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Carlo Pelanda: 2018-3-6La Verità

2018-3-6

6/3/2018

Una soluzione stabilizzante c’è

L’interesse nazionale primario è che l’Italia resti un luogo di attrazione, migliorandola, per i mercati finanziari affinché sostengano la ripresa in atto, trasformandola da lenta e fragile in rapida e solida. La maggioranza degli analisti a livello globale ritiene che la convergenza tra un centrodestra dove le venature antieuropee siano contenute e un centrosinistra, in sostanza il PD, depurato dalla componente comunista sia una soluzione di stabilità politica che permette una prospettiva ottimistica sui valori azionari e attività italiani. Il dubbio, lunedì, che tale formula politica possa essere compromessa dall’exploit del movimento peronista – termine che qualifica con più precisione il partito delle cinque stelle – e della Lega che fino a un anno fa mostrava simpatie lepeniste, ha provocato una prima reazione ribassista sui valori azionari e un aumento del rischio di insostenibilità del debito. Ma tale reazione negativa è stata piuttosto contenuta, segno che i mercati sono in situazione di attesa e che vogliono vedere fatti concreti prima di prendere una decisione. Gli analisti, oltre ai dubbi, hanno anche annotato la forza numerica del centrodestra e una postura realistica della Lega, il tutto composto entro una coalizione che, pur nella diversità delle enfasi, segnala di voler restare compatta e, di rilievo per il mercato, detassante. Pertanto hanno percepito che una maggioranza politica potenziale c’è tra un centrodestra coeso e il centrosinistra. Nel secondo c’è anche la possibilità di una spaccatura capace di portare una componente centrista a sostegno di una maggioranza di centrodestra. Per questo il mercato resterà in situazione di attesa fino a che non ci saranno segnali concreti a favore della convergenza stabilizzante o del suo contrario. Il primo e più importante di questi fatti riguarda le elezioni dei presidenti di Senato e Camera. Se vi sarà un accordo tra centrodestra e PD o parte sufficiente di esso, allora il mercato scommetterà su uno scenario positivo. Se così non sarà, allora il mercato inizierà o ad abbandonare l’Italia oppure a prendere posizioni speculative al ribasso. Raramente ho visto uno scenario più chiaro e semplice per i decisori politici.

Una tema chiave per gli analisti finanziari che orientano gli investimenti è la relazione tra Italia e Ue. Non è essenziale che il grado di convergenza politica e di adesione agli standard di ordine economico e contabile sia perfetto. Basta che sia sufficiente per permettere alla Bce di proteggere il debito italiano da percezioni di insostenibilità e/o speculazioni. Una tale protezione implica l’aumento dei valori delle banche italiane cariche di titoli di debito pubblico nei loro bilanci e, conseguentemente, del complesso dei valori azionari. Se la politica italiana prendesse orientamenti euroambigui oppure propensi al peronismo, per esempio il salario di cittadinanza che destabilizza gli equilibri della finanza pubblica, allora la protezione del debito italiano da parte della Bce non sarebbe sufficiente e il mercato sconterebbe o una prospettiva di insolvenza oppure un commissariamento europeo che, però, provocherebbe una depressione combinata con dissensi incontenibili. Se, invece, il mercato vedesse una convergenza tra centrodestra e centrosinistra, o intero o spaccato, e una eurodivergenza solo limitata, sconterebbe, oltre che all’aiuto della Bce, anche quello di Francia e Germania che non vogliono scossoni per consolidare il sistema europeo di fronte alle crescenti turbolenze globali. Tale aiuto si realizzerebbe come più tempo alla politica italiana per trovare la difficile convergenza tra centrodestra e centrosinistra sulla formazione di un nuovo governo, anche parecchi mesi. Tale sostegno esterno sarebbe importante perché l’accordo detto dovrebbe garantire agli attori che lo cucinano la stabilità per un’intera legislatura per renderli meno vulnerabili all’opposizione in caso di elezioni anticipate. In particolare, l’affermazione dei peronisti nel Sud è correlata con una marcata insoddisfazione di questa area, ma per rimettere il Sud stesso in condizioni economiche almeno decenti ci vogliono tre o quattro anni. Tale calcolo si basa sul traino dell’economia meridionale da parte dello sviluppo del Nord – in accelerazione, ma ancora lento – combinato con programmi stimolativi che il governo di centrosinistra non ha voluto fare nei cinque anni passati. In conclusione, se uno guarda all’interesse nazionale, vede la soluzione di una maggioranza solida guidata dal centrodestra, con progetto di detassazione salvifica, in accordo con il centrosinistra. Questa è la soluzione che il Quirinale dovrebbe spingere. Aggiungo la speranza che nel periodo si affermi una convergenza costituzionale per l’elezione separata dei poteri esecutivo e legislativo.

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