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Carlo Pelanda: 2020-9-27La Verità

2020-9-27

27/9/2020

Cogliere l’opportunità delle carote americane

Vincano Donald Trump o Joe Biden, la “Grand Strategy” statunitense, pur potendo variare la politica estera di dettaglio, resterà fissa: (a) contrastare qualsiasi potere che punti al dominio/condizionamento globale, in particolare la Cina, in sostituzione di quello americano; (b) per tale scopo, mantenimento dell’alleanza con gli europei impedendo loro di formare un blocco regionale autonomo e non allineato. In questo quadro Washington sta usando il bastone con la Cina, più bastone che carota con la Germania, ma più carota che bastone con l’Italia. Questa è una situazione da capire meglio, in generale, e in particolare nell’occasione della visita di Mike Pompeo a Roma la prossima settimana, dedicata principalmente alla relazione con Il Vaticano, ma anche ad un incontro con il governo italiano.

L’uso del bastone nei confronti dell’Italia è iniziato recentemente quando i governi guidati da Giuseppe Conte hanno mostrato scivolamenti verso la Russia e, soprattutto, la Cina. Ma, diversamente dalla pressione sulla Germania, le bastonate all’Italia hanno avuto la forma di avvertimenti più che di “sberloni”. Poi, man mano che il governo italiano mandava segnali di riallineamento, sono state date carote di importanza crescente, tra cui un contratto rilevante per le costruzioni navali militari americane ad una azienda italiana e l’accordo bilaterale che prevede l’ingaggio dell’industria italiana nella prossima missione statunitense di insediamento sulla Luna e (si spera) nella costruzione di una stazione/cantiere nella sua orbita.  Cosa c’è da capire? Da un lato, il governo italiano è ancora molto influenzato da elementi pro-cinesi e non ha completato la bonifica delle entità cinesi penetrate in Italia. Ciò farebbe ipotizzare più bastone. Dall’altro, lo stesso governo ha iniziato (un po’) la bonifica e lanciato messaggi filo-atlantici, per esempio lo svuotamento di contenuto dello sciagurato accordo politico bilaterale in materia di Via della Seta (che per altro Pechino non ha più i soldi per sostenere) pur questo restando sul piano formale. Ciò giustifica la carota? Da solo, no. Corteggiamento dell’elettorato italo-americano in vista delle elezioni di novembre? C’è a livello di frasi, per esempio il twitter di Trump con le immagini delle Frecce tricolori mesi fa oppure la recente affermazione che “inizialmente il virus sembrava venire in America dall’Italia, ma in realtà è arrivato dalla Cina”. Tuttavia è improbabile che gli accordi industriali-strategici, che riguardano le relazioni tra governi, ne siano influenzati. Pertanto la prevalenza della carota potrebbe essere spiegata dalla volontà di sostenere la componente filo-atlantica nel governo contro quella filo-cinese, facendo vedere il premio se la seconda fosse annullata e lasciando intuire velatamente la punizione se ciò non avvenisse. Ma c’è un altro obiettivo: la sostituzione del Regno Unito come cuneo atlantico entro il blocco europeo guidato dalla diarchia franco-tedesca. In realtà c’è molto scambio riservato tra Stati Uniti e Francia su questa materia e sul comune interesse a comprimere la Germania. Ma Parigi, governi una destra o una sinistra o altro, non potrà rinunciare alla sua “Grand Strategy” basata sulla costruzione di un’Europa francocentrica come moltiplicatore della forza nazionale insufficente  per “fare impero” e quindi capace di dialogare (quasi) alla pari con America e Cina. Non è solo “grandeur”, è un progetto di “signoraggio geopolitico” per orientare flussi di capitale verso la Francia, cioè un progetto (disperato) di “ricchezza nazionale” per via politica di rilevanza esistenziale e che per questo qualsiasi colore politico è e sarà costretto a perseguire. Pertanto solo l’Italia può agire da “cuneo”, scenario ben compreso da Israele. E per questo, senza interferire troppo con il suo allineamento europeo che la rende rilevante (cosa che alcuni nel centrodestra non hanno ben capito ancora), l’America cerca di rafforzare l’industria strategica italiana agganciandola ai suoi programmi per evitare che Parigi la conquisti: la punta del cuneo atlantico, infatti, è costituito da tecnologie di superiorità militare con enorme indotto industriale sistemico. Ma questa è materia nelle mani della burocrazia imperiale custode della “Grand Strategy” statunitense, abbastanza indipendente dall’alternarsi di politici al comando. Qui cito il tema solo per segnalare che il “cuneo” vale molto di più di quelli che sono i premi prospettati, ma ci vorrebbe qualcuno in Italia capace di capirlo e trattare.   

Pompeo non parlerà di queste cose di prospettiva perché è in attesa di riconferma a novembre. Ma è la prospettiva qui accennata che dovrebbe essere considerata più attentamente dal governo nell’incontro: la Cina è tossica, la Francia ci vuole/deve conquistare, la Germania meno, ma ci tiene compressi, e quindi il vantaggio nazionale va cercato nell’essere sia cuneo atlantico sia nazione rilevante nell’Ue. Il punto: bisogna farlo meglio e con più chiarezza strategica – e morale nei confronti della Cina nazista - per ottenere dall’America una carota più grande che aumenti la ricchezza nazionale e la forza negoziale entro l’Ue. Ma c’è una domanda: quanto Giuseppe Conte è libero di poter fare questa scelta di interesse nazionale evidente? Cortesemente, ce lo mostri.

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