La priorità è cambiare la dottrina di regolazione finanziaria


Di Carlo Pelanda (8-1-2016)

Il pericolo maggiore per i mercati nel 2016, al netto delle turbolenze geopolitiche, è che i regolatori continuino a comprimere gli spazi del rischio finanziario e a rendere incerta la funzione del prestatore di ultima istanza. Il rischio è gestibile o vendendolo o riducendo le attività che lo implicano. I regolatori in America ed Europa stanno imponendo la seconda opzione. Questa è una delle concause principali della ripresa stentata e delle aspettative di stagnazione duratura. Pertanto ritengo prioritario che la ricerca mostri sia l’errore della dottrina regolativa suicida emersa come reazione alla crisi del 2007-08 sia i motivi per indurre i regolatori a crearne una nuova che ripristini la possibilità di utilizzare più rischio per ridare espansione all’economia . L’ipotesi è che la repressione della propensione degli attori finanziari a prendere rischi e la preferenza di inibire la finanza derivata invece di renderla governabile, riattivandola, riduca il capitale per investimenti. La combinazione dei due effetti, in particolare il congelamento della massa monetaria derivata, contribuisce al fenomeno della trappola della liquidità che rende meno efficaci le iniezioni di moneta attivate dalle Banche centrali in caso di guai sistemici. In altri termini, il corpo dell’economia è irrorato da meno sangue perché la regolazione ha ristretto le arterie pur pompando più sangue stesso. Se così, ritengo che la soluzione sia configurare un prestatore di ultima istanza e una dottrina regolativa che sollecitino una circolazione massiva ed espansiva del capitale finanziario garantendo le prese di rischio con strumenti adeguati che ne permettano la prezzatura invece di ridurre il rischio ammesso come mezzo per ottenere stabilità. Oggetti di ricerca: a) un attore finanziario regolamentato deve poter godere di una clausola di “bail out” o se no il costo di regolazione non è bilanciato dalla garanzia, diventando depressivo; b) il rischio non va limitato a priori, ma precisato in forma di prodotto cartolarizzato/derivato trasparente, con nuove tecnologie fintech, e come tale sottoponibile a regole di confezione e scambio e conseguente governabilità; c) la giusta dottrina di regolazione finanziaria deve permettere un massimo relativo di rischio e non comprimerlo per mancanza di idee; d) la presenza di un prestatore di ultima istanza totale e certo è un requisito fondamentale della fiducia. Invito i colleghi di settore a contribuire a questo programma di ricerca, gli altri a far cessare la demonizzazione della finanza che ostacola analisi e soluzioni razionali.