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Carlo Pelanda: 2019-10-6La Verità

2019-10-6

6/10/2019

Togliere l’ombra cinese dalle relazioni Ue-Usa

Al Presidente della Commissione europea Ursula von der Layen: cortesemente, inviti Margrethe Vestager, suo Vicepresidente – alleata con il partito di Emmanuelle Macron -  con delega alla concorrenza nella futura amministrazione, ad evitare anticipazioni sulla risposta dell’Ue alla minaccia statunitense di dazi su produzioni europee come ritorsione per gli aiuti di Stato forniti ad Airbus da Francia, Germania, Regno Unito e Spagna, prima che sulla materia si pronunci il Consiglio europeo nonché il Commissario con delega al commercio estero che entrerà in carica il primo  di novembre. Vestager, infatti, ha anticipato una risposta dura e simmetrica dell’Ue ai possibili dazi statunitensi che non è al momento una posizione condivisa dei governi dell’Ue e che aumenta il rischio di un conflitto con l’America proprio a ridosso dell’avvio, a metà novembre, dei negoziati per un trattato commerciale bilaterale tra Ue stessa e Stati Uniti. Tale trattativa è complicata da problemi tecnici di protezionismo e dalla posizione dell’Ue nel conflitto per la supremazia globale tra America e Cina. Il primo tema è risolvibile, ma ci sono dubbi che il secondo possa esserlo e ciò merita estrema attenzione.  

 Macron punta alla creazione di una “sovranità europea” guidata da Parigi che collochi l’Ue come terza forza autonoma negli affari globali con capacità di spostarsi verso America o Cina a seconda delle convenienze. La Germania ha una postura di terza forza, ma, diversamente dalla Francia, strutturalmente neutrale e di “potenza etica” per fini mercantilistici dovuti al fatto che la sua economia è sovradattata all’export, che contribuisce per il 52% alla formazione del Pil, generando l’interesse prioritario di poter commerciare con tutti. Ma ha anche il terrore di perdere l’accesso al mercato statunitense, cosa che implica una sovranità europea meno marcata e più atlantica con il problema di come mantenere le relazioni commerciali con la Cina a fronte delle pressioni limitative dell’America. A Berlino, infatti, c’è uno scontro fortissimo tra filoatlantici, tra cui i non irrilevanti “deep state” e apparato militare tedeschi, ed eurosovranisti in parte neutralisti e in parte convinti che alla fine l’Ue sarà germanizzata, non certo francesizzata. In questa situazione Angela Merkel, nota per capacità tattiche, ma non strategiche, sta attuando il suo tipico “cerchiobottismo”: ha ri-perimetrato, ma non sostanzialmente ridotto, la convergenza con la Cina e la divergenza sull’Iran per non irritare l’America, ma ha accettato di costruire un caccia franco-tedesco, e conseguentemente di non comprare lo F 35 statunitense, pur rintuzzando la pressione francese per la creazione di una difesa europea post-Nato e premendo per il trattato di libero scambio con l’America che trova forte opposizione a Parigi. L’Italia, dove l’export contribuisce per quasi il 40% alla formazione del Pil, ha una posizione molto simile a quella tedesca, ma complicata da maggiori influenze esterne. Cina e Francia spendono cifre considerevoli, in modi diretti chiusi e indiretti aperti, per influenzare la politica, il business e il giornalismo italiani, convergendo con la pressione filocinese del Vaticano, pur forse recentemente attutita da un atto “diplomatico” statunitense piuttosto incisivo. Tuttavia, questo gruppo di pressione pro sovranismo europeo a guida francese – per altro frequentato anche da persone sinceramente euroliriche - e con un’inclinazione filocinese trova contrapposto un altrettanto forte gruppo pro-atlantico e pro-Nato che comunque costringe la politica italiana ad un “cerchiobottismo”, ma un po’ più filoatlantico di quello tedesco per la prevalenza degli interessi militari, industriali e finanziari in questa direzione.  Anche la Francia, recentemente, ha attutito le posizioni anti-americane perché la debolezza di Donald Trump apre per Macron l’opportunità di dargli una mano, come nel caso della mediazione con l’Iran, ottenendo vantaggi. Ma Parigi non sta valutando che il fare favori a Trump non cambierà la postura di guerra statunitense contro la Cina. Questa è anche sostenuta perfino con più forza dalla sinistra che conta – per esempio Nancy Pelosi - e dal deep state, influentissimo, che fa riferimento ai democratici

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