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Carlo A. Pelanda
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Carlo Pelanda: 2020-11-1La Verità

2020-11-1

1/11/2020

Sostituire Conte per l’operazione di vaccinazione rapida

La notizia che siano disponibili uno o più vaccini sufficientemente efficaci e in fase di avvio la loro somministrazione di massa ha, evidentemente, sia la conseguenza di dare agli attori di mercato un calendario per una ripresa economica a razzo sia, soprattutto, di ridurre l’incertezza nel breve dandole un termine futuro precisabile. Ma la comunicazione deve essere molto credibile e ben confezionata per evitare delusioni che avrebbero un impatto peggiorativo. Giuseppe Conte sembra non rendersi conto di quanto un tale annuncio sia importante e lo ha trattato con imperdonabile superficialità ed incompletezza nonché ambiguità: a dicembre ci sarà un vaccino. Per comparazione, va annotato che Ursula von der Leyen ha voluto comunicare l’avvio della vaccinazione in modi più realistici e, per quanto ora possibile, completi: da aprile saranno disponibili da 20 a 50 milioni di dosi – mi è sembrato di capire dopo telefonate di controllo – al mese. Nel seguito tenterò uno scenario a partire da questo dato, ma prima va sottolineata l’inconsistenza del premier italiano. Ovviamente ci sarà un vaccino tecnicamente individuato a dicembre, vista l’accelerazione dei test relativi a tre candidati contrattualizzati dall’Ue, ma è improbabile che l’Agenzia europea per i medicinali (Ema) li autorizzi prima di gennaio pur tentando di farlo prima. Dopo il certificato (assenza di effetti pericolosi e sufficiente efficacia antivirale) inizierà la produzione. Pertanto l’effetto di inversione della crisi economica e di un ritorno dell’ottimismo sociale è ora stimabile da aprile 2021, forse con un’anticipazione già a febbraio-marzo, in poi, a certe condizioni. Tra queste c’è l’efficienza dell’organizzazione dedicata alla somministrazione. L’Ema ha fatto filtrare che troppi governi europei sono in ritardo nell’organizzarla. E ho motivi per ritenere che l’Italia sia tra questi non solo perché travolta dalla seconda ondata per impreparazione, come altre nazioni, ma per eccesso di pressapochismo delle sue istituzioni, gap quasi esclusivo dell’attuale governo italiano. E “il vaccino a dicembre” è una prova conclamata del pressapochismo stesso peggiorato da ambiguità illusoria intenzionale. Se lo inserissimo come indicatore di efficienza nel compito di vaccinare 60 milioni di italiani il più rapidamente possibile, ci sarebbe da aver paura: ritardi, vaccini a rotelle, siringhe di cartone, esasperazioni, disordini. Non credo, pur sperando in una redenzione, che Conte potrà recuperare il gap di consistenza in poco tempo. Pertanto chiedo a Sergio Mattarella, in qualità di presidente del “Consiglio supremo di difesa”, di valutare un atto di eccezione che è nelle sue facoltà: la nomina di un commissario straordinario per la vaccinazione, preferibilmente un generale perché la competenza richiesta è quella di gestione di un’organizzazione militare, con unico limite il rispetto generico dell’ordinamento giuridico, che integri il governo per tale missione, ma prevalendo nella materia specifica sul governo stesso perché risponde solo al Presidente della Repubblica come capo del “Consiglio supremo”. Di fatto sarebbe una sostituzione del potere esecutivo per una specifica missione senza dover cambiare il governo stesso, mossa che sarebbe graditissima, ma non consigliabile in una situazione così delicata. Spero che Mattarella annoti anche il non detto in questo cenno e che, per ricostruire la fiducia nelle istituzioni della Repubblica, dichiari che sarà l’ultimo a vaccinarsi, dopo che l’avranno fatto tutti gli italiani: c’è bisogno di un garante di ultima istanza attivo e non passivo.

E tanto ce ne è bisogno tanto più si cerca di immaginare lo scenario di vaccinazione. Von der Leyen ha comunicato “dai 20 a 50 milioni di dosi”. La differenza è notevole. Forse saranno 50 se tutti i tre vaccini in valutazione passeranno l’esame e 20 se solo uno lo farà? Ma è più importante capire se 50 milioni di dosi al mese siano un limite di produzione rigido o estendibile. Se fosse rigido, per vaccinare 400 milioni di europei, e altri 50 nei dintorni rilevanti, servirebbero 9 mesi. Iniziando ad aprile l’operazione sarebbe terminata nel gennaio-febbraio 2021. La massa di vaccinati con un certificato che li abiliti a libere mobilità ed interazioni, sarebbe sufficiente per aumentare i flussi della stagione estiva-turistica nelle nazioni mediterranee? Non è ancora calcolabile, ma si intravede un rischio che non lo sia. Poi, quanto tempo possono resistere ancora le aziende dei settori colpiti dai blocchi precauzionali? Ad occhio e considerando svariati aiuti, mediamente, le più grandi un 3-4 mesi, le piccole meno. Pertanto una primissima stima definisce come obiettivo calibrato tra fattibilità ed ottimo teorico il seguente calendario per la vaccinazione paneuropea: avvio a febbraio 2021 della somministrazione di massa e suo completamento statisticamente significativo entro aprile o metà maggio. Se così, l’economia europea e, in particolare, quella italiana andranno in boom, anticipato dalle Borse, già nel secondo trimestre 2021, colmando velocemente il buco 2020. Per riuscirci serve un aumento della capacità produttiva dei vaccini e un’enorme organizzazione per la somministrazione rapida e capillare. Siamo ai primi di novembre e le due cose potrebbero essere predisposte in tempo utile. Con costi rilevanti, ma inferiori a quelli di un’operazione troppo prolungata. In conclusione, l’Italia dovrebbe prepararsi internamente già ora con uno strumento adeguato che non può essere un governo ordinario né tantomeno quello attuale, pur annotando l’affidabilità del ministro della Difesa, nonché spingere l’Ue ad attuare un’operazione più rapida ed equamente simultanea in ogni nazione. Prego i colleghi di aiutare nella precisazione di scenario e piano qui abbozzati.     

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