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Carlo A. Pelanda
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Carlo Pelanda: 2004-5-15Il Foglio

2004-5-15

15/5/2004

Tecnologie salva-anima

’apparato militare Nato è evoluto per combattere una guerra simmetrica tra potenze e non è ancora riuscito ad adattarsi ai requisiti sia tecnici sia di consenso imposti da quella asimmetrica ed ordinativa. Per tale motivo si fallì in Somalia e l’azione occidentale in Irak è esposta ad un erosione sia tecnica sia morale. Che sarebbe minimizzabile con tecnologie più evolute. Colpisce, infatti, che l’estrazione di informazione dai prigionieri sia ancora perseguita con violenza mentre esistono tecniche chimiche ed ipnotiche che rispettano l’integrità della persona. Sorprende che il pattugliamento venga attuato da fanteria esposta al tiro mentre esistono dei robot volanti, agganciabili ad un sistema di visione totale di un territorio, che possono fare lo stesso lavoro entro schemi di impiego che riducono il rischio per i soldati pur rispettando il requisito simbolico di far vedere alla popolazione che c’è un presidio ordinativo diffuso. E’ inspiegabile che gli elicotteri non abbiano sufficienti difese contro missili antiaerei e armi leggere. Stupisce, in generale, la mancanza delle armi superselettive per l’antiguerriglia, di quelle non-letali per il controllo morbido di folle temporaneamente eccitate o usate come scudo dai guerriglieri, dei sistemi di gestione simbolica che adattano l’azione militare al consenso locale e generale. Il punto: queste ed altre nuove tecnologie capaci di salvare l’anima alle democrazie impegnate in azioni di polizia internazionale sono state concepite da tempo, ma non vengono sviluppate o applicate. Chi scrive le ha viste, nel 1995, in forma di “concetto” nell’ambito della cooperazione bilaterale tra Centro Militare di Studi Strategici (Ce.Mi.SS) ed Office for the Net Assessment del Pentagono, dove l’oggetto era quello di capire come le dimensioni diverse dalla guerra (OTW) dovessero essere incluse nei conflitti futuri: la televisione, il profilo etico, l’ecologia, i mezzi non-letali, ecc. Nel 1993, l’allora ministro degli esteri Andreatta – esasperato dai fallimenti in Somalia e dall’impotenza in Bosnia - affidò allo scrivente ricerche per modernizzare le azioni ordinative. Questo per mostrare che fin dai primi anni ’90 il problema era studiato nell’area Nato. Perché le soluzioni ritardano? Le nuove tecnologie sono rallentate dalla priorità di finanziare gli impegni correnti. I militari trovano difficile integrare mezzi letali e non. Alcuni sistemi non-letali creano problemi legali maggiori di quelli brutali. Questa rubrica segnala che l’erosione morale e tecnica delle azioni ordinative dipende, principalmente, dal conservatorismo burocratico.   

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