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Carlo Pelanda: 2012-5-25Il Foglio

2012-5-25

25/5/2012

C’è la speranza che Schauble licenzi Merkel

La rubrica è rimasta molto colpita dal discorso di Wolfang Schauble, ministro tedesco delle Finanze ed ultimo residuo dell’europeismo di Kohl in quel governo, in occasione dell’accettazione del premio Carlo Magno, il 17 maggio ad Aachen. Ha ribadito una visione futura di Stati Uniti d’Europa, da avviare concretamente con un Presidente della Commissione europea eletto da tutti gli europei: l’Europa deve avere una faccia. Non è la prima volta che esprime queste posizioni, per altro da anni rilevabili nei think tank della CDU. Ma questa volta lo ha fatto con un’intensità particolare. E’ una presa di distanza da Merkel? L’enfasi sulla formazione di un’Europa confederale in un momento dove Merkel sottolinea che ogni nazione debba arrangiarsi da sola, sembra esserlo clamorosamente. La stampa non ha dato molta attenzione alla cosa, ma la rubrica percepisce uno scontro entro la DC tedesca: una minoranza “kohliana” più aperta all’europeismo ed una, al momento, maggioranza, merkeliana orientata verso soluzioni nazionaliste perché ritenute più competitive in vista delle elezioni nel 2013. Ma allora l’ipotetica battaglia di Schauble per ripristinare l’europeismo tedesco contro il ritorno del nazionalismo è solo romantica? C’è qualcosa sotto. Un indizio è dato dalle strane espressioni del lussemburghese Junker, presidente dell’Eurogruppo. Quando ha dichiarato che non avrebbe continuato nella carica, ha motivato la cosa imputando la Germania di eccessive pretese di dominanza. Ma, poi, ha sostenuto il tedesco Schauble come suo successore nell’Eurogruppo. Forse la vera storia è che Merkel abbia licenziato Juncker, perché troppo apertamente preoccupato che la kanzlerin distrugga l’Eurozona, e che questi per ritorsione abbia indicato Schauble come contrappeso a Merkel stessa. Ma forse è una fantasia del rubricante. Non è una fantasia, però, che un numero crescente di élite tedesche tema la direzione data da Merkel alla Germania: più euroasiatica che atlantica, più mercantilista che componente convergente di una governance globale, più nazionalista che europeista. Hanno ragione. La forte alleanza con la Cina rischia di mettere Berlino in conflitto con Washington, ormai orientata al contenimento dell’espansione di Pechino, e per la terza volta in un secolo ciò le costerebbe caro. L’eccessiva dipendenza dal gas russo la espone al ricatto energetico da parte di Mosca impegnata nella ricostruzione dell’impero. Scenaristi fantasiosi ipotizzano che la Grecia verrà forzata ad uscire dall’euro per metterla nelle mani della Russia. Ma non è fantasioso che Mosca stia offrendo aiuto alla Grecia in cambio di vantaggi geopolitici. Infine, Merkel sta portando la Germania verso una posizione di isolamento in Europa. Appare ovvio che le èlite tedesche, finanziarie ed industriali, temano il disastro se Merkel non verrà rimossa e, nel frattempo, bilanciata. Schauble appare l’unico in grado di farlo sia rilanciando la visione europeista della Germania sia, soprattutto, mettendo Merkel in minoranza nel partito. Se tale analisi fosse vicina alla realtà, la DC italiana in ricostituzione dovrebbe parlare più a fondo con quella tedesca e sostenere il tentativo di Schauble di riportare la Germania verso l’europeismo e l’occidente. Se Schauble licenzierà Merkel tutti gli europei lo proporranno volentieri come primo presidente eletto dell’Europa. Prosit.

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