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Carlo A. Pelanda
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Carlo Pelanda: 2009-2-24La Voce di Romagna

2009-2-24

24/2/2009

Pulire le banche è la priorità

Nel summit di Berlino, dedicato alla definizione di una posizione comune da parte dei Paesi europei che parteciperanno al vertice dei G20 a Washington, sono state stabilite importanti linee di principio per la regolazione del mercato finanziario globale. Affinché crisi come questa non accadano più nel futuro – ha dichiarato Merkel. Bene, ma nulla di vagamente concreto è stato deciso per uscire dalla crisi in corso. In particolare, nulla è stato detto per la soluzione del problema principale, perché blocca il credito e gli stimoli antirecessivi, di ripulire i bilanci delle banche contaminati da prodotti finanziari tossici. Proviamo a dirlo qui.  

Ancora oggi si sente dire da fonti ufficiali che non è calcolabile la quantità di prodotti finanziari tossici. Senza il dato che chiarisca quali siano le vere perdite si verificano diverse disfunzioni. Una banca teme che l’altra sia in pessime condizioni e non le presta denaro (rischio di controparte) bloccando gli scambi interbancari o rendendoli onerosi oltre misura. Tale problema, poi, ha un impatto sul ri-finanziamento delle obbligazioni bancarie e sull’economia reale. Le banche devono usare più liquidità per ripagare il loro debito rendendone disponibile di meno per il credito. Il mercato borsistico, senza una chiara informazione sui bilanci bancari, prezza le azioni del sistema finanziario in base a emozioni, recentemente esagerando il pessimismo. Cosa che alimenta una spirale di sfiducia. Le banche italiane non sembrano a rischio di fallimento, ma le altre in America ed Europa paiono esserlo, e quelle italiane soffrono di questa situazione esterna entrando anche loro nella spirale degenerativa. Per interromperla sarebbe sufficiente e necessario che i governi e le autorità di vigilanza mandassero gli ispettori nelle banche americane ed europee, anche in quelle italiane, con il potere di definire i veri valori di bilancio. La sequenza dovrebbe essere la seguente: (a) ispezione per definire i dati veri a valori reali di mercato; (b) individuazione e perimetrazione dei titoli finanziari illiquidi o svalutati o senza più valore; (c) definizione del fabbisogno di ri-finanziamento  per ciascuna banca; (d) creazione di uno strumento temporaneo per il ri-finanziamento, coordinato sul piano internazionale; (e) eventuale chiusura delle banche troppo dissestate, garanzia degli Stati al riguardo dei loro debiti e depositi, e vendita delle rimanenze attive ad altri istituti più sani con procedura di gara incentivata. Questa semplice e sacrosanta azione, fattibile in un mese e con la capacità di ricostruire la fiducia ed il mercato del credito a razzo, non è stata ancora fatta. Cosa è stato fatto? Alle banche è stato permesso di truccare i bilanci mettendo in bilancio i titoli tossici a valore di libro (nominale) e non di mercato. Gli Stati hanno nazionalizzato le banche più dissestate, ma senza definire una soluzione di sistema. Le Banche centrali hanno reso disponibile liquidità illimitata senza condizionare le banche alla pulizia, così finanziando il problema invece di risolverlo. In particolare, è passata l’idea che sia impossibile calcolare la quantità dei prodotti tossici. Questo è vero. L’informatica permette di classificare miliardi di titoli, contratti e varie di finanza derivata. Se il calcolo preciso ed analitico è difficile lo si può sostituire con altri metodi probabilistici e perimetrali. In sintesi, i governi, congiuntamente alle autorità monetarie, dovrebbero istituire un ufficio temporaneo d’emergenza per fare questi calcoli e le azioni conseguenti. Che non lo abbiano fatto finora è una grave e pericolosa mancanza.

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