La politica deve capire il vero problema


Di Carlo Pelanda (10-9-2013)


L’Italia resta sotto osservazione speciale da parte del mercato e delle istituzioni internazionali. Da un lato, c’è un miglioramento: fino a qualche mese fa, a partire dalla primavera del 2011, eravamo “sorvegliati” speciali in quanto si temeva un disordine tale in Italia, combinato con la caduta a picco del Pil, da portarne all’insolvenza l’enorme debito, causando una crisi globale. Dall’altro, è stato molto marcato dall’Ocse, dalla Ue, dal G20, dal Fmi, ecc., il dato che l’Italia è l’unica nazione del G20 (e dell’Eurozona) in grave recessione (l’ultima proiezione 2013 è - 1,8% del Pil, pur la ripresa prevista nell’ultimo trimestre). Il messaggio è: bene la tendenza alla stabilizzazione, ma l’Italia non sta ancora funzionando e resta una mina nel mercato globale. Questo messaggio non implica un ritorno alla crisi di fiducia nei confronti del nostro debito, ma solo perché gli attori finanziari ritengono che la Bce lo garantirà. Infatti lo “spread” è sceso solo per questo e per il rialzo dei rendimenti dei titoli di debito tedeschi, non certo perché sia aumentata la fiducia sull’Italia. Queste considerazioni individuano il punto critico nel prossimo futuro. La Corte costituzionale tedesca sta valutando, con esito tra pochi giorni, la denuncia contro la Bce di aver dato garanzie non compatibili con il suo statuto. Probabilmente non succederà niente di grave, ma, considerando la posizione ostile della Germania, comunque la Bce verrà in qualche modo limitata. Se parallelamente in Italia si aprisse una nuova stagione di caos politico, allora il mercato combinerebbe le tre cose – garanzia meno certa sul nostro debito da parte della Bce, ingovernabilità e ripresa troppo lenta – e valuterebbe meno affidabile il il nostro debito pubblico pretendendo un premio di rischio maggiore per rifinanziarlo, rendendolo così insostenibile. Come accadde nel 2011, ma con la complicazione questa volta di una Bce meno libera di dire al mercato: garantisco io, in qualche modo. Questo, esattamente, è l’evento che i mercati e le organizzazioni internazionali temono. Ed è esattamente per questo motivo che il Presidente della Repubblica invoca, anche con ansietà irrituale, la stabilità del governo. Ed anche per questo che il governo tenta disperatamente di accelerare la crescita tagliando la spesa e non alzando le tasse, pur riuscendoci solo in piccola parte. Tale posizione delle istituzioni a contatto con il mondo esterno diverge da quella dei partiti influenzata da criteri più ristretti. E’ interesse vitale della nazione che i criteri dei partiti, invece, convergano con quelli delle istituzioni.

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