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Carlo A. Pelanda
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Carlo Pelanda: 2006-12-12Il Foglio

2006-12-12

12/12/2006

Il rimbalzo del dollaro è certo, incerto solo il quando

Il dollaro non crollerà, è certo che rimbalzerà, incerto solo il quando

Fioccano scenari catastrofici che prevedono non solo il crollo temporaneo del dollaro, ma anche una sua crisi strutturale. Questa rubrica, invece, ipotizza che il dollaro potrà scendere ancora, ma poi risalirà a razzo. Il punto: non è interesse di alcuno che il dollaro cessi di essere moneta di riferimento e che resti depresso troppo a lungo. Quindi prima o poi si rialzerà, incerto solo il quando.

Comunque è utile vedere gli argomenti dei catastrofisti. In America la produttività non cresce più e si riduce lo spazio per la crescita non inflazionistica. Ciò toglie attrattività agli impieghi in dollari. Il deficit commerciale statunitense, in particolare, richiede che il dollaro scenda per bilanciare uscite ed entrate. Ma lo yuan cinese resta agganciato al dollaro e lo yen tenta di farlo, ambedue furbescamente sottovalutati del 40%. Quindi la caduta morbida del dollaro non toglie competitività alle merci asiatiche e non aiuta a ridurre il deficit commerciale americano, pur stabilizzandolo. Ci vorrebbe proprio un crollo catastrofico per riequilibrare il sistema. Il mercato potrebbe crederci e smettere del tutto di comprare valori in dollari. Se la Bce continuasse con la politica di euro fortissimo, che chiama capitali in cerca di rifugio, farebbe precipitare ancor di più il biglietto verde. Ciò, in effetti, stenderebbe la moneta americana per un lungo periodo. Ma anche manderebbe in crisi tutta l’economia globale dove prevalgono gli esportatori nel mercato americano. Per evitarlo Pechino userà il surplus commerciale per sostenere il dollaro e accetterà, forse già nell’incontro bilaterale di oggi con Paulson e Bernanke, di ridurre la pressione esportativa sull’America. La Bce non lascerà cadere il dollaro oltre una data soglia perché teme una recessione imputabile ai suoi dirigenti. L’America vuole il dollaro debole per un po’, ma non troppo e non per molto perché in caso contrario rischierebbe, oltre ad una grave recessione con inflazione, la fine della sua moneta come riferimento mondiale, quindi del suo impero. In sintesi, le ragioni politiche superano quelle tecniche per contenere la caduta del dollaro. Quando il mercato percepirà tale dato di base inizierà a scommettere sul rialzo del dollaro, amplificandolo. C’è anche un terzo scenario: deprezzamento controllato del dollaro e suo assestamento ad un valore basso duraturo. Ma il mercato va a salti e non per curve armoniche. Inoltre, finito l’immobiliare, il mercato ha bisogno di un’altra bolla. Si tratta di inquadrare il punto di inversione e rimbalzo del dollaro e non di posizionarsi in vista del suo crollo. Buona speculazione

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