Torniamo
nella storia
Di
Carlo Pelanda (27-4-2007)
Il 50°
anniversario del Trattato di Roma che avviò il processo di integrazione europea
è stato ricordato con cerimonie solo burocratiche. L’Europa non piace più ai
suoi popoli perché malcostruita? Anche, ma non è questa la causa principale del
silenzio. Il processo europeo non è mai stato trainato dal basso, ma sempre
dall’alto. Il motivo è che le élite europee non hanno più una risposta alla
domanda: Europa per che cosa? Io penso di averla, così evidente e prorompente
da invocare uno spazio, Direttore, per urlarla, proprio oggi.
Europa per
che cosa? Negli anni ’50 la risposta fu: per evitare nuove guerre ed unirsi
contro la minaccia sovietica. Negli anni ’70 ed ‘80 fu: perché integrare i
mercati è un beneficio per tutti. Nei ’90 fu francese: per ingabbiare la Germania riunificata,
costringerla a mollare il marco e ad accettare la diarchia con Parigi, creare un impero indipendente da quello
americano. Ora, nel 2007, tale progetto è fallito lasciando un pasticcio. E c’è
una non risposta: aggiustiamo qui e lì, ma non sappiamo come andare avanti. Le
èlite europee stanno ricucendo il tessuto atlantico, cercano di dare un minimo
di governance al sistema dopo il fallimento della Costituzione, di sopravvivere
all’euro fatto prima che le nazioni fossero pronte a reggerlo perché ormai è
impossibile tornare indietro, ecc. Ma con questa risposta debole ed introversa
segnalano di non vedere come il mondo sia cambiato ed il nuovo ruolo
dell’Europa in esso. L’America è diventata troppo piccola in relazione ai nuovi
giganti e problemi globali e non ha i mezzi per tenere in ordine il pianeta.
Tenta lo stesso, ma non c’è più corrispondenza tra mezzi e fini. L’Occidente “potenziale”,
fatto di America, Europa, Russia e dalle democrazie occidentalizzate di
Giappone ed India, avrebbe ancora la scala economica e militare per tenere
sotto controllo la Cina
e l’Islam e governare con il criterio occidentale il mercato globale
(trasparenza, ordine finanziario, democrazia interna, bilanciamento degli
squilibri, ecc.). L’orgogliosa America non riconoscerà mai la sua impotenza. Quindi
è l’Europa che ora si trova nella posizione di decidere se sarà l’Occidente a
continuare a governare il mondo o se questo verrà dominato dai disordinati impulsi
asiatici ed islamici. Deve, cioè, decidere se unirsi all’America ed insieme
chiamare le altre democrazie, più la semidemocrazia russa, a formare una Grande
alleanza per il governo mondiale oppure rischiare il caos globale. Sconvolti?
Chiedetevi il perché e troverete che non siete più abituati a pensare il mondo
da governanti perché cittadini di una nazione sconfitta nell’ultima guerra,
punita con la sanzione di non occuparsi più del mondo stesso se non portandovi
fiorellini. Così i tedeschi. Meno i francesi e gli inglesi, ma anche loro
privati dei loro imperi e resi introversi o depotenziati da questo fatto.
Allora eccovi il vero significato di 50 anni di Europa combinati con il ricordo
del 25 aprile: abbiamo pagato il prezzo degli errori storici, abbiamo imparato
a non farli più proprio con il nostro costruire l’Europa ed ora siamo di nuovo
pronti a prenderci la responsabilità del governo mondiale. Europa per che cosa?
Pax Mundi.
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