Per
Voce di Romagna
L’effetto
geoeconomico di Sarkozy
Di
Carlo Pelanda (8-5-2007)
E’ probabile
che la vittoria di Sarkozy avrà conseguenze geoeconomiche per l’Unione europea e per l’Italia. Vediamo
quali.
Se dopo le
prossime elezioni parlamentari avrà un governo
compatibile, Sarkozy cercherà un mix tra
protezionismo ed apertura del mercato in cui la seconda sarà maggiore di quella
oggi esistente, ma certamente non tale da far pensare ad un mercato veramente
aperto e liberalizzato. Nella destra francese la componente
liberista è minima, come per altro in quelle italiana e tedesca (pur questa
organizzata in un partito liberale che vale circa l’8% del voto). In generale i
centrodestra europei-continentali si distinguono dalla sinistra
per la volontà di rendere economicamente efficiente lo statalismo e non
per abbandonarlo. Ciò fa prevedere che l’effetto Sarkozy
potrà migliorare di un po’ il processo di integrazione
economica europea attutendo l’opposizione protezionista della Francia al
mercato aperto, ma non aspettatevi nulla di sostanziale. Tuttavia, è
promettente il modo con cui Sarkozy e la destra
francese pensano di poter difendere il modello sociale europeo dalla globalizzazione. Se ho capito giusto, l’idea è di creare
uno spazio economico con certe protezioni contro la concorrenza globale esterna, ma grande e liberalizzato abbastanza al suo
interno per essere vitale e competitivo. Il punto è generare uno spazio dove siano in concorrenza unità economiche con costi omogenei di
base proteggendole dalla competizione di chi opera in aree senza i costi e
vincoli dei sistemi di welfare. Si tratta di una efficientazione del
protezionismo più che di una liberalizzazione, ma potrebbe rendere più
economicamente vitale sia la
Francia sia l’eurozona. Tale logica
di perimetrazione di un’economia compatibile con la
socialità dello Stato potrebbe estendersi al di fuori dell’Europa e coinvolgere
il mercato americano che, pur più liberalizzato ed aperto, comunque
deve sostenere costi e vincoli simili a quello europeo e un pesante stress
competitivo. Dall’estate del 2006 è in corso un negoziato tra americani ed
europei (Germania) per integrare i due mercati sul piano delle regole
finanziarie e legali, messo in agenda prioritaria da Merkel all’inizio della presidenza di turno della Ue e che alla fine di aprile si è concretizzato nella
formazione di un comitato per l’analisi di fattibilità tecnica di tale futura
convergenza. L’abbandono da parte di Sarkozy dell’antiamericanismo
di Chirac potrebbe portare l’Europa più vicina alla
formazione di un mercato integrato euroamericano e,
grazie alla costruzione di un tale blocco occidentale, riuscire ad imporre
regole di buon comportamento globale ai giganti
asiatici che stanno crescendo a dismisura senza rispettarle così esponendo noi
alla concorrenza sleale e loro stessi ad uno sviluppo disordinato che
inevitabilmente li getterà in crisi interna con rischio di caos globale. Ma per l’Italia c’è un rischio. L’interesse nazionale
francese è quello di bilanciare il riemergere della potenza tedesca e di
costringerla ad un rapporto privilegiato con Parigi in base a
rapporti di forza di tipo economico ed alla prevalenza dell’industria militare
francese. Per tale scopo la Francia deve conquistare le banche e le
aziende tecnologiche italiane. Da anni la Francia lo sta tentando
con alti e bassi e Sarkozy certo non abbandonerà
questa linea di nazionalismo geoeconomico. In
conclusione, possiamo aspettarci una novità positiva
sul piano europeo per l’effetto Sarkozy, ma anche
vigilare sulla solita Francia rafforzata nelle sue ambizioni da un leader
giovane e robusto.
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