Il pericolo è nel ritardo delle soluzioni ricompattanti


Di Carlo Pelanda (17-6-2016)

Dal 1945 al 2008 l’America ha sospeso la normalità storica, cioè il conflitto, imponendo prima nel semiglobo, fino al 1989, e poi nel mondo un monopolio della forza: la Pax Americana. Ora questa è finita e la normalità storica sta tornando perché una varietà di nazioni ha più spazio non regolato da un potere superiore per le proprie ambizioni. In tale situazione di vincoli esterni più laschi i politici di una nazione trovano l’opzione di una relazione conflittuale esterna per rafforzare il consenso interno, cosa che aumenta la probabilità sia di chiusure protezioniste, tendenzialmente nelle democrazie, sia di frizioni belliche, nei regimi autoritari. Infatti, cresce il rischio che il mercato globale aperto, evoluto entro la Pax Americana, si frammenti in mercati regionali, corrispondenti a una molteplicità di aree di influenza, con sempre minori o più ostacolate relazioni commerciali, e che ciò porti a una depressione mondiale. Il rischio è ridotto dal fatto che le potenze emergenti, in particolare la Cina, hanno la priorità di tenere aperto il mercato globale perché il loro sviluppo si basa sull’export in quanto i mercati interni sono sottodimensionati. Ma le democrazie iniziano ad avere la priorità opposta: chiudersi e dividersi per proteggere il ciclo economico locale. Ciò potrebbe indurre gli emergenti a farsi il loro mercato regionale altrettanto chiuso. Da un lato, l’esito catastrofico è ancora remoto. Dall’altro, la tendenza, se non contrastata, potrebbe far prevedere al mercato finanziario che non ci sarà più un prestatore di ultima istanza globale, come lo fu l’impero americano con gli alleati nel passato, anticipando via crisi finanziaria totale la depressione globale. Con questo voglio segnalare che gli scenari apocalittici imputabili alla Brexit non sono immotivati: anche piccoli frazionamenti possono amplificare la tendenza verso il disordine. Ma ciò è temibile solo perché non c’è una reazione alla frammentazione con una politica di ricompattazione del sistema. Anzi, sta prevalendo la de-compattazione dei vecchi sistemi, per esempio i leader e funzionari europei che escludono una futura riassociazione di Londra all’euromercato se uscisse. E prevale il dissenso contro il progetto di formare un mercato integrato e globale delle democrazie attraverso trattati di libero scambio nel Pacifico (Tpp) e nell’Atlantico (Ttip) che sarebbe la base solida per una Nova Pax globalmente ricompattante. In sintesi, il rischio di apocalisse non è dovuto alla fine del vecchio ordine, che è un ciclo normale, ma al ritardo nella costruzione del nuovo.