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Carlo Pelanda: 2014-12-28Libero

2014-12-28

28/12/2014

2015 anno decisivo per la ripresa o crisi finale dell’Italia

In base alle previsioni correnti, nel 2015 l’economia italiana uscirà dalla recessione, a partire dal secondo trimestre, con una minima ripresa della crescita del Pil tra lo 0,3% e lo 0,7% trainata prevalentemente da fattori esterni. Contenti? Meglio essere attenti: il 2015 sarà un anno supercritico perché il sistema economico è vicino ai limiti di tenuta: migliaia di piccole aziende industriali, commerciali ed artigiane, nonché di professionisti, che finora hanno resistito a tre anni di crisi pesante del mercato interno hanno i bilanci destabilizzati e, senza novità positive, non potranno continuare l’attività. D’altra parte, il sistema è ancora sufficientemente vitale per sopravvivere, riprendendosi, se avrà un minimo di ossigeno. In tal senso vedo l’economia italiana, nel 2015, in bilico tra crollo finale e ripresa. Quali condizioni favorirebbero l’esito migliore? L’Italia ha perso la sovranità economica e monetaria perché la ha conferita ad un agente europeo che non è disegnato per tornargliele una parte nei momenti di bisogno. Infatti la politica italiana non può stimolare l’economia in crisi con spesa in megadeficit, non può battere moneta (per comprare i titoli di nuovo debito senza aumentarne il costo) né può svalutarla. In tale gabbia ha la sola facoltà sovrana di modificare la politica fiscale. Ma se abbassa le tasse deve anche tagliare la spesa per mantenere l’equilibrio di bilancio imposto dai trattati europei siglati irriflessivamente dai nostri governi precedenti, si espone al rischio, oltre che di dissensi destabilizzanti, di un impatto deflazionistico aggravante nel breve termine. Tale impatto sarebbe, in teoria, bilanciabile da un forte impulso alla fiducia con la conseguenza di portare i risparmi (gli italiani ne hanno cumulato un’enormità per paura del futuro) dalla cassetta ai consumi, mandando in boom il mercato interno ed inducendo, a catena, più investimenti. Ma non è pensabile che un’azione così destatalizzante e forte sia fattibile da una maggioranza di sinistra. In sintesi, l’Italia non ha e la sua politica attuale non vuole usare quei mezzi sovrani di stimolazione economica che hanno portato rapidamente, per esempio, America e Regno Unito fuori dalla crisi, ora ambedue in boom. Per tale motivo la minima ripresa italiana del 2015 sarà trainata solo dall’esterno: euro basso che facilita export e importazione di turismo e costi energetici in riduzione. Ma nel saldo statistico che proietta una minima ripresa nel 2015, tali condizioni esterne daranno un segno più al Pil aggregato mentre continuerà la recessione del mercato interno perché non stimolato. E molti soggetti economici affonderanno pur nello scenario di ripresa. Questo il punto non ancora detto nelle cronache. Per tenerli a galla ci vorrà un minimo ritorno della fiducia che aumenti almeno il fenomeno della “ripresa passiva” (se non muori una macchina devi comprarla) che è iniziato nel 2014. Per ottenerlo, il governo dovrebbe fare due azioni d’emergenza che potrebbe attuare pur nei limiti tecnici e politici detti sopra: (a) fondo di ripatrimonializzazione delle imprese con bilanci destabilizzati in forma di prestito con ritorno in 15-20 anni; (b) estensione del Fondo statale di garanzia (non di spesa) per il credito alle aziende in modo da coprire almeno il 70% di un prestito bancario. Potrebbe bastare per confermare un rimbalzo attorno allo 1% del Pil nel 2015, metà per fattori esterni e metà per tenuta del mercato interno, pur in costanza di una pressione fiscale abnorme e di regole lavorative che non incentivano le assunzioni. In sostanza, basterebbe sostenere l’accesso al credito per aiutare la tenuta degli attori economici in difficoltà. Enfatizzo questo punto perché non credo che il governo di sinistra possa e voglia fare altro di stimolativo. E perché osservo che la liquidità resa disponibile dalla Bce per imprese e famiglie non sta arrivando a loro per problemi di merito di credito. Quindi un sostegno statale d’emergenza, fatto più di garanzie che di spesa, per sostenere tale merito mi sembra la cosa più razionale da raccomandare ad un governo sinistroverso per l’interesse di tutti. Ovviamente la (mini)ripresa italiana senza vera stimolazione interna dipende tutta da condizioni favorevoli esterne. Al momento gli analisti assumono che: 1) la Bce, superando le patturnie tedesche, trovi un modo per comprare eurodebiti e in tal modo sia svalutare l’euro sia garantire di fatto il debito italiano che senza tale sostegno verrebbe classificato come destinato all’insolvenza (poca crescita per modello socialista e politica incapace di modificarlo) cosa che farebbe saltare il sistema bancario italiano e renderebbe inutile il suggerimento qui enfatizzato; 2) l’aumento della liquidità in euro bilanci la riduzione di quella in dollari in modo da mantenere la pressione sulla pompa di capitale che tiene artificialmente alte le Borse globali nonostante una crescita mediocre della domanda globale (3,1%). Speriamo, auguri.

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