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Carlo Pelanda: 2021-10-21Milano Finanza e Italia Oggi

2021-10-21

21/10/2021

Dubbi sulla temporaneità dell’inflazione energetica

Gli scenari che tentano proiezioni realistiche in materia di inflazione sono in contrasto con le previsioni di temporaneità della stessa prodotte dalle Banche centrali, in particolare europea. Mentre per l’aumento dei prezzi di alcune materie prime e componenti c’è una speranza di mitigazione entro il 2022, al riguardo dell’inflazione energetica c’è preoccupazione, in particolare per l’Ue perché massimamente dipendente da importazioni di petrolio e gas. La sostituzione dei combustibili fossili via mix di energie alternative prenderà un periodo più lungo di quanto finora stimato dalle istituzioni che hanno varato progetti e calendari di de-carbonizzazione. Da un lato, non si può escludere un’accelerazione estensiva delle fonti alternative. Dall’altro, anche inserendo questo caso nello scenario, nonché quello di ampliamento del ricorso al mini-nucleare a fissione e ad impianti a fusione, rimane un periodo tra i 15 e 20 anni di forte dipendenza dal fossile e di vulnerabilità al suo prezzo. Questa è un’inferenza solo ipotetica, ma è sufficientemente corroborata da porre subito l’attenzione ai rimedi, non essendo completamente credibile la previsione di temporaneità, cioè di autospegnimento, dell’inflazione energetica.

Quali? L’idea di temporaneità si basa sulla considerazione che i produttori di energia fossile abbiano interesse ad evitare una mega-recessione che, riducendo la domanda, colpirebbe l’offerta. Quindi al momento si percepisce una convergenza di fatto tra Banche centrali principali che ritengono il raffreddamento dell’economia in fase di ripresa, via aumento dei tassi, un rischio maggiore di quello di un rialzo dell’inflazione e i produttori che devono ripristinare la cassa dopo la crisi nel periodo pandemico. Ma in tale ipotesi, c’è il rischio che i prezzi del fossile, gas in particolare, non scendano fino al punto di armonizzarsi con un target di inflazione al 2% nel medio periodo perché i produttori vogliono mettere “fieno in cascina” pensando ad un lungo termine dove la domanda di fossile sarà minore. Ciò mette in priorità soluzioni geopolitiche in relazione a quelle, pur necessarie, tecnologiche e fiscali. Con una complicazione per l’Ue: l’America gode di indipendenza energetica e l’Ue dipende dalle forniture russe. Opzioni: (a) iniziativa G7 per creare un contro-cartello che bilanci l’Opec +; (b) convergenza diplomatica con i produttori dando loro incentivi di lungo termine in cambio di prezzi calmierati nel breve-medio. La nuova centralità della Russia e il non pieno allineamento tra Ue e Usa complicano la scelta.     

(c) 2021 Carlo Pelanda
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