Grazie Biagi
Di Carlo Pelanda (19-6-2007)
La disoccupazione è scesa al 6,2%. Il governo tende ad attribuire questo buon risultato alla sua politica. Ma non è vero. E ciò va messo in luce non tanto per polemica quanto per evitare la rottura del meccanismo virtuoso creato dal governo precedente che è la causa principale della riduzione dei senza lavoro.
La
disoccupazione in Italia ha iniziato a scendere, dal 2003 con ritmi
sorprendenti e superiori agli altri Paesi europei, dopo l’applicazione della
legge Biagi e gli incentivi/pressioni per l’uscita dal “lavoro nero” sia
indigeno sia immigrato. Tale pacchetto legislativo è stato il fattore chiave
del fenomeno perché in quel periodo la crescita economica era piatta e quindi
non poteva essere il traino di un così elevato aumento/emersione di occupati.
Dal 2001 al 2003 l’Italia ha sofferto della recessione mondiale dovuta allo
sgonfiamento della bolla 1996-2000, complicato dalla crisi di fiducia a causa
dei conflitti e scandali finanziari di quegli anni. Poi è riuscita ad
agganciare solo in ritardo il boom globale ri-esploso nel 2004, ancora in atto
e previsto durare fino al 2008, per una molteplicità di fattori quali il
perdurare della crisi in Germania, il valore di cambio decompetitivo dell’euro,
la ripresa non ancora consolidata di grandi imprese, ecc. Alla fine del 2005,
anche per il riavvio della locomotiva tedesca, l’Italia riuscì a farsi trainare
dalla crescita esterna e tale impulso ha portato la disoccupazione da poco
sopra il 7% alla metà del 2006 al 6,2% detto sopra, minimo storico dal 1992. Ma
l’effetto crescita – aumento della domanda di lavoro - ha solo accelerato la tendenza e non la ha
creata. La causa del passaggio da una disoccupazione attorno al 9% ad una
proiettata a scendere verso il