Padoa
contro Schioppa
Di
Carlo Pelanda (5-7-2007)
Mr. Padoa ci
ha spiegato per anni, in argomentati editoriali, la necessità di rispettare il
rigore contabile prescritto dal Patto di stabilità. Mr. Schioppa, ora, dichiara
che il governo italiano non seguirà “l’ortodossia ultrà” di alcuni esponenti
della Commissione europea che chiedono all’Italia proprio quel livello di
rigore. Battute a parte, dobbiamo capire due cose. Cosa ha provocato la
ribellione di TPS contro le regole di cui si è sempre detto custode, anche nel
suo ruolo di membro del direttivo della Bce? Più importante, qual è l’esatto
livello di rigore a cui l’Italia deve attenersi visto che quello stabilito
dalla Commissione viene definito “ultrà” dal nostro ministro dell’Economia?
La Commissione, e non
solo qualche suo membro, ha respinto il Dpef perché ritenuto insufficiente ai
fini della stabilità. La Bce,
pur indirettamente ha espresso la stessa valutazione. Il Fmi si è unito al
coro, l’Eurogruppo (Juncker) perfino esplicitando il rischio di
destabilizzazione dell’euro per colpa italiana. Certamente TPS è rimasto
sorpreso da tale bocciatura da parte di tutti. Dall’iniziale previsione di
deficit del 2,1% del Pil per il 2007 è passato “solo” al 2,5, comunque sotto la
soglia del 3%. Poi ha promesso una tendenza verso il 2,1 già nel 2008 oltre a più crescita. Come mai la Commissione ha
sostenuto che non bastava e ha invitato il governo ad usare l’extragettito per
ridurre ancor di più e subito il deficit oltre a contenere ulteriori incrementi
della spesa? Secondo TPS perché è impazzita, costringendolo ad affamare
l’Italia in nome del rigore contabile. In realtà l’Europa ha pienamente
ragione. Il governo ha aumentato le tasse, deprimendo la crescita potenziale, e
aumentato ancor di più la spesa pubblica, mostrando di non saperla controllare.
Con un governo siffatto, l’Italia è destinata ad aumentare l’indebitamento e a
crescere poco provocando, in prospettiva non remota, il rischio di
destabilizzare l’intera eurozona. In sintesi, la bocciatura vuol dire che
l’Europa non si fida di questo governo anche se tiene i conti del 2007 entro
gli europarametri. Forse TPS contava sull’amicizia personale dei valutatori
europei per posporre i loro timori, ma questi gli hanno detto chiaro e tondo
che non si fidano più delle sue capacità. Infuriato, TPS li ha dichiarati ultrà.
E’ molto grave che un governo italiano delegittimi le istituzioni europee per i
motivi personali di un ministro innervosito. Ma è ancor più grave il fatto di
aver reso ambiguo lo standard di rigore. Non ci sono diversi modi per stare
nell’euro, ma solo uno: tendenza al pareggio del bilancio, aumento del Pil e
riduzione progressiva del debito storico. Che implica tasse minori, più
produttività, contenimento degli sprechi e della spesa ideologica. Se le
nazioni europee non si adeguano a questo modello l’euro salterà. Ma poiché il
governo Prodi non può rispettare tale requisito il suo ministro dell’Economia
ha stabilito che ce ne è un altro, illudendo gli italiani che ciò sia
possibile. Non lo è. E sento il dovere, a nome degli italiani responsabili,
proprio io considerato un euroscettico, di scusarmi con la Commissione europea
per quanto detto da Padoa. O da Schioppa?
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