Senza sovranità nazionale la politica è irrilevante


Di Carlo Pelanda (26-2-2013)


Ciò che accade in Italia è ovviamente importante, ma ai fini della ripresa lo è di più quello che succede nell’Eurozona e nel resto del mercato globale. Con questa banalità desidero ricordare che l’Italia ha, ormai, una sovranità economica solo negativa, cioè è libera solo di farsi male divergendo dagli standard di ordine economico, ma non ha la capacità di generare da sola soluzioni ai suoi problemi. Ciò è dovuto al vincolo dell’enorme debito che condiziona la politica economica e di bilancio impedendo ad ambedue di essere espansive. Inoltre Roma non ha più la sovranità monetaria. In sintesi, l’Italia è in gabbia, come un leone in uno zoo che deve aspettare il cibo da fuori le sbarre. E se il leone decidesse di farsi male, unica libertà rimasta? Interverrebbero i guardiani dello zoo e gli legherebbero anche le zampe. Se la nostra politica economica deragliasse ci sarebbe un intervento esterno del fondo salvastati europeo e della Bce, con pretesa di potere condizionante, che la rimetterebbe sui binari per evitare la diffusione del contagio destabilizzante. Se la spesa aumentasse, la condizionalità esterna la taglierebbe, decurtando gli stipendi pubblici come successo in Grecia. Se le tasse scendessero al punto da non garantire il pareggio di bilancio l’intervento esterno lo impedirebbe. Quindi che governi in Italia un leone blu, bianco, rosso o verde è sostanzialmente irrilevante perché ciascuno dovrà fare la stessa cosa. C’è, ovviamente, il caso che salti tutto via ribellione della nazione ai condizionamenti esterni, ma il costo sarebbe tale da rendere improbabile il consenso di massa per tale opzione. Questo è il motivo per cui le attenzioni devono rimanere più, o anche, concentrate sullo scenario esterno. In particolare dobbiamo chiederci se resta forte la volontà della Germania, che andrà alle urne in settembre, di mantenere l’euro, sapendo che per tenere in vita l’Eurozona, evitando rivolte da impoverimento, bisognerà mollare il rigore. Le recenti concessioni alla Francia fanno intendere di sì, ma resterà un’incognita. Quindi l’attenzione va estesa alla probabilità che la ripresa torni presto nell’Eurozona. Ma potrà farlo solo via traino esterno, cioè con il riavvio della crescita globale. Alla fine - blu, bianchi o rossi – la salvezza dell’Italia e dell’Eurozona dipenderà da una svalutazione competitiva dell’euro che dia all’export eurodenominato un certo periodo di supercompetitività, così permettendo al boom delle esportazioni di bilanciare la stagnazione dei mercati interni, rimettendoli in crescita. Questa è la realtà.

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