Ora il mondo ci
salva ma poi dovremo noi salvarlo
Di Carlo Pelanda (13-7-2010)
I dati più recenti
mostrano che nel 2010 l’economia globale tende a crescere di ben il 4,5%: attorno al
10% la Cina, al 3% l’America, all’1% l’Eurozona. Da noi la ripresa resta molto
lenta, ma tra un po’ il boom dell’Asia e il rimbalzo dell’America saranno un
traino forte per l’export e questo farà girare di più l’indotto diffondendo
l’effetto crescita su tutta l’economia nazionale. In sintesi, il mondo ci sta
tirando fuori dai guai e questo andamento, pur con qualche incidente di
percorso, dovrebbe durare per almeno un triennio. Ciò significa che il traino
esterno potrà far crescere l’Italia più dell’1% del Pil nel 2010 e vicino al 2%
nel 2011, forse oltre nel 2012, nonostante la mancanza di tiraggio interno per
i noti difetti di modello. Il buon scenario è ombreggiato dal fatto che il
riassorbimento della disoccupazione sarà lento perché le imprese, come è tipico
dopo le recessioni, cercheranno di fare più crescita possibile in
configurazione di costo minimo per aumentare i profitti e così ripagare i
debiti contratti nel periodo di crisi. Ma ci sarà. Tutto bene, dunque? Nel
breve e medio termine sì, ma all’orizzonte si vedono nubi che dovrebbero
consigliare di non rilassarsi troppo.
C’è una situazione
anomala nel globo. L’economia mondiale dipende ancora dalle importazioni
americane anche se l’America è ormai troppo piccola per reggere un tale sforzo.
Infatti l’Amministrazione Obama e la Riserva federale
hanno svalutato il dollaro sia per accelerare la crescita sia per ridurre le
importazioni diminuendone la competitività valutaria. Il messaggio è: la
locomotiva americana non può più tirare tutti e quindi Cina ed Eurozona
facciano crescere di più i loro mercati interni e diventino locomotive globali.
Obama, poi, è terrorizzato dalla prospettiva di
essere bocciato nelle elezioni del 2012 per troppa disoccupazione residua e ha
sfondato il bilancio pubblico per drogare la ripresa. La Cina, pur volendolo,
non potrà aumentare a sufficienza la crescita interna per la natura del suo
modello troppo dipendente dall’export, non modificabile in pochi anni.
L’Eurozona non vorrà farlo per la complessità delle riforme liberalizzanti
necessarie. Al momento, infatti, la ripresa globale è sostenuta da quella
americana drogata che ha amplificato la crescita mai interrotta dell’Asia
emergente. E dal fatto che America e Cina hanno convinto la Germania a
mantenere, via rigore eccessivo esportato agli altri europei, l’euro alto e la
conseguente competitività di dollaro e yuan. L’effetto potrà durare un triennio
circa. L’Eurozona con l’euro alto continuerà ad importare, pur se meno a causa
dell’effetto depressivo del rigore, merci cinesi e prezzate in dollari. Inoltre
la Germania non soffrirà oltre misura in quanto la sua industria esportativa potrà godere di contratti privilegiati, sul
piano dei grandi sistemi, per il favore fatto a Washington e Pechino (il
sospetto descritto in un articolo la scorsa settimana). Ma poi verrà fuori
il bubbone: se Cina, America ed Eurozona
vogliono tutti crescere via export chi importerà? Se non vi sarà risposta
stabilizzante uno dei tre imploderà portandosi dietro il resto del globo. E
tale risposta non può essere altro che la volontà di ogni partecipante al
mercato globale di fare più crescita interna in modo da avere tante locomotive
e non dipendere solo da una. Non è appello ideale, ma questione di interesse.
Se l’America potrà essere al meglio solo mezzo pilastro mondiale, se la Cina
non potrà sostituirla per lungo tempo, resta solo l’Europa, pur sfigata, ma
ancora ricca abbastanza per integrare l’America e salvare il globo,
trainandolo. Pertanto il momento buono va usato per iniziare a cambiare
modello, intanto, in Italia come esempio ed anticipazione per gli altri
europei. Poi si tratterà di dare bastonate ai tedeschi per far entrare nella
loro testa dura che il mercato europeo va integrato e liberalizzato per
renderlo pompa di crescita interna e globale. Il punto: l’America non è più
salvatrice e quindi dobbiamo salvarci da soli sostenendo anche noi il sistema
globale. Pare fantaeconomia, ma questo è l’orizzonte.
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