Bisogna tornare dal
G20 al G7
Di Carlo Pelanda (8-6-2010)
Se la ripresa globale continuerà, in
combinazione con la svalutazione dell’euro che favorisce l’export, l’Italia
uscirà meglio di quanto si possa pensare ora dai guai. Anche l’intera Eurozona.
Quindi è interesse nazionale vitale, ed europeo, capire ed influenzare le
condizioni che garantiscono una crescita prolungata della domanda globale.
Potrebbe sembrare bizzarro pensare che la “piccola”
Italia riesca ad influenzare le grandi tendenze mondiali. Ma, in realtà, la sua
scala economica la mette nel gruppo delle potenze primarie. Entro la Ue,
inoltre, l’Italia ha un’influenza notevole e può usarla per estenderla
indirettamente agli affari globali. Il punto: è ora di usarla. Il problema più
grosso è che il mercato globale sta cominciando a soffrire la mancanza di un
“pilastro di fiducia”. Nel passato questo era costituito dal un’America che
esercitava una governance globale via un G8 a
dominanza euroamericana. Ora questa fonte di ordine e certezze è saltata un po’
perché il mercato globale si è ingrandito rendendo la governance
occidentale inadeguata per scala, ma, soprattutto, perché Obama
ha fatto l’errore madornale di rompere l’alleanza con gli europei, derubricando
il G7 a favore del G2 con la Cina di cui il G20 è mero contenitore. Questo è un
organismo troppo diluito e disomogeneo per decidere qualcosa. Obama ha rotto un sistema di governo e garanzie senza
costruirne un altro. Il mercato finanziario globale sta esagerando le
oscillazioni, facendo prevalere quelle negative anche se le prospettive di
economia reale sono buone, non tanto per incertezza contingente, ma perché non
vede un sistema affidabile di coordinamento e prevenzione e gestione delle
crisi, un chiaro prestatore di ultima istanza, un credibile fornitore di
sicurezza militare nonché regolatore di prezzi geopolitici come quello del
petrolio. E non vede quale sistema internazionale possa generare un sempre più
necessario sia accordo monetario di stabilizzazione sia di garanzia condivisa
dei debiti sovrani. Senza queste certezze il mercato scivola sempre più verso
il pessimismo e ciò rischia di minare la ripresa della domanda globale. Pertanto
bisogna ricostruire un organismo che produca fiducia in modo credibile. Questo
potrà essere solo un G7 ripristinato nelle sue facoltà di politica economica
globale, passate al G20 dall’estate del 2009, come contenitore per un
sostanziale accordo euroamericano ed eurodollaro. Un G7 rafforzato
dall’inclusione consultiva di Cina, India, Brasile e Russia, ma a conduzione
euroamericana. Tale organismo dovrà definire un accordo di cambio tra euro e
dollaro, una garanzia sistemica per i debiti sovrani, rinforzare il Fmi per gli
interventi di crisi, creare un coordinamento stabile tra banche centrali. Se il
mercato vedesse la ricostruzione di un tale sistema di governance
mitigherebbe le preoccupazioni sistemiche sull’euro, sui debiti,
sull’inflazione e deflazione future e, ecc. L’America di Obama
è in tilt, la Germania è nel panico, la Francia dispersa, il Giappone pure,
Cina ed India pensano solo agli affari loro, ma il vuoto di governo economico
globale li sta danneggiando tutti. Sembra quindi un buon momento per una
potenza media e responsabile come l’Italia di proporre soluzioni che i più
grandi farebbero fatica a dire, in particolare spingere la Ue a proporre
all’America il ritorno ad un governance globale
comune. Sarebbe la salvezza per ambedue e per il resto.