 miliardi di euro in dieci anni per investimenti di modernizzazione competitiva nazionale e il fatto che nel programma di coalizione tra socialdemocratici, verdi e liberali non ci siano dettagli precisati, ma solo intenti sfumati senza cifre, segno che il vero collante è un non detto.

Cosa? Un nuovo progetto di potenza nazionale. Da un lato, ciascun leader-partito ha una propria interpretazione del concetto di potenza entro l’ovvia priorità di consolidare il consenso elettorale: il socialdemocratico punta ad un modello competitivo che rinnovi la speranza di ricchezza diffusa, la diarchia dei verdi punta a fare della Germania la capitale delle tecnologie ecocompatibili del pianeta, il liberale punta alla potenza economica, mantenendo un equilibrio tra spesa e ordine fiscale. Non hanno ancora trovato una sintesi, ma si sono accordati per far convergere i loro diversi progetti strada facendo. Per inciso, qui è osservabile l’intelligenza compositiva di tradizione amburghese-anseatica di Olaf Scholz. Ma c’è una differenza con quella tipicamente adottata da Angela Merkel: costei faceva compromessi pragmatici “semplici” e legati al presente, mentre Scholz delega, probabilmente, il compromesso stesso ad un progetto di potenza futura che offre ai partner un bottino più ampio, oltre al collante determinato dal comune interesse dei tre partiti a contenere il ritorno elettorale della Cdu-Csu (che si è data una configurazione di battaglia). In sintesi, il governo ha trovato compattezza sull’idea che ci voglia un nuovo progetto nazionale, pur ancora solo tratteggiato. Pertanto l’analisi di scenario deve cercare di capire dove tale progetto verrà orientato, con quali conseguenze per l’interesse nazionale italiano.

Più che capire e poi reagire sarebbe più utile agire in anticipo per influenzare il progetto nazionale tedesco prima che si strutturi. L’Italia ha fatto un errore siglando un accordo di cooperazione rafforzata con la Francia che anche segnala alla Germania la possibilità di un contrasto di “schieramento” nel caso prendesse posizioni rigoriste prima di aver chiarito con il nuovo governo tedesco i possibili indirizzi. Al momento l’azione tedesca è in bilico tra ripristino del rigore nel 2023 e sua flessibilizzazione. La Francia non ha il potere, in realtà, di opporsi alla Germania. Pertanto sarebbe conveniente per l’Italia aprire un dialogo con Berlino, senza però firmare ridicoli trattati bilaterali entro l’Ue, allo scopo di evitare pressioni rigoriste, ma individuando formule sostenibili di riordinamento fiscale. Per ottenere rilevanza negoziale bilaterale, l’Italia ha come punto di forza la debolezza internazionale della Germania: problemi con la Cina e con l’America, in bilico tra i due. Se l’Italia si schierasse con la Germania, che diversamente dalla Francia è pro-Nato, per convergere di più con l’America, ma definendo uno spazio non strategico di relazioni commerciali con Cina e Russia accettato dall’America stessa, ciò migliorerebbe la posizione di Berlino e di Roma. Inoltre, sarebbe motivo sottostante di accordo su questioni di regole economiche europee. Inoltre l’Italia potrebbe concordare con la Germania un trattato di ripristino delle relazioni economiche con il Regno Unito, che la Francia non vuole, anche a difesa del comune interesse nell’export e proiezione geopolitica globale. Va detto che non necessariamente tali azioni potrebbero andare a buon fine per l’Italia, ma anche che se la Germania vede contro un asse italo-francese certamente si irrigidirà. Quindi va fatta un’esplorazione come detto, per intanto riservata e poi condivisa con l’America. La Francia? Dopo.

Più importante, filtra dalle idee di Scholz l’idea di competere per il migliore modello di ricchezza nazionale sul piano globale. Xi Jinping ha iniziato la competizione puntando su un modello a “oliva”: aumentare la ricchezza della classe media minimizzando i supericchi e gli ultrapoveri. In realtà vuole ammazzare i primi perché ostili, ma il movimento è reale perché la società cinese, in contrazione economica strutturale, ha bisogno di più garanzie. Anche l’Amministrazione Biden, alle prese con una classe media in sofferenza, persegue il medesimo scopo pur in modi deboli e contrastati. Il governo Scholz vuole essere il campione europeo di questo movimento, preferendo uno sforzo nazionale più che uno comunitario di cui non si fida. Per inciso, chi scrive vede con orrore questi tentativi socialisti di creare la ricchezza di massa, poca, ma per tutti. E preferisce un “modello a fungo” dove tanti abbiano un massimo di ricchezza, ottenibile con politiche liberiste, pur corrette da consapevolezza sociale. Ma il punto è che per quattro anni dovremo fare i conti con una Germania che vuole riqualificarsi, investendo. L’interesse italiano è che vi sia traino per le proprie imprese ed una armonizzazione europea che impedisca un differenziale di potenza nazionale, cosa possibile se le regole europee permetteranno anche agli altri di accendere mega-investimenti duraturi. Appunto, è ora di parlare seriamente con i tedeschi, ma cercando anche un progetto nazionale italiano.  

(c) 2022 Carlo Pelanda
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