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Carlo A. Pelanda
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Carlo Pelanda: 2009-6-23Il Foglio

2009-6-23

23/6/2009

Le nuove regole implicano una pericolosa esclusione dei poveri dal credito

La causa principale della crisi finanziaria è stata la combinazione tra una massa di imprudenti e poveri che hanno acceso mutui senza capacità di ripagarli ed un’industria finanziaria che li ha offerti senza controllo perché poteva venderli subito via finanza derivata. Poi la crisi si è allargata perché i prodotti finanziari sintetici a circolazione globale con dentro insolvenze hanno perso credibilità, molti assicurati da enti che non avevano soldi sufficienti. Da qui in poi la caduta di fiducia su qualsiasi prodotto finanziario ha congelato il mercato specifico, bloccando il rifinanziamento dei debiti. Ciò ha fatto venir fuori la vulnerabilità del sistema bancario, in particolare il ricorso abnorme alla leva. E le invocazioni a ridurla per risanare. Però la circolazione moltiplicata del capitale via finanza derivata combinata con le operazioni a debito ha la proprietà di rendere abbondante il capitale. Infatti la dottrina di riparazione e regolazione ora in sviluppo punta a rendere certa la finanza e non più a reprimerla. Bene, ma c’è un problema irrisolto.  

Per riordinare l’industria finanziaria (intrinseca) bastano poche viti: maggiori poteri di vigilanza alla Banche centrali, trasparenza, codificazione di ogni operazione, copertura assicurativa certa contro i rischi, ecc. La difficoltà maggiore sarà l’ottenere una convergenza globale degli standard nazionali più che il capire cosa fare. Sarà un lavoro duro, ma non impossibile, per il Financial Stability Board presieduto da Draghi. La regolazione dell’interfaccia gente-finanza, invece, sarà molto più difficile. Nell’imputare le responsabilità della crisi sia i media sia i politici hanno evitato di mettere in luce l’imbecillità della gente che assume debiti non sostenibili. E lo hanno fatto perché non possono insultare chi li vota o chi ne compra le pagine. Infatti questa parte della regolazione futura verrà cosmetizzata come “protezione del consumatore”. In realtà si punterà alla selezione degli accessi al credito per escluderne i poveri. Tale intento è stato già anticipato dalla direttiva europea Mifid di qualche tempo fa ed è evidente nella recente proposta di Obama. Da un lato, escludere i poveri per rendere solido il mercato finanziario privato è un passo necessario. Dall’altro, sarebbe pericoloso far restare senza credito il 30% degli americani ed il 25% degli europei. Osparerebbero o farebbero felici gli strozzini. Il punto. La regolazione selettiva degli accessi al credito di mercato implica l’apertura di una finanza assistita per i meno abbienti. Non se ne parla per pudore, ma sarà necessaria. In Italia, Tremonti Bank?   

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