L’Europa massima non è fattibile, quella minima sì


Di Carlo Pelanda (13-5-2016)


L’Europa massima, cioè confederale, non sarà fatta. La mancanza di tale destino compromette anche la stabilità dell’Eurozona perché l’unione valutaria senza quella fiscale crea un’area monetaria sub-ottimale. Inoltre, la mancanza di un governo e di una Banca centrale che possano agire come prestatori di ultima istanza crea distorsioni destabilizzanti: assenza di strumenti per reagire rapidamente alle crisi, impatti differenziali e divisivi delle crisi stesse e debiti con diversi gradi di rischio pur essendo denominati nella stessa moneta. Per inciso, questa condizione è una violazione dell’articolo 47 della Costituzione italiana che tutela il risparmio perché nei trattati europei l’Italia ha mantenuto la sovranità sul debito, ma la ha ceduta sui mezzi per ripagarlo, così aumentando per difetto di architettura l’incertezza finanziaria dovuta al suo megadebito. Il modello dell’Eurozona porta la responsabilità dell’ordine economico sulle spalle delle singole nazioni, dando al livello europeo solo un ruolo di regolatore pur con eccezioni d’interventismo, ma queste basate sempre sullo stesso criterio di responsabilità nazionale che le rendono inefficaci, per esempio in Grecia. I governi mantengono viva la profezia di più integrazione futura come finzione utile a evitare la frammentazione. Ma il fatto che l’Unione non funziona genera dissensi e nazionalismi crescenti. Poiché l’Europa massima è infattibile, appare razionale esplorare un’Europa minima per darle un destino credibile, senza dover cambiare i trattati, ma variando alcune prassi e inserendo nuove interpretazioni dei trattati stessi. La responsabilità nazionale, cioè la non mutualità, può restare alla condizione che le nazioni possano usare più strumenti sovrani d’intervento economico. Per esempio, il vietato aiuto di Stato potrebbe essere meglio definito: in caso di crisi potrà essere attuato, in modi euroconcordati, ma resta in condizioni normali. Con tale strumento, per esempio, Roma potrebbe emettere garanzie per la riparazione del sistema bancario che ora non può fare. Così come l’obbligo al pareggio di bilancio potrebbe avere un orizzonte di cinque anni invece che ogni anno lasciando più spazio a stimolazioni della crescita che ridurrebbero il problema del debito. In tale Europa minima le sovranità, pur non “condivise”, sarebbero “convergenti” perché gli Stati avrebbero più strumenti per raggiungere un ordine comune. E più motivi per aprirsi a un mercato unico europeo funzionante integrabile con quello americano, unico motivo di utilità per tutti di un’Europa. Approfondiamo questa opzione.