Un ponte tra prodotti liquidi e illiquidi


Di Carlo Pelanda (26-8-2016)


Serve un ponte tra il mondo dell’illiquido e del liquido, particolarmente in Italia, per due motivi. Primo. I fondi chiusi alternativi, illiquidi, tendono a dare più profitto agli investitori, calcolato su un decennio, di quelli aperti, liquidi, specialmente in un periodo di bassa inflazione. Per esempio, i migliori fondi chiusi di Private Equity rendono almeno il 15% annualizzato mentre quelli aperti, pur potendo dare picchi temporanei di profitto elevati, nell’arco di un decennio forniscono una minore efficienza rischio/rendimento del capitale impiegato. Secondo. In Italia la quantità di capitale residente raccolto dai fondi chiusi, per lo più da investitori istituzionali e per tagli grossi, è piccola mentre la raccolta di quelli aperti, attuata da reti di promotori/agenti che li offrono a piccoli risparmiatori è elevatissima. Ciò crea un problema sistemico, che è anche un paradosso: la nazione che esibisce la maggior propensione al risparmio nel pianeta è quella che trasferisce la minor aliquota del risparmio residente stesso a investimenti diretti sul proprio sistema produttivo. Ma anche un problema di eguaglianza delle opportunità: il grande investitore può accedere a fondi chiusi molto remunerativi mentre quello piccolo, che non trova nel menù dei distributori fondi chiusi, perché complessi, soffre un “costo opportunità”, anche condiviso con i gestori e distributori dei fondi aperti e liquidi. In realtà la parte maggiore del problema dipende dalla poca, pur crescente, propensione di casse e fondi pensioni a investire in fondi chiusi non immobiliari. Ma, considerando che l’evoluzione dei criteri di tali investitori istituzionali avrà tempi lunghi, una soluzione rapida è possibile disegnando fondi chiusi distribuibili dalle reti. Possibile? Se con caricamento rapido via rete, un fondo chiuso può evitare la procedura dei richiami e ciò semplifica il tutto. Tale formula forza il fondo chiuso a investire tutto il capitale in tempi rapidi e ciò è un problema per i gestori, ma risolvibile per alcune categorie di fondi, per esempio Private Debt, infrastrutturali e alcuni specializzati di Private Equity. Più semplice è il disegnare fondi chiusi con cedola annuale e fondi di fondi, chiusi, con rendimento, ora, attorno al 7% e trovare soluzioni non destabilizzanti che rispettino il diritto di recesso. In sintesi, a regole vigenti, il mondo dei fondi chiusi può disegnarli con configurazioni adatte alla distribuzione da parte di chi offre fondi aperti e liquidi. Prima sarà costruito un ponte tra questi due mondi e meglio sarà per tutti.